Quattro provvedimenti di custodia cautelare per i mafiosi di Cosa nostra agrigentina e nissena
liberainformazione - Un impianto di calcestruzzo e materiali inerti come fattore di legame fra Cosa Nostra agrigentina e quella del Vallone nisseno. Questo hanno scoperto i carabinieri del Ros di Caltanissetta, coordinati dai magistrati della procura. Quattro provvedimenti di custodia cautelare in carcere sono stati notificati al boss agrigentino Giuseppe Falsone e al suo braccio destro Vincenzo Parello e, ancora, agli esponenti nisseni di Cosa Nostra Alfredo e Angelo Schillaci. Al centro dell’indagine, l’acquisto di un impianto a Sutera, nell’entroterra della provincia di Caltanissetta. L’affare venne concluso dalla società agrigentina Gruppo Asfalti srl, secondo gli inquirenti controllata dal boss Falsone: a cedere l’impianto, invece, fu l’Aloisio Calcestruzzi srl, azienda ritenuta vicina ai boss di Campofranco.
Le procedure sarebbero state sveltite proprio grazie all’amicizia tra il gruppo Falsone e quello comandato dagli Schillaci. A mediare, inoltre, sarebbe intervenuto Bernardo Provenzano: attraverso un’influenza così estesa da risolvere anche eventuali dispute economiche. La ricostruzione dei fatti è stata agevolata dalle dichiarazioni rese dall’ex esponente della mafia del Vallone Maurizio Carruba. Durante i controlli, inoltre, proprio a ridosso dell’impianto di calcestruzzo, è stato scoperto un nascondiglio privilegiato: utile al deposito delle armi a disposizione della cosca nissena. Sono stati sequestrati fucili, munizioni e dinamite: materiale fatto brillare dagli artificieri.
liberainformazione - Un impianto di calcestruzzo e materiali inerti come fattore di legame fra Cosa Nostra agrigentina e quella del Vallone nisseno. Questo hanno scoperto i carabinieri del Ros di Caltanissetta, coordinati dai magistrati della procura. Quattro provvedimenti di custodia cautelare in carcere sono stati notificati al boss agrigentino Giuseppe Falsone e al suo braccio destro Vincenzo Parello e, ancora, agli esponenti nisseni di Cosa Nostra Alfredo e Angelo Schillaci. Al centro dell’indagine, l’acquisto di un impianto a Sutera, nell’entroterra della provincia di Caltanissetta. L’affare venne concluso dalla società agrigentina Gruppo Asfalti srl, secondo gli inquirenti controllata dal boss Falsone: a cedere l’impianto, invece, fu l’Aloisio Calcestruzzi srl, azienda ritenuta vicina ai boss di Campofranco.
Le procedure sarebbero state sveltite proprio grazie all’amicizia tra il gruppo Falsone e quello comandato dagli Schillaci. A mediare, inoltre, sarebbe intervenuto Bernardo Provenzano: attraverso un’influenza così estesa da risolvere anche eventuali dispute economiche. La ricostruzione dei fatti è stata agevolata dalle dichiarazioni rese dall’ex esponente della mafia del Vallone Maurizio Carruba. Durante i controlli, inoltre, proprio a ridosso dell’impianto di calcestruzzo, è stato scoperto un nascondiglio privilegiato: utile al deposito delle armi a disposizione della cosca nissena. Sono stati sequestrati fucili, munizioni e dinamite: materiale fatto brillare dagli artificieri.
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