Mentre i lavoratori della Sirti - la più grande azienda di installazioni telefoniche italiana con sede a Milano e che conta 4 mila dipendenti in tutta Italia – protestano per i tagli annunciati di almeno mille dipendenti in un corteo organizzato oggi Milano da Fim, Fiom e Uilm, mirante a far riaprire le trattative, prosegue la protesta di tanti altri operai in situazioni al limite della sopportazione.
E-ilmensile - Nel napoletano, sei ex lavoratori della disciolta Cooperativa Vesuvio Natura e Lavoro – che fino al 2008 si occupava della pulizia e della manutenzione del Parco nazionale del Vesuvio – si sono calati nel cratere del Vesuvio per farsi ascoltare. La vertenza che li vede coinvolti si trascina dal 2008, quando vennero tutti messi in mobilità. Da allora chiedono a Regione ed Ente Parco una soluzione, ma da qualche mese hanno ricevuto anche lo smacco della revoca dell’assegno di mobilità e il 2 maggio si è concluso con un niente di fatto l’incontro fra i sindacati e la Commissione lavoro del Consiglio regionale.
Da allora la decisione estrema: protesta a oltranza. E ormai da tredici giorni quindi, occupano la gola del vulcano, dandosi il cambio in sei. Ad aiutarli altri colleghi che hanno creato un presidio sul ciglio della cavità da dove ogni giorno portano loro cibo e coperte. Fra i sei, Ciro Fusco, sindacalista Cisl, e Nino Ciano, Cgil. “Almeno fino a quando – fanno sapere – non arriverà una risposta scritta dalla Regione Campania che metta la parola fine alla lunga vertenza, non ci arrenderemo”. E infatti oggi – come già dichiarato ieri nell’appello che Fusco ha rivolto a Napolitano – hanno deciso di manifestare ancora più rumorosamente bloccando la strada che porta al cratere, all’altezza della località “La Siesta” a Ercolano (Napoli). Sul posto è intervenuta la polizia per le ripercussioni sul transito degli automezzi. “Stiamo attuando un’altra forma di lotta sperando che qualcuno ci ascolti”, ha commentato Fusco.
E sono momenti di lotta anche per gli operai della Irisbus di Valle Ufita, in provincia di Avellino, che ieri hanno manifestato davanti alla sede della Agenzia delle Entrate di Ariano Irpino. Si tratta di lavoratori in cassa integrazione straordinaria dopo che Fiat ha deciso di chiudere intenzionati a ottenere dal governo il mantenimento degli impegni presi sulla riattivazione del sito produttivo nonostante la decisione di Marchionne. Non solo: questa gente chiede anche che la Fiat ricollochi entro fine anno 197 dei 680 lavoratori che erano.
E’ stato invece impedito di manifestare agli operai Nokia-Siemens-Network e ai lavoratori di Jabil, il cui corteo è stato disperso nella mattinata di ieri dalla polizia mentre marciava verso il Ministero del Lavoro dove era previsto un incontro sul futuro delle due aziende che hanno annunciato la chiusura. In un comunicato Fiom-Cgil la cronaca dell’accaduto: ”All’arrivo nella Capitale i lavoratori sono stati accolti dalle forze dell’ordine che hanno disperso il gruppo, sequestrato le bandiere e identificato, senza alcuna ragione, alcuni lavoratori e sindacalisti”. Un atteggiamento, quello delle forze dell’ordine, che la Fiom ha definito scaturito da una ”motivazione folle”, secondo la quale ”il corteo dalla fermata della metropolitana al ministero non era autorizzato”. ”Sicuramente – si legge sulla nota – i lavoratori erano più di 10, dato che da Milano, in pullman o in treno, erano partiti in 150, ma mancava solo che li accusassero di adunata sediziosa. Eppure a Roma – prosegue – possano liberamente circolare plotoni di turisti dietro i vessilli e gli ombrellini dei tour operator’, mentre i lavoratori no, con le bandiere della Fiom, per loro è assolutamente vietato. Se l’Italia è ancora una Repubblica fondata sul lavoro, ci aspettiamo che altri, oltre a noi, si indignino per il modo con cui le istituzioni trattano chi lotta contro i licenziamenti e per mantenere in attività le aziende”.
E-ilmensile - Nel napoletano, sei ex lavoratori della disciolta Cooperativa Vesuvio Natura e Lavoro – che fino al 2008 si occupava della pulizia e della manutenzione del Parco nazionale del Vesuvio – si sono calati nel cratere del Vesuvio per farsi ascoltare. La vertenza che li vede coinvolti si trascina dal 2008, quando vennero tutti messi in mobilità. Da allora chiedono a Regione ed Ente Parco una soluzione, ma da qualche mese hanno ricevuto anche lo smacco della revoca dell’assegno di mobilità e il 2 maggio si è concluso con un niente di fatto l’incontro fra i sindacati e la Commissione lavoro del Consiglio regionale.
Da allora la decisione estrema: protesta a oltranza. E ormai da tredici giorni quindi, occupano la gola del vulcano, dandosi il cambio in sei. Ad aiutarli altri colleghi che hanno creato un presidio sul ciglio della cavità da dove ogni giorno portano loro cibo e coperte. Fra i sei, Ciro Fusco, sindacalista Cisl, e Nino Ciano, Cgil. “Almeno fino a quando – fanno sapere – non arriverà una risposta scritta dalla Regione Campania che metta la parola fine alla lunga vertenza, non ci arrenderemo”. E infatti oggi – come già dichiarato ieri nell’appello che Fusco ha rivolto a Napolitano – hanno deciso di manifestare ancora più rumorosamente bloccando la strada che porta al cratere, all’altezza della località “La Siesta” a Ercolano (Napoli). Sul posto è intervenuta la polizia per le ripercussioni sul transito degli automezzi. “Stiamo attuando un’altra forma di lotta sperando che qualcuno ci ascolti”, ha commentato Fusco.
E sono momenti di lotta anche per gli operai della Irisbus di Valle Ufita, in provincia di Avellino, che ieri hanno manifestato davanti alla sede della Agenzia delle Entrate di Ariano Irpino. Si tratta di lavoratori in cassa integrazione straordinaria dopo che Fiat ha deciso di chiudere intenzionati a ottenere dal governo il mantenimento degli impegni presi sulla riattivazione del sito produttivo nonostante la decisione di Marchionne. Non solo: questa gente chiede anche che la Fiat ricollochi entro fine anno 197 dei 680 lavoratori che erano.
E’ stato invece impedito di manifestare agli operai Nokia-Siemens-Network e ai lavoratori di Jabil, il cui corteo è stato disperso nella mattinata di ieri dalla polizia mentre marciava verso il Ministero del Lavoro dove era previsto un incontro sul futuro delle due aziende che hanno annunciato la chiusura. In un comunicato Fiom-Cgil la cronaca dell’accaduto: ”All’arrivo nella Capitale i lavoratori sono stati accolti dalle forze dell’ordine che hanno disperso il gruppo, sequestrato le bandiere e identificato, senza alcuna ragione, alcuni lavoratori e sindacalisti”. Un atteggiamento, quello delle forze dell’ordine, che la Fiom ha definito scaturito da una ”motivazione folle”, secondo la quale ”il corteo dalla fermata della metropolitana al ministero non era autorizzato”. ”Sicuramente – si legge sulla nota – i lavoratori erano più di 10, dato che da Milano, in pullman o in treno, erano partiti in 150, ma mancava solo che li accusassero di adunata sediziosa. Eppure a Roma – prosegue – possano liberamente circolare plotoni di turisti dietro i vessilli e gli ombrellini dei tour operator’, mentre i lavoratori no, con le bandiere della Fiom, per loro è assolutamente vietato. Se l’Italia è ancora una Repubblica fondata sul lavoro, ci aspettiamo che altri, oltre a noi, si indignino per il modo con cui le istituzioni trattano chi lotta contro i licenziamenti e per mantenere in attività le aziende”.
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