giovedì, giugno 21, 2012
Il racconto di una terra segnata dalla storia della mafia e da quella dell'antimafia

liberainformazione - Corleone è una terra che riserva sorprese, si giunge percorrendo una tortuosa strada statale, attraversando campagne, terre e prati. E, curva dopo curva, ti stupisci della bellezza del paesaggio, segui con lo sguardo la linea arcuata delle colline, adocchi qualche animale al pascolo. E, nel frattempo, non puoi fare a meno di chiederti se quelle che vedi sono terre confiscate alla mafia e non puoi fare a meno di guardare quei luoghi con gli occhi curiosi del visitatore, domandandoti cosa vedessero, invece, gli occhi di chi ha macchiato questi luoghi di sangue e di paura. Corleone, un centro di nemmeno dodicimila anime, è un intrico complicato di viuzze, alcune lastricate di sampietrini; poche auto, qualche scooter, alcuni trattori. Corleone è un insieme di salite delle quali non vedi la sommità e di discese ripide, qualche vicolo così stretto che le case sembrano toccarsi.

Corleone è un posto pieno di sorprese. Al termine di una strada silenziosa che costeggia una vallata, è nascosta una bellezza naturale: piccole cascate d’acqua che appaiono fra le rocce e la vegetazione. Corleone, come tutti i paesini siciliani o i quartieri in cui le tradizioni sopravvivono ancora, vive anche la strada: ha i suoi anziani seduti fuori casa a chiacchierare; ha le sue donne che vanno a prendere l’acqua alla fontanella; ha i suoi bambini che si affacciano dai balconi e giocano spensierati; ha i suoi adolescenti che sfrecciano sui motorini. Corleone ti sorprende anche il sabato sera. Tutto tace, le strade sono silenziose, le tapparelle abbassate, poca gente in giro; eppure, i ragazzi del paese li trovi lì: nei pub dove si suona musica dal vivo, musica moderna e musica siciliana.

Tante storie dentro la città. Corleone ti sorprende perché sulla sua storia, qualche volta, sembra scherzarci su, come in quel bar tappezzato di fotogrammi del film “Il Padrino”. E poi ci sono i corleonesi. Non sono Riina, Provenzano e Bagarella. I corleonesi sono i volontari della cooperativa Lavoro e non solo, che ospitano ogni estate centinaia di giovani, che coltivano le terre confiscate alla mafia e producono i loro prodotti, biologici. Corleonesi sono coloro che, nonostante le intimidazioni, nonostante l’isolamento, negli occhi hanno il coraggio, non la rassegnazione. Il coraggio che leggi pure negli occhi della neo-eletta sindaco del paese, una donna che ha dovuto combattere anche contro la diffidenza dei colleghi uomini, quando era l’unica ‘quota rosa’ del consiglio comunale.

Corleonesi sono quelli che, quando le case dei mafiosi sono state confiscate, hanno tirato un sospiro di sollievo: potevano tornare ad affacciarsi dal balcone, ad alzare le serrande. Corleone è il Laboratorio della legalità, una volta casa dei Provenzano, oggi un edificio ristrutturato, riempito di dipinti che raccontano la mafia con immagini crude e colori forti. Corleone è Casa Caponnetto, una volta dimora dei nipoti di Riina, oggi sede della cooperativa Lavoro e non solo: al piano di sotto la cucina, dove si preparano prelibatezze con i prodotti biologici dei campi coltivati dai volontari, e una sala da pranzo con due lunghe tavolate; ai piani superiori, stanze colorate e letti a castello.

Una Corleone che accoglie. A Corleone, nell’ostello della cooperativa, ti senti in famiglia. I volontari provenienti da tutta Italia sorridono sempre e chiacchierano con un miscuglio di accenti diversi; i corleonesi ti raccontano: parte del paese – vecchi amici e conoscenti – non rivolge più loro la parola, hanno paura di chi lavora e abita le terre confiscate. Nella loro voce si avverte un po’ di dispiacere forse, il timore di chi fa una scelta controcorrente rispetto agli altri, ma loro non mollano: sanno di essere nel giusto, nella legalità. Corleone, agli occhi di un visitatore, è questa. Una terra piena di contraddizioni, una terra che non è riuscita ancora a lavare l’onta del suo passato, a scrollar via la sua storia. E non deve. Perché Corleone è anche questa. E il suo passato serve a comprendere e apprezzare il presente, il passato serve a prepararsi al futuro.

Chi è Corleonese. Corleonese è chi non si rassegna a guardare altrove, pensare ai fatti suoi, far finta di niente. Corleonese è chi ha fatto una scelta di vita anticonformista e libera. Corleonese è chi non accetta compromessi, mai. E allora possiamo essere tutti un po’ corleonesi. Corleone è una terra che riserva sorprese: quando arrivi, ti guardi intorno incuriosito e apprensivo, negli occhi i volti di Riina e Provenzano, le immagini delle stragi di un passato recente. Quando la saluti, ti accorgi che ti mancherà, senti che vorrai tornare, prima o poi, in questo paese dalla bellezza profonda, la bellezza della rinascita: la bellezza di chi anela, con coraggio, alla legalità.

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