mercoledì, maggio 16, 2012
In un rapporto pubblicato oggi, dal titolo "Cinque mesi di crisi, tra rivolta armata e colpo di stato militare", Amnesty International ha denunciato la catastrofica situazione dei diritti umani che si sta verificando in Mali, paese in cui già la crisi alimentare sta colpendo 15 milioni di abitanti, in particolare nella regione del Sahel.  

Amensty - Centinaia di migliaia di persone sono state costrette a lasciare il nord del paese, sconvolto dai combattimenti, e decine sono state arrestate arbitrariamente, stuprate o uccise. "Dopo due decenni di relativa stabilità e pace, il Mali sta affrontando la peggiore crisi dal 1960, l'anno dell'indipendenza" - ha dichiarato Gaetan Motoo, ricercatore di Amnesty International sull'Africa occidentale, appena rientrato da una missione di tre settimane nel paese.

"L'intera regione settentrionale è caduta nelle mani dei gruppi armati che stanno portando avanti la rivolta. Decine di migliaia di persone hanno lasciato la zona, creando una crisi umanitaria nel sud del Mali e nei paesi confinanti" - ha aggiunto Motoo.

Nel corso della recente missione, i delegati di Amnesty International hanno visitato la capitale Bamako e quattro campi profughi nel Niger, circa 200 chilometri a nord di Niamey, la capitale nigerina.

Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International, le donne e le ragazze sono state stuprate, spesso in gruppo, da uomini armati, compresi i membri del Movimento nazionale di liberazione dell'Azawad (Mnla), un gruppo armato tuareg, in particolare nelle zone di Menaka e Gao.

Una studentessa di 19 anni rifugiatasi a Bamako ha raccontato alla delegazione di Amnesty International:


"Erano le 8 di sera, stavo andando a vada di un'amica con una compagna di scuola. Ci hanno bloccato una motocicletta con due Tamasheq (Tuareg) e un'automobile piena di uomini armati e di donne fatte prigioniere. Uno dei due a bordo della moto indossava una divisa militare. Ci hanno detto che dovevamo andare con loro al campo perché avevano bisogno di donne. Abbiamo detto di no. La mia amica ha provato a dire una bugia, che era incinta. Uno dei Tamasheq mi ha costretto a seguirlo in una casa disabitata. Gli ho detto che avevo le mestruazioni. Mi ha ordinato di stare zitta. Gli ho mostrato il sangue e mi ha chiesto 'Che è quella roba?' e poi mi ha stuprata".

Tutte le parti in conflitto hanno commesso violazioni dei diritti umani.

Nella città di Sevare, 630 chilometri a nord di Bamako, i soldati dell'esercito del Mali hanno commesso pestaggi ed esecuzioni extragiudiziali contro persone prive di armi accusate di essere spie dell'Mnla. Altri sospetti sono stati portati in uffici non registrati come centri di detenzione, come la Direzione generale per la sicurezza dello stato.

Soldati maliani catturati dai gruppi armati sono stati a loro volta sottoposti a maltrattamenti e ad esecuzioni sommarie. Due soldati catturati a gennaio prima di essere rilasciati in uno scambio di prigionieri, hanno descritto le torture subite dai loro commilitoni, ad alcuni dei quali è stata squarciata la gola.

I delegati di Amnesty International hanno riscontrato la presenza di bambini soldato tra le fila dei gruppi armati tuareg e islamisti che hanno assunto il controllo del nord del Mali. Hanno racconto diverse testimonianze sulle pressioni, esercitate mediante intimidazioni, violenza fisica e anche uccisioni arbitrarie, dal gruppo armato Ansar Eddin per obbligare le persone ad assumere comportamenti consoni alla loro interpretazione fondamentalista dell'Islam.

Un abitante di Gao ha raccontato ad Amnesty International:


"Cinque giorni dopo aver assunto il controllo della città, uomini armati hanno fermato un'automobile. Gli occupanti hanno chiamato un numero di telefono di Ansar Eddin. Quelli sono arrivati immediatamente e hanno sparato ai ladri: uno l'hanno ferito, l'altro è scappato e al terzo hanno tagliato la gola".


"Senza un'azione coordinata per proteggere i diritti umani, garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario e assistere i rifugiati, l'intera regione rischia la destabilizzazione a causa dell'instabilità politica, del conflitto armato nel nord e della crisi alimentare che sta colpendo tutto il Sahel" - ha dichiarato Motoo.

Amnesty International chiede a tutte le parti in conflitto di rispettare il diritto internazionale umanitario e di prendere tutte le misure necessarie per proteggere i civili e i combattenti fatti prigionieri durante il conflitto. L'organizzazione chiede alle autorità del Mali di porre fine alla persecuzione nei confronti di coloro che manifestano pacificamente chiedendo il ripristino dello stato di diritto.

Amnesty International chiede ai gruppi armati che controllano il nord del Mali di porre fine alla violenza sessuale contro le donne e le ragazze e al reclutamento dei bambini soldato.

L'organizzazione per i diritti umani sollecita infine le autorità del Mali e i gruppi armati a consentire l'accesso illimitato delle Nazioni Unite e delle altre agenzie umanitarie nella regione settentrionale e nelle zone dove hanno trovato riparo i profughi interni e ai rifugiati.

Scarica il rapporto in inglese "Cinque mesi di crisi, tra rivolta armata e colpo di stato militare" (1.15 MB)


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