sabato, giugno 09, 2012
Un gruppo di cittadini serbi di Visegrad, città della Bosnia – Erzegovina, nella entità serba in cui è diviso il Paese dopo la guerra degli anni Novanta, hanno presidiato il centro della città il 6 giugno per protestare contro l’uso della parola “genocidio”, iscritta sul monumento eretto in città per ricordare i musulmani uccisi durante il conflitto.

E-il mensile - “Tombe, fosse comuni e stupri sono la verità”, ha replicato un’associazione di donne musulmane vittime di guerra, sottolineando che i sopravvissuti della guerra sono ancora alla ricerca dei resti di circa 1.500 musulmani uccisi a Visegrad nel 1992. “Sì, era un genocidio, perché quasi nessuno dei musulmani di questa città è tornato a casa”, ha dichiarato Bakira Hasecic per conto dell’organizzazione.
“Il Tribunale dell’Aja non ha affermato che il genocidio è stato commesso a Visegrad”, ha replicato alla stampa locale un cittadino serbo. Il monumento è stato eretto a Visegrad il 26 maggio scorso, nei pressi del cimitero musulmano di Straziste, dove sono stati sepolti 60 bosniaci musulmani vittime della guerra in Bosnia. I manifestanti serbi si oppongono alla scritta che recita: “Ai morti e ai dispersi bosniaci, vittime del genocidio di Visegrad”.
Prima della guerra degli anni Novanta, la città di Visegrad era a maggioranza musulmana. Secondo il censimento del 1991, ci vivevano circa 21mila persone elle quali circa 13.500 erano bosniaci musulmani e circa 7.000 erano serbi. Dopo la guerra, circa il 95 per cento degli abitanti del comune sono serbi.
Il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia ha condannato Biljana Plavsic e Momcilo Krajisnik, leader serbo bosniaci, e due uomini direttamente coinvolti nei crimini di guerra commessi a Visegrad, Boban Simsic e Mitar Vasiljevic, condannati dalla Corte rispettivamente a 14 e 15 anni di carcere per crimini commessi in città.

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