domenica, giugno 03, 2012
La condanna all'ergastolo inflitta all'ex presidente egiziano Hosni Mubarak, in relazione alle uccisioni dei manifestanti durante la "rivoluzione del 25 gennaio" dello scorso anno, è un significativo passo avanti nel contrasto all'impunità dominante nel paese. 

Amnesty International - La condanna all'ergastolo inflitta all'ex presidente egiziano Hosni Mubarak, in relazione alle uccisioni dei manifestanti durante la "rivoluzione del 25 gennaio" dello scorso anno, è un significativo passo avanti nel contrasto all'impunità dominante nel paese. Il processo, tuttavia, non è riuscito a stabilire chi, esattamente, sia stato responsabile di aver ordinato di sparare contro le persone che prendevano parte alle proteste. Durante le manifestazioni che costrinsero alle dimissioni Hosni Mubarak l'11 febbraio 2011, vennero uccisi almeno 840 manifestanti e oltre 6000 rimasero feriti. "Sin dall'inizio abbiamo apprezzato l'apertura del processo nei confronti di Mubarak e di altri imputati per le uccisioni dei manifestanti. Ora chiediamo alle autorità egiziane di istituire una commissione d'inchiesta indipendente e imparziale che colmi il vuoto di giustizia lasciato dal verdetto emesso oggi" - ha dichiarato Ann Harrison, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. L'ex ministro dell'Interno Habib Adly è stato a sua volta condannato all'ergastolo, mentre sei imputati sono stati assolti. Sono state fatte decadere anche le accuse di corruzione nei confronti di Hosni Mubarak e dei suoi due figli Gamal e Alaa. Amnesty International si è detta rammaricata per la mancata cooperazione, durante il processo, dei servizi di sicurezza e del ministero dell'Interno, lamentata anche dalla pubblica accusa: un comportamento che non solo ha pregiudicato la richiesta di giustizia da parte delle famiglie delle vittime ma ha anche compromesso l'accertamento della verità su tutto quanto accaduto durante i 18 giorni di rivolta e nel periodo successivo. Inoltre, nel corso delle varie sessioni del processo, molti parenti delle vittime non sono stati autorizzati a seguire le udienze e in alcune occasioni sono stati anche intimiditi e picchiati da agenti di polizia e si sono scontrati con sostenitori dell'ex presidente Mubarak.

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