Sarebbero almeno una trentina i morti nei combattimenti verificatisi nell’ultima settimana tra militari dell’esercito regolare e ribelli di etnia Kachin, nelle regioni settentrionali del paese. Lo riferisce la stampa birmana secondo cui i miliziani avrebbero attaccato una postazione dei militari, non lontano dal confine cinese, lo scorso 27 aprile, generando nuovi scontri protrattisi fino ad oggi.
Misna - L’escalation di violenze giunge in una fase di stallo dei negoziati, naufragati dopo che i ribelli hanno detto di non avere fiducia nelle intenzioni e nella volontà del governo di raggiungere un accordo di pace. Secondo il quotidiano filogovernativo ‘New Light of Myanmar’ i soldati avrebbero inoltre catturato vivo un guerrigliero Kachin e sequestrato numerosi armi e munizioni ai ribelli. Ai residenti della cittadini di Myitkhyina, nella zona in cui si stanno verificando gli scontri, è stati intimato dalle autorità di non uscire dopo le otto di sera. Alemno tre ponti nei dintorni sono rimasti danneggiati negli scontri.
Le violenze, ultime di una serie iniziata lo scorso anno dopo la fine di una tregua in vigore dal 1994, hanno spinto alla fuga circa 65.000 persone, di cui cinquemila nella confinante Cina. Da allora si sono alternati momenti di tensione e di relativa calma, mentre nell’ambito del processo di distensione avviato dal presidente Thein Sein, le autorità di Naypyidaw hanno raggiunto accordi di pace con diversi gruppi etnici, come i Karen nell’est del paese.
Misna - L’escalation di violenze giunge in una fase di stallo dei negoziati, naufragati dopo che i ribelli hanno detto di non avere fiducia nelle intenzioni e nella volontà del governo di raggiungere un accordo di pace. Secondo il quotidiano filogovernativo ‘New Light of Myanmar’ i soldati avrebbero inoltre catturato vivo un guerrigliero Kachin e sequestrato numerosi armi e munizioni ai ribelli. Ai residenti della cittadini di Myitkhyina, nella zona in cui si stanno verificando gli scontri, è stati intimato dalle autorità di non uscire dopo le otto di sera. Alemno tre ponti nei dintorni sono rimasti danneggiati negli scontri.
Le violenze, ultime di una serie iniziata lo scorso anno dopo la fine di una tregua in vigore dal 1994, hanno spinto alla fuga circa 65.000 persone, di cui cinquemila nella confinante Cina. Da allora si sono alternati momenti di tensione e di relativa calma, mentre nell’ambito del processo di distensione avviato dal presidente Thein Sein, le autorità di Naypyidaw hanno raggiunto accordi di pace con diversi gruppi etnici, come i Karen nell’est del paese.
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