L'attivista cieco non riceve visite ed è minacciato da membri del ministero cinese degli esteri. La sua casa è tenuta in pugno da poliziotti; sono state istallate sette telecamere e a breve un reticolato elettrificato. Il silenzio di Obama e della Cina. Molta parte dell'opinione pubblica americana chiede di fare uscire Chen come rifugiato politico. Se rimane in Cina, la sua vita è in pericolo.
AsiaNews - Con un colpo di scena, l'attivista cieco Chen Guangcheng ha parlato al telefono, a viva voce, con membri del Congresso Usa, chiedendo al segretario di Stato Hillary Clinton di aiutare lui e la sua famiglia ad andare in America. Il fatto ha dell'eccezionale perché Chen, da quando è uscito dall'ambasciata americana due giorni fa, è praticamente isolato in ospedale. Al raduno della Commissione congressuale sui diritti umani in Cina, dedicata proprio a Chen, l'attivista ha detto al rappresentante Chris Smith di voler vedere Hillary Clinton perché "spera di ricevere più aiuto da lei".
Chen ha aggiunto di volere "garantita la sua libertà di viaggiare" e di voler "venire negli Stati Uniti per un periodo di riposo, perché non ho mai potuto riposare in questi 10 anni". Chen Guangcheng è stato condannato a quattro anni e mezzo di prigione per aver denunciato centinaia di migliaia di aborti e sterilizzazioni forzate nello Shandong e per aver aiutato contadini a chiedere giustizia contro gli espropri forzati delle loro terre. Uscito di prigione nel 2010, è stato costretto - senza alcuna accusa - agli arresti domiciliari insieme a sua moglie e alla sua figlioletta nella sua casa di Lin Yi, vigilato giorno e notte da poliziotti e telecamere, spesso picchiato e minacciato. Fuggito il 22 aprile con l'aiuto di altri dissidenti e di alcuni abitanti del villaggio, si era rifugiato nell'ambasciata americana a Pechino, proprio alcuni giorni prima di un incontro al vertice Cina-Usa per stilare accordi strategici ed economici.
Prima del vertice, Chen è stato convinto ad uscire e farsi ricoverare in ospedale dietro promessa di aiuto da parte dei diplomatici americani (v. foto). Ma non appena Chen è entrato in ospedale, i diplomatici americani sono scomparsi e la corsia in cui egli risiede insieme alla moglie e ai figli è circondata da un cordone di polizia. Diversi giornalisti che hanno cercato di incontrarlo sono stati fermati e ricacciati indietro. Anche alcuni attivisti e dissidenti sono stati allontanati.
Al telefono con il Congresso Usa, Chen ha ripetuto che egli "teme per la sicurezza e la vita della sua famiglia". Il fratello di Chen, il nipote, i cugini sono stati tutti arrestati.
Sua moglie, Yuan Weijing, rivedendolo in ospedale gli ha raccontato le minacce e le violenze subite nei giorni scorsi. In un'intervista alla BBC egli aveva detto che in casa sua "sono state installate sette telecamere. Vi sono persone dentro e fuori casa e sul tetto... Loro mangiano e stanno tranquillamente in casa nostra e vogliono circondare la mia casa con cavi elettrici".
A pochi mesi dalle elezioni presidenziali, l'opinione pubblica americana rimane divisa: il presidente Barack Obama non si è pronunciato su Chen Guangcheng e tantomeno Hillary Clinton, desiderosi di rafforzare il partenariato con la Cina. Ma molte organizzazioni per i diritti umani domandano a forza che a Chen venga garantito lo status di rifugiato politico. LO stesso Chris Smith, che presiedeva la Commissione del Congresso ha detto che la Clinton "dovrebbe venire nella sua stanza in ospedale e incontrarla; lei, la sua famiglia e i suoi sostenitori avete bisogno di un aereo per venire negli Stati Uniti per - come lei dice - avere quel riposo che lei merita".
In Cina i giornali tengono un riservato silenzio sull'affare Chen. Solo il Global Times, un magazine legato al Quotidiano del popolo,
parlando del caso di Chen Guangcheng, ha consigliato agli Stati Uniti di "prendere le distanze da attività che superano le sue funzioni". Nei giorni scorsi Pechino ha condannato l'atteggiamento degli Usa che "si immischiano negli affari interni della Cina".
Oggi il ministero degli esteri ha dichiarato che se Chen "vuole studiare all'estero, come cittadino cinese, egli può, come ogni cittadino cinese, fare la richiesta seguendo le procedure attraverso i normali canali".
Secondo l'avvocato per i diritti umani Jiang Tianyong, Chen finora era stato solo minacciato dai governati di Lin Yi nello Shandong. Ora che è in ospedale è minacciato dai membri del ministero degli esteri.
AsiaNews - Con un colpo di scena, l'attivista cieco Chen Guangcheng ha parlato al telefono, a viva voce, con membri del Congresso Usa, chiedendo al segretario di Stato Hillary Clinton di aiutare lui e la sua famiglia ad andare in America. Il fatto ha dell'eccezionale perché Chen, da quando è uscito dall'ambasciata americana due giorni fa, è praticamente isolato in ospedale. Al raduno della Commissione congressuale sui diritti umani in Cina, dedicata proprio a Chen, l'attivista ha detto al rappresentante Chris Smith di voler vedere Hillary Clinton perché "spera di ricevere più aiuto da lei".
Chen ha aggiunto di volere "garantita la sua libertà di viaggiare" e di voler "venire negli Stati Uniti per un periodo di riposo, perché non ho mai potuto riposare in questi 10 anni". Chen Guangcheng è stato condannato a quattro anni e mezzo di prigione per aver denunciato centinaia di migliaia di aborti e sterilizzazioni forzate nello Shandong e per aver aiutato contadini a chiedere giustizia contro gli espropri forzati delle loro terre. Uscito di prigione nel 2010, è stato costretto - senza alcuna accusa - agli arresti domiciliari insieme a sua moglie e alla sua figlioletta nella sua casa di Lin Yi, vigilato giorno e notte da poliziotti e telecamere, spesso picchiato e minacciato. Fuggito il 22 aprile con l'aiuto di altri dissidenti e di alcuni abitanti del villaggio, si era rifugiato nell'ambasciata americana a Pechino, proprio alcuni giorni prima di un incontro al vertice Cina-Usa per stilare accordi strategici ed economici.
Prima del vertice, Chen è stato convinto ad uscire e farsi ricoverare in ospedale dietro promessa di aiuto da parte dei diplomatici americani (v. foto). Ma non appena Chen è entrato in ospedale, i diplomatici americani sono scomparsi e la corsia in cui egli risiede insieme alla moglie e ai figli è circondata da un cordone di polizia. Diversi giornalisti che hanno cercato di incontrarlo sono stati fermati e ricacciati indietro. Anche alcuni attivisti e dissidenti sono stati allontanati.
Al telefono con il Congresso Usa, Chen ha ripetuto che egli "teme per la sicurezza e la vita della sua famiglia". Il fratello di Chen, il nipote, i cugini sono stati tutti arrestati.
Sua moglie, Yuan Weijing, rivedendolo in ospedale gli ha raccontato le minacce e le violenze subite nei giorni scorsi. In un'intervista alla BBC egli aveva detto che in casa sua "sono state installate sette telecamere. Vi sono persone dentro e fuori casa e sul tetto... Loro mangiano e stanno tranquillamente in casa nostra e vogliono circondare la mia casa con cavi elettrici".
A pochi mesi dalle elezioni presidenziali, l'opinione pubblica americana rimane divisa: il presidente Barack Obama non si è pronunciato su Chen Guangcheng e tantomeno Hillary Clinton, desiderosi di rafforzare il partenariato con la Cina. Ma molte organizzazioni per i diritti umani domandano a forza che a Chen venga garantito lo status di rifugiato politico. LO stesso Chris Smith, che presiedeva la Commissione del Congresso ha detto che la Clinton "dovrebbe venire nella sua stanza in ospedale e incontrarla; lei, la sua famiglia e i suoi sostenitori avete bisogno di un aereo per venire negli Stati Uniti per - come lei dice - avere quel riposo che lei merita".
In Cina i giornali tengono un riservato silenzio sull'affare Chen. Solo il Global Times, un magazine legato al Quotidiano del popolo,
parlando del caso di Chen Guangcheng, ha consigliato agli Stati Uniti di "prendere le distanze da attività che superano le sue funzioni". Nei giorni scorsi Pechino ha condannato l'atteggiamento degli Usa che "si immischiano negli affari interni della Cina".
Oggi il ministero degli esteri ha dichiarato che se Chen "vuole studiare all'estero, come cittadino cinese, egli può, come ogni cittadino cinese, fare la richiesta seguendo le procedure attraverso i normali canali".
Secondo l'avvocato per i diritti umani Jiang Tianyong, Chen finora era stato solo minacciato dai governati di Lin Yi nello Shandong. Ora che è in ospedale è minacciato dai membri del ministero degli esteri.
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