Il cardinale Angelo Scola: "La famiglia fondata sul matrimonio fedele tra un uomo ed una donna ed aperta alla vita, al di là di tutte le evoluzioni culturali che la caratterizzano, continua ad imporsi come la via maestra per la generazione e la crescita della persona"
In oltre 2000 anni di cristianesimo, il Papa è andato in visita apostolica nell’Arcidiocesi di Milano solo due volte: nel 1500 e poi nel 1984, con Giovanni Paolo II accolto dal vescovo Carlo Maria Martini. La terza visita la farà il papa Benedetto XVI affiancato dal cardinale Angelo Scola e dal cardinale emerito Dionigi Tettamanzi. E l'evento è universale: la Chiesa per quattro giorni sarà a Milano a parlare del tema della Famiglia, del Lavoro e della Festa. Bisogna dire a questo riguardo che l'Arcivescovo Angelo Scola ha lavorato alacremente per questo VII Convegno Internazionale che si terrà dal 30 maggio al 3 giugno 2012: ha mobilitato l'intera diocesi, le parrocchie, i preti, i religiosi, le religiose, i laici, i gruppi diocesani, le associazioni e tutti i movimenti ecclesiali. Per la messa finale del Papa si prevede che ci saranno almeno un milione di fedeli, 300mila persone invece per la Festa delle testimonianze, 50mila visitatori per la Fiera internazionale della famiglia (che avrà più di 100 stand) e 6.900 iscritti al Congresso internazionale teologico-pastorale. Più della metà provengono dall'estero. Di questi, 900 ragazzi sono iscritti al "Congresso dei ragazzi".
Altri dati confermano la forte attesa per l'incontro: 1023 i giornalisti finora accreditati (un terzo sono stranieri), 2200 gli articoli apparsi sulla stampa dal 1° gennaio ad oggi, 633.639 le visite al sito ufficiale www.family2012.com, 14.148 amici della pagina Facebook dell’evento (le nazioni più rappresentate tra i visitatori sono Italia, Portogallo, Spagna, Brasile, Francia, Stati Uniti, Messico, Argentina, Polonia), 1368 i twitter follower, 100.327 le visualizzazioni del canale YouTube.
Sono stati mesi intensi di lavoro che sicuramente daranno il loro frutto, e finalmente si potrà parlare della Famiglia come cellula fondamentale della società e del corpo ecclesiale. Quella famiglia che mai come in questi anni è stata aggredita e minacciata. Basti pensare all'introduzione dell'aborto, del divorzio e del divorzio breve, alle unioni di fatto o Di.co o Pacs, ai matrimoni omosessuali, alle adozioni dei figli da parte di coppie omosessuali, al far west nella bioetica per scelte egoistiche (alle mamme-nonne, alle inseminazioni da parte di genitori sconosciuti, ecc.). A tale riguardo facciamo nostre le parole del cardinale Bertone: ''Al bambino spetta il diritto ad avere una famiglia. Ne consegue che il bambino ha diritto ad avere un padre e una madre per potersi relazionare, fin dalla primissima infanzia, con due figure complementari, che si amano tra loro e lo amano, per acquisire così una chiara e solida identità, una personalità matura e compiuta''. ''Non ogni desiderio di avere figli è un diritto - ha aggiunto a proposito delle adozioni durante il convegno a Montecitorio sul tema ''Famiglia, fattore per la crescita'' - Il bene del bambino è centrale rispetto a qualsiasi provvedimento in merito. Tale principio sussiste anche nel regolare i tristi casi di separazione delle coppie''.
L’art. 29 della Costituzione Italiana, che si deve principalmente ad Aldo Moro (DC) e a Palmiro Togliatti (PCI), è ben concepito ed è pienamente condivisibile: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Oggi, molti giuristi, contrariamente al recente passato, dicono apertamente che esso deve cambiare e conciliarsi con l'art. 2 della Costituzione con tutte le conseguenze che ne derivano. Il giurista Arturo Carlo Iemolo invece sosteneva che “la famiglia è l'isola che il diritto può lambire, ma solo lambire” e io condivido appieno questa sua tesi. Il cardinale Scola, padrone di casa di questa manifestazione mondiale, afferma che "la famiglia fondata sul matrimonio fedele tra un uomo ed una donna ed aperta alla vita, al di là di tutte le evoluzioni culturali che la caratterizzano, continua ad imporsi come la via maestra per la generazione e la crescita della persona. In essa il bambino, chiamato per nome, impara a dire 'io'. Assicurato dall'amore del papà e della mamma, fin dai primi passi, intravvede il futuro come promessa''.
In termini cristiani, la realtà naturale del matrimonio dimostra che “l'uomo, essere razionale e libero, è chiamato a trasformare il volto della terra. In questo compito, che in misura essenziale è opera di cultura, sia l'uomo che la donna hanno sin dall'inizio uguale responsabilità. Nella loro reciprocità sponsale e feconda, nel loro comune compito di dominare e assoggettare la terra, la donna e l'uomo non riflettono un'uguaglianza statica e omologante, ma nemmeno una differenza abissale e inesorabilmente conflittuale: il loro rapporto più naturale, rispondente al disegno di Dio, è l'«unità dei due», ossia una «unidualità» relazionale, che consente a ciascuno di sentire il rapporto interpersonale e reciproco come un dono arricchente e responsabilizzante. A questa «unità dei due» è affidata da Dio non soltanto l'opera della procreazione e la vita della famiglia, ma la costruzione stessa della storia” (Giovanni Paolo II, Lettera alle donne, giugno 1995, nn. 7-8). Ecco la sfida della famiglia, da realizzare proprio in questa società secolarizzata e neopagana, che esclude Dio dal proprio orizzonte per farsi una morale senza divieti e senza tabù, affrancata dalla Parola di Dio e dal suo magistero, e dalla mentalità relativista secondo cui tutto è relativo.
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