giovedì, giugno 14, 2012
Ne produce e ne vende 43 milioni. Sicurezza: videoconferenza per i Comuni entro 30 Km dalle centrali in caso di incidente.  

GreenReport - Shinobu Tokioka, il sindaco di Ohi, una città della prefettura di Fukui, ha annunciato all'assemblea municipale di aver approvato il riavvio dei reattori 3 e 4 della centrale nucleare locale (Nella foto). I due reattori erano fermi per controlli di sicurezza di routine. Tokioka ha spiegato che la sua decisione è una risposta all'appello lanciato la scorsa settimana dal primo ministro Yoshihiko Noda perché riprendesse la produzione di energia elettrica dalle centrali nucleari per soddisfare la domanda di energia del Giappone e per evitare i rischi di blackout. Il sindaco ha anche detto che il gruppo di esperti nucleari istituito dalla prefettura di Fukui ha dato una valutazione positiva sulla sicurezza dei reattori 3 e 4 e ha sottolineato che «L'energia nucleare è necessaria per un certo periodo per rilanciare l'industria giapponese».

Oggi Tokioka ha trasmesso la sua decisione al governatore della prefettura, Issei Nishikawa.Nishikawa, che ha già detto che deciderà sulla questione della riapertura della centrale nucleare «Sulla base di la volontà della città di Ohi e dell'assemblea della prefettura», che sembra favorevole ad un riavvio dei reattori. La decisione potrebbe rappresentare una svolta verso una vera ripresa della produzione nucleare, visto che la prefettura di Fukui ospita ben 14 dei 50 reattori presenti in Giappone e che fino alla decisione di Ohi erano stati progressivamente fermati dopo il terremoto/tsunami dell'11 marzo 2011 e il disastro nucleare di Fukushima Daiichi.

Ma la questione della sicurezza delle centrali nucleari resta un grande problema. Secondo la Japan Broadcasting Corporation Nhk, «Il governo sta pensando di introdurre un sistema di videoconferenza che consenta ai Comuni entro i 30 chilometri da una centrale nucleare di mantenere il contatto con il governo centrale e le società elettriche in caso di emergenza». La Nuclear and industrial safety agency (Nisa) del Giappone ha proposto il piano ieri, durante un meeting di esperti disastri nucleare che hanno discusso sistemi di emergenza in risposta agli incidenti ad impianti nucleari. Il problema si è presentato in tutta la sua drammaticità quanto il sistema di comunicazione dell'off-site emergency response center della centrale nucleare di Fukushima Daiichi diventò inutilizzabile a causa degli alti livelli di radiazioni, rendendo così impossibile gestire l'evacuazione della popolazione. Il governo spera di istituire il sistema della videoconferenza entro la fine di marzo 2013. L'iniziativa è in linea con l'altro piano per estendere da 10 chilometri 30 chilometri le zone di preparazione alle catastrofi intorno centrali nucleari. Il governo ha anche proposto un piano per collegare la residenza ufficiale del primo ministro giapponese proprio con la centrale nucleare di Ohi dove dovrebbero riaprire i due reattori e con la Kansai electric power company che la gestisce.

Intanto mentre si riaprono i reattori nucleari per contrastare la carenza di energia, viene fuori un dato sconcertante: nell'iper-tecnologico Giappone sono ancora in vendita ed in produzione le energivore lampadine ad incandescenza. La Nhk infatti ha annunciato che «Il governo giapponese ha chiesto ai distributori ed ai rivenditori di lampadine di tagliare la produzione e la vendita di lampadine a incandescenza per contribuire a risparmiare energia quest'estate». Il vice-ministro dell'ambiente, Katsuhiko Yokomitsu, ha avanzato la richiesta durante una riunione con i produttori e i rivenditori di apparecchiature per l'illuminazione ed ha chiesto che «Le industrie producano e vendano lampadine di Led, che utilizzano molta meno elettricità».

La Nhk sottolinea che «Le lampadine ad incandescenza sono ancora ampiamente utilizzate in Giappone. Nel Paese lo scorso anno ne sono state prodotte 43 milioni. Le unità Led consumano solo il 10% dell'energia e durano 40 volte di più rispetto alle lampadine a incandescenza, anche se sono 10 volte più costose».

Secondo il ministero dell'ambiente giapponese, «Se tutte le lampadine attualmente utilizzate nel Paese fossero state sostituite con quelle il tipo Led, si sarebbero risparmiati 5 miliardi di kilowatt ora all'anno di energia elettrica». Si tratta dell'equivalente del consumo annuo di 1,4 milioni di famiglie.

Va anche detto che alcuni importanti produttori giapponesi, come Toshiba e Hitachi, hanno già smesso di fare le lampadine a incandescenza e che Panasonic probabilmente seguirà l'esempio entro l'anno.


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