giovedì, giugno 14, 2012
Il responsabile di Comunione e Liberazione aveva criticato i predecessori del cardinale Scola alla guida della chiesa milanese, ma 550 tra laici e religiosi hanno protestato per i suoi giudizi

di Alberto Giannino

Dopo la lettera di "Noi Siamo Chiesa" firmata da 550 persone e inviata al cardinale Angelo Scola per protestare contro le indebite ingerenze di don Julian Carron nella scelta del successore di Tettamanzi alla guida della diocesi di Milano e su alcune sue valutazioni inopportune (emerse in una lettera all'ex nunzio apostolico in Italia Giuseppe Bertello), la diocesi lombarda ora riflette su questi ultimi 30 anni. E si riconosce unanimemente nel ministero episcopale sia di Carlo Maria Martini che di Dionigi Tettamanzi, a detta di tutti due figure luminose. Che il magistero episcopale di Carlo Maria Martini abbia lasciato un segno indelebile e profondo nella diocesi di Milano è fuori discussione, checché ne dicano e ne scrivano teologi o preti un po’ faziosi che negano la verità dei fatti. Oltre 22 anni di guida della chiesa ambrosiana non passano inosservati: Martini è un biblista e teologo di fama internazionale, autorevole e prestigioso, che ha trascurato i suoi studi per obbedire a Giovanni Paolo II e accettare la designazione ad Arcivescovo di Milano. Ad appena 52 anni era vescovo della seconda diocesi più popolosa del mondo con 1.100 parrocchie, 3.000 sacerdoti, 5. 000 religiosi e religiose e 5,2 milioni di abitanti. Un compito immane accettato perché i Gesuiti hanno come quarto voto l’obbedienza al Romano Pontefice.

Io lo ricordo nei primi anni del suo ministero che viaggiava in metropolitana da solo e invitava a pranzo i seminaristi della diocesi per conoscere le singole storie di ciascuno, e ricordo quando accorse all’Università Statale dove i terroristi avevano ammazzato un docente e magistrato. Tutta la diocesi invece lo ricorda ancora accanto a Giovanni Paolo II che nel 1984 fece una storica visita a Milano, e tutti ricordano infine le sue Lettere Pastorali, che contengono un magistero ricco e fecondo per tutti i fedeli (Farsi prossimo, All’inizio la Parola, Ripartiamo da Dio, Il lembo del mantello, Educare ancora, Itinerari educativi, Dio educa il suo popolo, ecc.). Sono Lettere Pastorali tuttora valide, ricche di spunti e molto significative per chi voglia aggiornarsi su temi biblici o teologici.

Martini si è occupato anche del dialogo ecumenico con i Fratelli cristiani separati, con gli Ebrei, con i Musulmani. Nel 1990 a Sant’Ambrogio tenne un discorso sull’Islam che anticipò molti aspetti della società multiculturale, multireligiosa e multietnica. Nessuno può inoltre trascurare la Scuola della Parola, la Cattedra dei non credenti e le Scuole di formazione alla politica che l’arcivescovo istituì nella diocesi riscuotendo grande successo.

Nonostante fosse un intellettuale di grandissimo prestigio, Martini aveva la capacità di essere un leader carismatico, umile e amato da tutta la diocesi e da tutta la chiesa italiana, oltre che dai suoi cari fratelli Gesuiti. Sarà ricordato per sempre nella diocesi di Milano: non si possono cancellare 22 anni di episcopato per una lettera (quella di don Carron) che lo denigra e sconfessa apertamente il suo operato. E’ stato un vescovo di grande fede, ma anche di grande spiritualità, che ha saputo capire il tempo in cui viveva e ha saputo portare la croce per il bene della Chiesa.

Anche il suo successore, il cardinale Dionigi Tettamanzi, è stato un grande arcivescovo nei 9 anni passati a Milano. Rispetto a Martini conosceva già la diocesi in ogni anfratto e in particolare ogni prete per aver insegnato tantissimi anni in seminario teologia sacramentale e teologia morale. Umile, colto e grande Pastore, ha istituito il Fondo per le Famiglie in difficoltà aiutando concretamente i nuclei bisognosi in questi tempi di grande recessione economica. E più di ogni altro ha capito il problema della solitudine, delle periferie abbandonate, delle metropoli, delle fragilità e della questione morale elusa. I suoi interventi a Sant'Ambrogio sono memorabili, specie quando richiama la classe politica a gestire la cosa pubblica nell'interesse del bene comune. Anche le sue prese di posizione forti contro lo sgombero dei rom e sulla creazione di moschee hanno fatto discutere.

Tettamanzi è stato il vescovo della carità e dell'accoglienza sulla scia del suo predecessore. Di lui mi ha colpito che alla fine di ogni messa salutasse personalmente con una stretta di mano centinaia di persone chiedendo spesso il nome di battesimo e la parrocchia di provenienza. Nell'autunno del 2004 fece un bellissimo intervento al Leone XIII di fronte a docenti e alunni sul fenomeno dei 100mila studenti che nella diocesi non si avvalevano dell'ora di religione: analizzò il problema senza nascondere la realtà e proponendo soluzioni radicali. E' un teologo moralista ma ha saputo affrontare con grande diplomazia e carità tutti i problemi della diocesi milanese. Lo ricordiamo tutti come un servitore di Cristo, un dispensatore dei misteri di Dio e un alter Christus che si è speso per il bene della sua diocesi senza mai risparmiarsi.

Questi i fatti e queste le opere meritorie di due grandi figure che tanto hanno fatto per la chiesa milanese e per i suoi fedeli, e non sarà certo una lettera a cancellare tutto, come ritiene anche il loro successore Angelo Scola.

Sono presenti 14 commenti

Anonimo ha detto...

La lettera cui si fa riferirimento non è affatto indebita ingerenza, bensì è la risposta a una precisa richiesta del Santo Padre.
Quanto alla situazione della diocesi milanese, il suo degrado è sotto gli occhi di tutti. Non bastano certo cinquecento tangheri a cambiare la realtà.

Franco Lepri ha detto...

non so chi sia il signor Giannino, ma affermare che Martini e Tettamanzi siano "a detta di tutti due figure luminose" è una bugia grossa come una casa!!!

Anonimo ha detto...

Articolo ineccepibile, non c'è che dire!

Benedetta Porzioli ha detto...

Articolo squalificante. L'invidia e l'ideologia giocano bruttissimi scherzi.

simone ha detto...

Un articolo come questo andrebbe bene su un quotidiano online intitolato "La Perfetta Ignoranza".
Ma l'autore chi crede di prendere per scemi???

Anonimo ha detto...

NO E' UN ARTICOLO OBIETTIVO E ANCHE CORAGGIOSO. NON TUTTI SI ESPONGONO...

simone ha detto...

Come fai a dire che è un articolo obiettivo, quando si definiscono i contenuti di una lettera scritta in risposta a una precisa richiesta del nunzio in Italia "indebite ingerenze"?
Si tratta di un articolo ideologico, che dà voce a una minoranza rabbiosa e con la bava alla bocca.
Vergogna copra l'autore per sempre! E il sito mèditi su questa deriva imbarazzante...

Giorgi Ivan, Lodi ha detto...

550 sfigati scrivono una letterina dai contenuti squallidi; e il loro arcivescovo li prende pure in considerazione!
che pena di diocesi...

Un prete di Genova ha detto...

Vorrei capire se quello che ha scritto l'autore su Martini e Tettamanzi è vero o falso. il resto non conta, mi pare. E' una polemica sterile, artificiosa e strumentale.

simone ha detto...

caro prete di Genova, le consiglio di ripassare il codice di diritto canonico.
quella lettera è scritta sotto segreto pontificio, dunque il problema non è se dica il "vero" o il "falso", ma se l'autore ha espresso in coscienza ciò che di fronte a Dio e al Papa ritiene di dover affermare riguardo il quesito che gli è stato posto.
nessuno si deve permettere di scrivere controlettere dai toni fintioffesi (finti, perché il problema è colpire qualcuno, non certo difendere qualcunaltro), visto che la lettera è rivolta al Santo Padre e non a qualche militante ambrosiano anticiellino.
il presente articolo contribuisce solo a confondere i piani.

Anonimo ha detto...

Ma il signor Giannino, li ha gli occhi per vedere come è messa la Chiesa di questi tenmpi o ragione leggendo solo la Repubblica o il Fatto quotidiano?? E poi Scola perchè è così pusillanime ad andar dietro a tutte queste inutili discussioni??

Stefano Sbona ha detto...

Sono un fedele della diocedi di Milano e mi sento di condividere le affermazioni contenute nell'articolo di Giannino: sotto le guida dei card. Mertini e Tettamanzi la dicesi intera ha avuto davvero guide illuminate che ci hanno aiutato a vivere il vangelo nella difficile quotidianità postmoderna. Mi sorprende la faziosità di alcuni interventi che azzardano indicare i 550 come tangheri e sfigati ma che ho buone ragioni di pensare gli autori non conoscano neppure, altrimenti non avrebbero potuto usare queste definizioni. Ma forse la sete di potere e denaro di CL nasconde alla vista la realtà di vivace cura pastorale e carità che ha cartterizzato i pastori recenti della chiesa ambrosiana.

Anonimo ha detto...

Gesù Cristo,se non mi sbaglio,giudicherà l'Umanità sulla Carità e sull'Amore.Mi fanno ridere le faide politiche e di potere che i cosìdetti " Discepoli? " continuano a combattere dal giorno in cui Cristo li ha lasciati al comando...(ma siamo sicuri che Cristo intendesse dare tutto questo potere?). Io mi considero un indegno Cristiano e lascio ai politicanti parteggiare per gli Uni o gli Altri...

Anonimo ha detto...

Io devo ringraziare il card. Martini per essermi stato guida preziosa nella mia adolescenza e giovinezza e questa sera che ho letto casualmente questi commenti che "sparano a zero" contro lui, ho ricevuto un forte dispiacere e dolore soprattutto perché tutto è partito da un alto prelato che molti stimano ed ammirano. Peccato!

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