L’ambasciatore americano in Pakistan, Cameron Munter, lascerà il suo incarico in estate, dopo neppure due anni di servizio, a quanto pare a causa di dissensi sulla strategia da adottare nelle relazioni americano-pachistane. Lo scrive oggi The Express Tribune.
E-ilmensile - Munter ha guidato l’ambasciata statunitense proprio nel periodo in cui le relazioni fra i due paesi sono peggiorate a seguito del blitz in cui è stato ucciso Osama bin Laden ad Abbottabad e dell’incidente dello scorso novembre in cui 24 soldati pachistani sono morti in un bombardamento aereo americano. Ieri il portavoce del Dipartimento di Stato americano Mark Toner ha cercato di ridimensionare la questione sostenendo che la rinuncia avviene “per motivi personali” e che “un periodo di due anni è perfettamente normale per un ambasciatore in Pakistan”.
Secondo fonti diplomatiche anonime, comunque, Munter sarebbe frustrato per il fatto che le principali decisioni militari americane in Pakistan vengono prese direttamente dalla Cia e dal Pentagono, relegando la sua funzione a semplice paraurti delle reazioni di Islamabad. L’ambasciatore uscente sarebbe peraltro stato favorevole, nella prospettiva di ricostruire le relazioni bilaterali, ad una sospensione dei raid dei droni sui territorio tribali e alla presentazione di scuse formali per il sanguinoso attacco di novembre, non trovando però sostegno alla Casa Bianca.
E-ilmensile - Munter ha guidato l’ambasciata statunitense proprio nel periodo in cui le relazioni fra i due paesi sono peggiorate a seguito del blitz in cui è stato ucciso Osama bin Laden ad Abbottabad e dell’incidente dello scorso novembre in cui 24 soldati pachistani sono morti in un bombardamento aereo americano. Ieri il portavoce del Dipartimento di Stato americano Mark Toner ha cercato di ridimensionare la questione sostenendo che la rinuncia avviene “per motivi personali” e che “un periodo di due anni è perfettamente normale per un ambasciatore in Pakistan”.
Secondo fonti diplomatiche anonime, comunque, Munter sarebbe frustrato per il fatto che le principali decisioni militari americane in Pakistan vengono prese direttamente dalla Cia e dal Pentagono, relegando la sua funzione a semplice paraurti delle reazioni di Islamabad. L’ambasciatore uscente sarebbe peraltro stato favorevole, nella prospettiva di ricostruire le relazioni bilaterali, ad una sospensione dei raid dei droni sui territorio tribali e alla presentazione di scuse formali per il sanguinoso attacco di novembre, non trovando però sostegno alla Casa Bianca.
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