Nella Giornata della Memoria delle Vittime del terrorismo, cento passi e cento pensieri per ricordare Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio di trentaquattro anni fa. Tante le iniziative per ricordare il coraggio di questo ragazzo trentenne che, in anni turbolenti, non ha esitato a ribellarsi al potere criminale. Usando la forza della parola e la sua voce instancabile. Parole intrise di ironia che ai boss hanno fatto paura più di un’arma.
di Nadia Velardo
Mantenere viva la memoria è fondamentale. Per questo Calabria e Sicilia si uniscono in un simbolico ponte fatto di testimonianze. Davanti a Casa Memoria, a Cinisi, è stata oggi posta la prima pietra di un percorso intitolato “I cento pensieri di Peppino”. Un percorso di conoscenza e demitizzazione delle mafie che pone le basi per la creazione di una memoria condivisa. Le cosiddette “pietre dell’inciampo” – i punti di memoria diffusa che verranno installati a Reggio Calabria e a Cinisi – inviteranno a fermarsi per riflettere.
Un Ponte per la Memoria si propone di sperimentare e diffondere modelli, comportamenti e linguaggi di contrasto culturale alle mafie. Il progetto intende contribuire alla ri-costruzione dell’immagine di sé e dell’identità dei luoghi, rivolgendosi soprattutto alle nuove generazioni. L’idea nasce per iniziativa del Museo della ‘ndrangheta di Reggio e di Casa Memoria di Cinisi, e sarà realizzata grazie al finanziamento di Fondazione Con il Sud.
I contenuti e le immagini dei vari punti di testimonianza verranno forniti dai giovani e dai ragazzi delle scuole grazie a un concorso di idee. «La mafia si serve di apparati simbolici – ha dichiarato Claudio La Camera, coordinatore del Museo della ‘ndrangheta – per questo vogliamo disseminare il territorio di segni. Non a caso molti totem (punti multimediali che forniranno spiegazioni e informazioni) si troveranno in prossimità delle parrocchie». Perché la memoria è patrimonio di tutti e, grazie ad essa, i sogni degli uomini che ci hanno preceduto potranno sopravvivere ai vani tentativi di renderci tutti schiavi dell’indifferenza.
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