Il 20 aprile 2010, la piattaforma petrolifera offshore Horizon Deepwater esplose ed affondò nel Golfo del Messico, producendo la più grande catastrofe "naturale" della storia statunitense.
GreenReport - Due anni dopo l'industria petrolifera offshore in acque profonde è in pieno boom: nel 2012 dovrebbero essere realizzati 8 nuovi impianti di trivellazione, la pesca nel Golfo è stata riaperta e in molti si chiedono per cosa sia stata fatta tutta questa confusione contro i petrolieri. Negli Usa è convinzione comune che il Golfo del Messico si sia completamene ripreso dalla marea nera. Anche The New Yorker è ottimista: «Molto è stato fatto e il Gulf per questo è nella forma migliore» e Lisa Di Pinto, della National oceanic atmospheric administration (Noaa), conferma: «Sulla base di quello che ho visto, avrebbe potuto essere molto peggio».
Ma è davvero così? No,almeno a leggere su "Sage Magazine" l'inchiesta "An Unsettling Experiment: Dispersants in the Gulf", nella quale Sandy Aylesworth, una ricercatrice della Yale school of forestry & envirnmental studies, sottolinea: «Nonostante l'enorme valore del Golfo, sia la Bp che le agenzie governative sono state impreparate a difenderlo. Durante la fuoriuscita, l'Environmental protection agency (Epa) ha insistito che era essenziale tenere il Louisiana Sweet Crude lontano dalle coste e dalle zone umide del Golfo, e a ragione: le zone umide del Golfo forniscono la nursery per il 98% degli animali marini che vivono nelle sue acque pelagiche».
Ma il problema era che il metodo utilizzato dalla Bp per impedire che il petrolio raggiungesse le paludi era distruttivo: per disperdere il Louisiana Sweet Crude fuoriuscito da Macondo la multinazionale ha utilizzato disperdenti chimici, che non hanno fatto sparire il petrolio ma lo hanno fatto precipitare, spargendolo su centinaia di km2 di fondali. I disperdenti chimici della Bp hanno semplicemente fatto scomparire il greggio dalla superficie portandolo in acque più profonde, spostandolo da un ecosistema all'altro. Il disperdente e il petrolio rappresentano così ancora una minaccia per la vita marina e in particolare per il plancton, alla base della catena alimentare, dai pesci fino alle balenottere azzurre.
La Aylesworth sottolinea che «Gli scienziati ancora non sanno fino a che punto i disperdenti e il petrolio disperso abbiano avvelenato questi driver microscopici dell'ecosistema del Golfo. Pochi studi sono stati pubblicati sugli effetti dei disperdenti e il corpo limitato della letteratura trae conclusioni contrastanti». Mandy Joye, un geochimico microbico dell'università della Georgia, dice: «Non abbiamo idea di cosa i disperdenti potrebbero fare ai microrganismi. Sappiamo che sono tossici per molte larve. La base della catena alimentare nel mare sta per essere modificata. Su questo non c'è dubbio. Tuttavia, quel che queste alterazioni comporterà rimane una questione aperta».
Il pozzo di Macondo è stato sigillato e dichiarato ufficialmente "morto" il 15 luglio 2010, ma quasi 5 milioni di barili di greggio erano finiti nel Golfo. Secondo i rapporto finale Deepwater Horizon Oil della Noaa, il 50% del petrolio fuoriuscito è ancora in mare: 2,5 milioni di barili di Louisiana Sweet Crude che fluttano nella colonna d'acqua o in superficie: «Quanto basta per riempire 159 piscine olimpioniche di nuoto, 48 delle quali conterrebbero petrolio disperso da sostanze chimiche - fa notare la Aylesworth - Questo greggio disperso chimicamente può costituir una minaccia unica per l‘ecosistema marino del Golfo. E' qui che nell'aprile 2010 sono state fatte le cattive scelte del The Oil Spill Response Toolkit. Mentre trivellazione in acque profonde utilizza alcune delle tecnologie più avanzate al mondo, i metodi di bonifica di una fuoriuscita rimangono ridicolmente rudimentali. L'arsenale attuale delle armi contro uno sversamento si limita allo skimming, all'abbruciamento ed alla dispersione, ed ognuno è sbagliato».
Lo skimming del petrolio dalla superficie del mare è di solito il metodo preferito per affrontare uno sversamento, ma è inefficiente: le 30.000 persone impiegate nelle operazioni di skimming durante il disastro della Deepwater Horizon sono riuscite a recuperare meno del 3% del greggio «Anche se la Bp aveva promesso nei suoi spill preparedness documents di essere in grado di raccogliere 500.000 barili al giorno, alla società ci è voluta un'intera settimana per mobilitare la sua flottiglia s di skimming, a quel punto non ha mai recuperato più di 15.000 barili al giorno, una mera frazione del petrolio che sgorgava dal pozzo», spiega la Aylesworth.
Bruciare il greggio è più efficiente dello skimming, ma provoca emissioni di gas tossici che sono un grave rischio per la salute umana e i composti nocivi rilasciati finiscono nelle profondità oceaniche, dove danneggiano la fauna. Lo scorso febbraio una spedizione scientifica ha trovato un tappeto di stelle marine ed oloturie morte nei fondali contaminati dal petrolio bruciato. Quindi, di fronte allo scarso risultato dello skimming ed alla tossicità della combustione in situ, durante un'audizione al Congresso, l'amministratrice dell'Epa, Lisa Jackson, definì l'utilizzo dei disperdenti «Un compromesso» e spiegò ai pescatori del Golfo che rappresentava il minore dei mali e di essere «Costretta a scegliere tra il'avvelenamento delle nurseries dei pesci nelle zone umide e l'intossicazioni del loro habitat in mare aperto, ho scelto di salvare le zone umide».
Purtroppo alla Jackson mancavano le informazioni giuste. Dopo 30 anni, da quando i disperdenti sono diventati parte integrante della bonifica delle maree nere, ancora non si capisce se per il plancton e le larve sia più pericoloso il petrolio o i disperdenti, i cui effetti a lungo termine sugli ecosistemi marini rimangono completamente sconosciuti. Eppure l'utilizzo di disperdenti è illegale nel settore marittimo: negli Usa se si utilizza anche solo un flacone di detersivo per piatti per disperdere una sottile pellicola di benzina, la Guardia Costiera può revocare la licenza al capitano della barca. Ma la stessa Guardia Costiera ha autorizzato l'uso di 1,8 milioni di galloni di disperdenti durante lo sversamento della Deepwater Horizon.
Quando la Bp presentò il suo Oil spill response plan al corrotto Minerals management service, L'epa e la Guardia Costiera avevano già "pre-approvato" l'utilizzo di alcuni disperdenti, ma l'approvazione del piano della Bp dava praticamente carta bianca alla multinazionale per l'utilizzo illimitato di agenti chimici. Così nelle acque del Golfo del Messico sono stati sversati quasi 2 milioni di galloni di Corexit, il disperdente scelto dalla Bp, circa il 40% è stato spruzzato direttamente sul petrolio fuoriuscito dalla testata del pozzo e la Aylesworth fa notare che «Iniettare il Corexit in mare a quasi un miglio sotto la superficie è stata una novità della Deepwater Horizon e l'approccio non era mai stato testato per la sua efficacia o gli effetti sugli ecosistemi oceanici profondi. Inoltre, la decisione di ricorrere Corexit nel mare profondo è stato un grande esperimento: quello di utilizzare come topo da laboratorio una delle risorse più importanti degli Usa».
La scelta della Bp di utilizzare dosi massicce di Corexit sembra essere stata presa per ragioni discutibili. La Nalco, produce due tipi di Corexit, il 9527 e il 9500° e quest'ultimo sembra il migliore, ma la Bp aveva i magazzini pieni di Corexit 9527 risalente agli anni '90 e, come ha detto Ron Tjeerdema, un tossicologo ambientale consultato dallaNoaa, «La Bp si è sbarazzata del suo vecchio Corexit». La Nalco non fa più il Corexit 9527 perché contiene il 2-butossietanolo, un solvente cancerogeno che ha provocato gravi problemi per la salute a chi ha lavorato alla bonifica della Exxon Valdez. Solo quando si è liberata delle sue scorte di Corexit 9527, la Bp è passata ad utilizzare nel Golfo il Corexit 9500, che è appena meglio, visto che viene indicato come un "pericolo acuto per la salute", lo stesso livello di pericolosità per l'uomo del carburante per i jet.
Diversi scienziati e Ong ambientaliste dicono che la scelta della Bp di usare il Corexit faccia parte dell' stretto legame della Nalco con le multinazionali petrolifere. La Nalco e la Exxon Mobil nel 1994 hanno costituito una joint venture e la leadership petrolifera, compresa la Bp, è fortemente rappresentata nella Nalco. L'utilizzo dell'intera gamma del Corexit è vietato in Gran Bretagna, la patria della Bp, ma l'Epa disse che se il Corexit «E' nella lista e vogliono usarlo, allora sono pre-autorizzati a farlo». Ma è venuto fuori che è stato direttamente il laboratorio della Nalco a condurre i test di tossicità sul Corexit 9500, utilizzando "fuel oil Number 2", un tipo di greggio diverso dal Louisiana Sweet Crude, il che significa c'erano zero dati scientifici sugli effetti del mix di Corexit 9500A e Louisiana Sweet Crude. E Mervin Fingas, uno dei maggiori esperti mondiali di risposta agli sversamenti petroliferi, sottolinea che «La maggior parte dei ricercatori hanno scoperto che il petrolio disperso chimicamente è più tossico del petrolio disperso fisicamente». Questo mette in forte dubbio le ottimistiche conclusioni dell'Epa.
Se il Corexit ha impedito che il greggio soffocasse le paludi e le mangrovie del Golfo, potrebbe allo stesso tempo impedire alle uova dei tonni e di altri pesci di svilupparsi normalmente o di maturare. Scienziati come Joye temono che una prolungata esposizione al petrolio disperso ucciderà o danneggerà irreparabilmente alcuni dei più importanti organismi del Golfo, visto che contiene più alte concentrazioni di composti tossici rispetto a quello privo di disperdenti. Gli attuali protocolli sui test dei disperdenti misurano la tossicità acuta sugli animali per un periodo di 96 ore, ma secondo Nancy Kinner, una microbiologa dell'università del New Hampshire, è molto più interessante la tossicità cronica, un problema finora inesplorato.
Moltissimi animali marini vivono in grandi aree dove i disperdenti sono arrivati a km di profondità e gran parte della biomassa del Golfo sarà esposta al petrolio disperso per mesi o anni, ben più delle 96 ore dei test. E' vero che il Corexit biodegrada presumibilmente in 28 giorni, ma questo è ancora tre volte più della durata dello stadio larvale del tonno rosso, il che significa che molti piccoli tonni hanno passato la fase più delicata della loro vita immersi nei disperdenti. Quello che si sa è che dopo la marea nera la popolazione di tonno nel Golfo de Messico è calata del 5%. Ma i test di tossicità standard di solito utilizzano pesci e gamberi adulti e non larve o plancton. Secondo i test di tossicità dell'Epa durante la marea nera il Corexit sarebbe «Leggermente tossico» o «Praticamente non tossico», ma molti scienziati confutato queste conclusioni perché gli animali utilizzati nei test erano esemplari maturi.
Secondo la Kinner «E' necessaria una nuova serie di protocolli per valutare i rischi connessi ai disperdenti» e questi protocolli «dovrebbero richiedere test sugli animali nelle fasi della vita "rilevanti", tra cui gli stadi larvali». Inoltre l'Epa ha fatto i suoi test di tossicità sui gamberi e i pesci di estuario che secondo la Kinner «Non possono essere le specie più rilevanti per questa particolare fuoriuscita: «Non sorprende che specie diverse rispondano ai disperdenti in modi diversi. Precedenti studi di tossicità dimostrano che i batteri, l'alaccia americana, il kelp gigante e il fitoplancton sono più sensibili al Corexit 9527 rispetto alle specie utilizzate negli studi Epa. Utilizzare esclusivamente specie abbondanti come gamberetti e latterini per i test di tossicità è come usare un maschio da 160 libbre per tutti gli studi sulla salute della Fda e non preoccuparsi degli effetti tossici su un bambino di 10 libbre».
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.