Critiche alla decisione del tribunale del Kerala che ha approvato l'accordo. L'affermazione durante l'esame del ricorso dell'armatore della Enrica Lexie contro la decisione dell'Alta Corte del Kerala di accogliere un appello della moglie di uno dei pescatori uccisi che ha chiesto il blocco della nave.
New Delhi (Asianews/agenzie) - E' "illegale" e "una sfida alla legge indiana" l'accordo raggiunto con le famiglie dei pescatori indiani e dal proprietario del peschereccio coinvolto nell'incidente del 15 febbraio. Lo ha affermato la Corte suprema indiana durante l'esame del ricorso dell'armatore della Enrica Lexie dell'armatore contro la decisione dell'Alta Corte del Kerala di accogliere un appello della moglie di uno dei pescatori uccisi che ha chiesto il blocco della nave. In particolare, i due giudici della Corte Suprema, R.M Lodha e H.L Gokhale, hanno definito gli accordi, ratificati dall'Alta Corte del Kerala la scorsa settimana e illustrati nella seduta dal legale dello stato del Kerala, come "una sfida al sistema giudiziario indiano" e come un fatto "non ammissibile". Hanno poi criticato l'Alta Corte del Kerala per aver registrato la conciliazione con gli eredi dei due pescatori, oltre che con proprietario del peschereccio St. Antony. "Se - afferma la Corte - due parti si impegnano in un accordo che è contro la legge, come può un giudice dare la sua approvazione e diventare parte di tale accordo illecito?". Da parte loro, i legali del governo del Kerala hanno lasciato intendere che intendono ricorrere contro il compromesso.
L'accordo - definito da Roma, "un atto di generosità al di fuori del contesto giuridico" - era stato firmato dai parenti dei pescatori Gelastine e Ajesgi Binki e di Freddy, proprietario del peschereccio, e li aveva spinti a ritirare le accuse dopo aver ottenuto dall'Italia un risarcimento di 10 milioni di rupie (circa 150.000 euro).
New Delhi (Asianews/agenzie) - E' "illegale" e "una sfida alla legge indiana" l'accordo raggiunto con le famiglie dei pescatori indiani e dal proprietario del peschereccio coinvolto nell'incidente del 15 febbraio. Lo ha affermato la Corte suprema indiana durante l'esame del ricorso dell'armatore della Enrica Lexie dell'armatore contro la decisione dell'Alta Corte del Kerala di accogliere un appello della moglie di uno dei pescatori uccisi che ha chiesto il blocco della nave. In particolare, i due giudici della Corte Suprema, R.M Lodha e H.L Gokhale, hanno definito gli accordi, ratificati dall'Alta Corte del Kerala la scorsa settimana e illustrati nella seduta dal legale dello stato del Kerala, come "una sfida al sistema giudiziario indiano" e come un fatto "non ammissibile". Hanno poi criticato l'Alta Corte del Kerala per aver registrato la conciliazione con gli eredi dei due pescatori, oltre che con proprietario del peschereccio St. Antony. "Se - afferma la Corte - due parti si impegnano in un accordo che è contro la legge, come può un giudice dare la sua approvazione e diventare parte di tale accordo illecito?". Da parte loro, i legali del governo del Kerala hanno lasciato intendere che intendono ricorrere contro il compromesso.
L'accordo - definito da Roma, "un atto di generosità al di fuori del contesto giuridico" - era stato firmato dai parenti dei pescatori Gelastine e Ajesgi Binki e di Freddy, proprietario del peschereccio, e li aveva spinti a ritirare le accuse dopo aver ottenuto dall'Italia un risarcimento di 10 milioni di rupie (circa 150.000 euro).
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.