Il quartiere campano non è solo il 1° centro europeo per il traffico di droga ma è anche il luogo di chi, come l’artista Felice Pignataro, ha voluto resistere alla mafia attraverso l’arte e la cultura
Gli abitanti che risiedono a Scampia sono 60.000, eppure l’anagrafe ne registra solo 40.000. Vivono alle Vele, i palazzi della zona 167, la gran parte di loro non ha un lavoro, molti spacciano e altri sniffano o si bucano. La sera non c’è illuminazione e i collegamenti pubblici sono scarsi. La polizia spesso sorprende i trafficanti e arresta i pusher che vendono cocaina ad un prezzo molto basso perché in realtà è tagliata con sostanze tossiche che inducono il tossicodipendente ad avere crisi isteriche. In Italia tutti sanno cosa accade in questo quartiere alla periferia nord di Napoli: è una realtà che fa paura.
Scampia però non è abbandonata, non è sola, non lo è mai stata. C’è stato Felice Pignataro insieme alla compagna Mirella La Magna; c’è Don Aniello Manganiello, l’ex-parroco per 16 anni della chiesa Santa Maria della Provvidenza; Roberto Saviano, l’autore di “Napoli comincia a Scampia” e altri scritti che raccontano la faida sanguinosa del clan Di Lauro contro i nemici cosiddetti “scissionisti”, e poi c’è Emanuele Cerullo, il giovane ragazzo nato e cresciuto nelle Vele e ora vincitore di numerosi premi letterari grazie alla sua attività di poeta e cantautore; padre Fabrizio Valletti, l’animatore del “Progetto Scampia” e direttore del Centro Hurtado; Serena Gaudino, la rappresentante dell’Associazione Presidi del Libro Campania; Francesco Cavaliere, il regista del documentario “(R)Esistenza”, che racconta 8 storie di resistenza civile; e con loro ci sono tutti quelli che aderiscono alle associazioni che cercano di svegliare tutti dal sonno profondo che li avvolge, come ha fatto il gruppo denominato “Gridas”, fondato nel 1981 dal grande artista Felice Pignataro, autore di ben 200 murales, che già nel 1967 creò la “contro scuola” frequentata dai bambini di Poggioreale e Secondigliano, i quartieri confinanti con Scampia.
Il centro “Gridas” era ed è al servizio della gente che vuole risvegliare la propria coscienza decidendo di partecipare attivamente alla crescita della città, seguendo gli insegnamenti di Felice, scomparso nel 2004 ma che ha lasciato un’eredità inestimabile: i suoi murales colorano le lamiere, gli striscioni, i teloni, i pannelli, i muri delle scuole e non solo; molte di queste creazioni però sono state cancellate dalle intemperie mentre alcune sono state volutamente eliminate perché erano ritenute troppo provocatorie dalla malavita. Tuttavia l’associazione porta avanti il proprio lavoro presentando ogni anno diversi eventi come il “carnevale di quartiere”, che è diventato un incontro annuale molto atteso. Al programma artistico si aggiungono altre iniziative che mirano a stimolare i cittadini verso la cultura e i diritti civili, per acquisire una maggiore consapevolezza e ribellarsi al sistema mafioso che li opprime.
Felice Pignataro è riuscito a rimanere una figura di riferimento per i ragazzi che attraverso la creatività hanno voluto contrastare un tipo di esistenza che appare già scritta: chi nasce a Scampia sembra non avere scampo, è come se avesse un destino stabilito, ma con l’aiuto di esperti, di cittadini sensibili e di attivisti sono stati portati avanti alcuni importanti progetti come “Scampia trip”, uno spettacolo teatrale, o “Arrevuoto”, un esperimento di teatro pedagogico, andato in scena presso il San Ferdinando di Napoli. Piccoli semi, ma molto importanti… almeno per sperare nel futuro.
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