martedì, maggio 01, 2012
Gli Stati Uniti non vogliono rischiare i loro interessi economici; la Cina non vuole perdere la faccia, ma occorre garantire sicurezza per Chen e la sua famiglia. Ma l'attivista non vorrebbe essere estradato.

Pechino (Asianews) - Chen Guangcheng, l'attivista cieco che ha denunciato gli aborti e le sterilizzazioni forzate in Cina, potrebbe andare in esilio negli Stati Uniti. Ciò permetterebbe agli Usa di salvare i suoi rapporti economici con il gigante cinese e a quest'ultimo di salvare la faccia. Chen è riuscito a fuggire dagli arresti domiciliari, dove era costretto insieme alla famiglia, e si è nascosto nell'ambasciata degli Stati Uniti a Pechino, proprio pochi giorni prima di un incontro al vertice fra il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, e le autorità cinesi.

Bob Fu, della China Aid Association, da tempo in contatto con Chen, ha dichiarato che fra qualche giorno si potrà trovare una soluzione, in cui Chen e la sua famiglia potrebbero andare negli Usa. "Entrambe le parti - ha aggiunto - vogliono risolvere il caso il più presto possibile... Se la Cina vuole facilitare la sua uscita, gli Usa sono desiderosi di risolvere il caso".

Per ora il governo degli Stati Uniti rimane in silenzio: nessun commento da parte dell'ambasciata a Pechino; nessun commento da parte dello stesso presidente Obama che incalzato dai giornalisti ha detto di non voler fare alcuna dichiarazione.

Kurt Campbell, assistente del Segretario di Stato, è a Pechino due giorni fa per dirimere la questione e dovrà vedere come salvare gli interessi economici degli Usa, la faccia della Cina e la sicurezza per Chen e la sua famiglia.

Secondo il dissidente Hu Jia, che ha incontrato Chen dopo la sua fuga, l'attivista cieco non vuole lasciare il Paese, ma desidera garanzie per non essere più tenuto in una prigione nera (senza alcuna accusa) e sicurezza che i suoi familiari non saranno perseguiti.

L'incontro fra Usa e Cina doveva trattare temi squisitamente economici: il valore dello yuan, l'eliminazione di barriere doganali ai prodotti statunitensi, il rapporto con Taiwan. Ora entrambe le parti sono costrette a trattare della questione dei diritti umani.

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