Momenti di commozione questa mattina alla riapertura della scuola Morvillo Falcone di Brindisi nel giorno del funerale di Melissa Bassi, a Mesagne, morta sabato scorso nell’esplosione di una bomba di fronte all’istituto professionale.
Radio Vaticana - Migliorano, pur restando critiche le condizioni di Veronica Capodieci, la più grave delle cinque ragazze ferite nella deflagrazione. Mentre prosegue la caccia all’uomo immortalato dalle telecamere nel momento in cui azionava a distanza l’ordigno, questa mattina in prefettura a Brindisi il vertice con i ministri dell’Interno Cancellieri e della Giustiza Severino, il procuratore nazionale antimafia Grasso e il capo della Polizia Manganelli. “Non ci sono indagati, non possiamo escludere nulla – ha detto la Cancellieri – le indagini si concentrano sul Salento”. Oggi un minuto di silenzio viene osservato in tutte le Università italiane. Alle esequie nella Chiesa matrice di Mesagne questo pomeriggio alle 16.30 è atteso il premier Monti di rientro dagli Stati Uniti: a celebrarle l’arcivescovo di Brindisi Ostuni mons. Rocco Talucci. Paolo Ondarza lo ha intervistato: ascolta
R. - Penso che possiamo dire soltanto parole di fede in un momento in cui giovani tanto sconcertati da non voler nemmeno sentire parole né delle istituzioni né della politica. Ieri sera ci siamo preparati al funerale di oggi con una veglia volontaria, preparata dalla pastorale giovanile e non meno di 500 giovani erano in piazza.
D. - La risposta dei giovani di Mesagne alla violenza è stata, ieri, una veglia di preghiera: è un gesto, questo, che fa molto riflettere…
R. - Fa riflettere anche noi educatori, perché se i giovani vengono lasciati sono o in preda alla paura o alla rabbia…
D. - Ieri mattina alla messa a Mesagne era presente anche il padre di Melissa: la comunità ecclesiale è vicina alla famiglia, la sostiene nel dolore?
R. - Molto vicina, ma devo dire, come sempre, con molta discrezione. I sacerdoti di Mesagne - anche tutti i feriti sono infatti di Mesagne - sono molto vicini sia con visite in ospedale, sia con visite alle famiglie. Il parroco è vicino al papà di Melissa; il cappellano ospedaliero è vicino alla mamma, perché è stata ricoverata per un malore ed è ancora in ospedale e fino a ieri era in stato di incoscienza: il cappellano le fa giungere tutta la vicinanza dei giovani e degli amici della figlia. Sono presenze di amore, presenze silenziose che necessariamente non fanno cronaca, né devono farla… In definitiva chi è vicino ora con amore alla famiglia, lo farà in continuità anche dopo.
D. - Intanto proseguono le indagini per quello che è stato definito ieri dal Papa “un vile attentato”, “un brutale atto di violenza”…
R. - Sono forti le parole del Papa, di paternità e di giustizia insieme. Forti nel senso della speranza, ma forti anche nel senso della giustizia proprio perché definisce questo attentato “brutale”. Per quanto riguarda le indagini, si sta parlando di balordi che si saranno organizzati e quindi, se questa lettura venisse confermata, potremmo dirci liberi da omicidi di mafia o di terrorismo: comunque l’effetto non cambia, perché non si è trattato di un raptus, ma è stato un atto scientificamente e tecnicamente preparato, voluto e telecomandato. C’è anche da dire che, se verrà acclarata la responsabilità di balordi o di fanatici, scoprire che siamo liberi dal peso della mafia, sarà un motivo di grande consolazione, pur rimanendo il dolore per un male che si compie.
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