lunedì, maggio 07, 2012
Giulia è il movimento formato da tutte le giornaliste che intendono Gridare Insieme Una Libertà d’Informazione Autentica

di Paola Bisconti

Giulia è la neolaureata che non riesce a trovare un lavoro compatibile ai suoi titoli, Giulia è la ragazza che ha un contratto di precarie garanzie, Giulia è una free lance che ha dovuto aprire una partita Iva e accettare di pagare da sé il costo previdenziale e assicurativo che invece le avrebbe dovuto garantire il suo datore di lavoro, Giulia è la bimba che nascerà fra pochi mesi da una donna che è stata licenziata nel momento in cui ha comunicato all’azienda presso la quale prestava servizio di essere incinta… Giulia in realtà è l’acronimo di Giornaliste Unite Libere Autonome. Si tratta di una rete, un sito, un luogo composto da tutte quelle donne che intendono avviare una svolta culturale. Le protagoniste del movimento vogliono, infatti, rigenerare l’informazione perché la ritengono uno strumento della politica che ha imposto bavagli e censure al vero giornalismo; per questo Giulia propone un “disinquinamento” dei mezzi di comunicazione, in particolare della televisione che tende a sfruttare l’immagine della donna.

A dicembre dello scorso anno le giornaliste unite libere autonome hanno presentato un manifesto che raccoglieva quasi 500 firme di pubbliciste e di professioniste italiane alla Federazione della Stampa per sottoporre la questione, ritenuta grave e urgente. Nonostante il governo Berlusconi abbia lasciato il posto al governo Monti, dichiarano le sostenitrici, si continua ad assistere all’attacco alla dignità della donna usata come corpo, oggetto, merce. Alessandra Mancuso, portavoce di Giulia e leader delle manifestazioni che si sono svolte a Roma e a Milano, dichiara di non voler più accettare un tipo di informazione condizionata dai poteri di parte, che non fa inchiesta, che censura, che sempre di più dà spazio al sensazionalismo e alla cronaca-spettacolo. Per questo esige, a nome di tutto il movimento, un cambiamento radicale anche nelle redazioni giornalistiche che camuffano una realtà profondamente maschilista.

Tra le numerose lotte di Giulia c’è quella sul femminicidio, la prima causa di morte in Italia per le donne tra i 16 e i 44 anni. Nonostante la gravità, il fenomeno è trattato in Italia come un delitto di scarsa pericolosità sociale. A tal proposito le fondatrici del movimento hanno scritto una lettera aperta rivolta ai giornalisti, alla carta stampata, alle agenzie di stampa, ai telegiornali e ai siti di informazione on-line per aprire una riflessione su quale sia il modo e il linguaggio più appropriato, utile e corretto di riferire queste drammatiche notizie, senza banalizzare e trattando il femminicidio come un vero e proprio crimine.

Il rinnovamento invocata da Giulia è necessario perché l’informazione è come l’acqua, un bene pubblico, e in quanto tale deve essere garantita a tutti come principio essenziale della democrazia. Giulia intende dare priorità alla vita reale, alla fatica e ai talenti delle donne che credono fortemente in un cambiamento e sono convinte che sia possibile migliorare. Ma per farlo occorre molto impegno e soprattutto tanto sostegno. L’informazione deve essere il primo strumento utile per questa battaglia, ecco perché le giornaliste che hanno fondato Giulia invitano ad aderire alla campagna “Riprendiamoci la Rai” che ‘denuncia’ il servizio pubblico, reo di non diffondere un’informazione corretta.

Sosteniamo tutti Giulia, che vuole diffondere un’informazione corretta e rispettosa nei confronti dei cittadini, unica vera arma per combattere e vincere le battaglie di una società civile e democratica.

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

occorre che Giulia sia convincente, che possa convincere altre donne a non vendersi. Faccia un'associazione, una rivista, per dare informazione, sostegno economico ed educativo alle donne in difficoltà ed a quelle in carriera. Per disinquiunare la televisione occorre non solo che le donne non si vendano, ma che siano irremovibili riguardo la propria dignità di donna. Solo allora guarderò con piacere la TV.

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