Il nostro Carlo Mafera ci parla dell’ultimo libro di Valerio Albisetti
Leggere un libro di Valerio Albisetti è sempre un’esperienza molto gratificante. Non sembra di leggere quanto di ascoltare in silenzio l’autore come fosse presente in carne e ossa, come fosse un vecchio caro amico che ti è venuto a trovare per darti qualche parola di incoraggiamento e di pura saggezza. Ma non di quella a buon mercato, bensì di quella ispirata ai principi di verità, di bontà e di bellezza collegati all’esistenzialismo cristiano. Valerio Albisetti è una persona che ha sofferto sulla propria carne la sofferenza di un brutto male ed è perciò un testimone credibile di come il pensiero possa aiutare a trascendere il male. Egli quindi scrive non come lo può fare uno studioso e uno psicologo qualsiasi ma come un uomo che ha sperimentato su di sé la malattia e il rischio di morire. Chi scrive ha letto quasi tutti i libri di Valerio Albisetti e può dire, con grande sincerità, che egli può diventare, se glielo consentiamo, un ottimo compagno di viaggio nella nostra vita quotidiana, spesso costellata da avversità e contraddizioni, specie nei momenti più delicati della nostra esistenza e nei passaggi più difficili, come è avvenuto per me.
Ogni pagina del libro è intrisa di valori esistenziali di incommensurabile bellezza. La sua psicologia non è infatti una psicologia tecnicista ma profondamente radicata nell’antropologia filosofica cristiana. Basta aprire a caso per immergersi nel mare calmo di pensieri giusti e santi. Ecco il centro della sua filosofia: “La mia visione va oltre il pensiero filosofico greco dove l’essere umano è composto di materia e di anima, e preferisce quella biblica dove lo spirito non è inteso come la parte contrapposta a quella carnale, ma è una dimensione diversa di vivere. È tutto l’essere, compreso corpo, psiche, emozioni, affetti, che fa riferimento a una entità a lui esterna e rispetto a lui trascendente. E riesce a definirsi e a trovare senso e orientamento nel suo esistere proprio attraverso questa trascendenza”. Così continua Albisetti: “Dunque l’essere umano non spirituale, per me, è quello che vive centrato sul proprio io, orientato dai suoi bisogni, che possono apparire, anche per tattica o strategia, altruistici, d’amore. L’essere umano spirituale, invece, è centrato sullo Spirito, su Dio, e da qui trae l’orientamento e le modalità del suo vivere”. E così conclude il suo pensiero filosofico: “Ma essendo Dio trascendente e misterioso, come facciamo a non confondere il suo volere con i nostri bisogni? Attraverso l’altro. E’ l’altro che ci costringe a uscire da noi stessi, è il diverso da noi che pone dei limiti al delirio di onnipotenza che può prenderci”. Queste e molte altre cose possono apprendere i lettori che volessero intraprendere una straordinaria crescita spirituale insieme ad una persona che considero uno dei più grandi psicoterapeuti di tutti i tempi.
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