Una inchiesta obiettiva e imparziale sui fatti di Houla per individuare i responsabili dell’uccisione di 108 persone e del ferimento di altre 300: lo ha chiesto oggi la Russia con un comunicato diffuso dopo una conversazione telefonica tra il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov e l’inviato speciale in Siria della comunità internazionale Kofi Annan.
Misna - Lavrov ha ribadito la contrarietà a interventi militari paventati dalle dichiarazioni del Consiglio nazionale siriano (Cns), organizzazione che riunisce alcuni gruppi di opposizione e che oggi ha chiesto una risoluzione del Consiglio di sicurezza che autorizzi in questo senso. Osservatori sentiti dalla MISNA hanno parlato di un quadro sconfortante, esprimendo pessimismo sulla possibilità di concretizzare il piano di Annan per una soluzione pacifica della crisi e palesando dubbi sull’opportunità di espellere gli ambasciatori di Damasco – decisione presa oggi da diversi paesi – quando gli osservatori dell’Onu stanno ancora indagando sui fatti avvenuti a Houla e costati la vita a decine di bambini.
A Italia, Francia, Germania e Regno Unito che in un primo tempo avevano annunciato l’espulsione dei massimi rappresentanti diplomatici siriani si sono intanto aggiunti tra gli altri gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, la Spagna e i Paesi Bassi. La posizione espressa da questi paesi ha trovato conforto nelle dichiarazioni fatte da un portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani, secondo cui le vittime di Houla sono state in gran parte uccise con colpi ravvicinati ovvero sommariamente giustiziate (almeno 85 di loro) in due distinti episodi. Rupert Colville ha detto anche che a questa conclusione si è arrivati sentendo gli osservatori internazionali in Siria e ricorrendo ad altre fonti. Testimoni citati da Colville hanno riferito che i responsabili dell’eccidio sarebbero forze paramilitari filo-governative (shabiha) visti in alcuni casi insieme a truppe regolari.
Sul campo, intanto, anche oggi si sono avuti combattimenti in diverse zone del paese, in particolare in prossimità del confine con la Turchia. A Damasco Annan ha invece incontrato il presidente siriano Bashar Al Assad a cui, secondo dichiarazioni del portavoce dell’inviato di Onu e Lega Araba, ha chiesto l’adesione ai principi del piano di pace proposto. Assad, ha riferito l’agenzia di stampa Sana, ha risposto sostenendo che il successo del piano “dipende dall’arresto del traffico di armi e dalle fine degli atti terroristici”.
Il timore espresso da alcuni osservatori è che la permanenza dei diversi contendenti sulle proprie posizioni, così come il grande lavorio delle diplomazie internazionali e la mancanza di una linea comune spingano il paese verso una implosione in cui vendette trasversali, attentati e rappresaglie spengano completamente l’esempio di convivenza tra culture e religioni rappresentato per secoli dalla Siria.
Misna - Lavrov ha ribadito la contrarietà a interventi militari paventati dalle dichiarazioni del Consiglio nazionale siriano (Cns), organizzazione che riunisce alcuni gruppi di opposizione e che oggi ha chiesto una risoluzione del Consiglio di sicurezza che autorizzi in questo senso. Osservatori sentiti dalla MISNA hanno parlato di un quadro sconfortante, esprimendo pessimismo sulla possibilità di concretizzare il piano di Annan per una soluzione pacifica della crisi e palesando dubbi sull’opportunità di espellere gli ambasciatori di Damasco – decisione presa oggi da diversi paesi – quando gli osservatori dell’Onu stanno ancora indagando sui fatti avvenuti a Houla e costati la vita a decine di bambini.
A Italia, Francia, Germania e Regno Unito che in un primo tempo avevano annunciato l’espulsione dei massimi rappresentanti diplomatici siriani si sono intanto aggiunti tra gli altri gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, la Spagna e i Paesi Bassi. La posizione espressa da questi paesi ha trovato conforto nelle dichiarazioni fatte da un portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani, secondo cui le vittime di Houla sono state in gran parte uccise con colpi ravvicinati ovvero sommariamente giustiziate (almeno 85 di loro) in due distinti episodi. Rupert Colville ha detto anche che a questa conclusione si è arrivati sentendo gli osservatori internazionali in Siria e ricorrendo ad altre fonti. Testimoni citati da Colville hanno riferito che i responsabili dell’eccidio sarebbero forze paramilitari filo-governative (shabiha) visti in alcuni casi insieme a truppe regolari.
Sul campo, intanto, anche oggi si sono avuti combattimenti in diverse zone del paese, in particolare in prossimità del confine con la Turchia. A Damasco Annan ha invece incontrato il presidente siriano Bashar Al Assad a cui, secondo dichiarazioni del portavoce dell’inviato di Onu e Lega Araba, ha chiesto l’adesione ai principi del piano di pace proposto. Assad, ha riferito l’agenzia di stampa Sana, ha risposto sostenendo che il successo del piano “dipende dall’arresto del traffico di armi e dalle fine degli atti terroristici”.
Il timore espresso da alcuni osservatori è che la permanenza dei diversi contendenti sulle proprie posizioni, così come il grande lavorio delle diplomazie internazionali e la mancanza di una linea comune spingano il paese verso una implosione in cui vendette trasversali, attentati e rappresaglie spengano completamente l’esempio di convivenza tra culture e religioni rappresentato per secoli dalla Siria.
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