Quando tutto sembra perduto eccoli spuntare all’orizzonte. Vi ricordate nei film western il mitico “Settimo cavalleggeri” che arrivava, trombettiere in testa, a risolvere situazioni estreme e a salvare dal pericolo i buoni assediati dai bellicosi Sioux? Ecco, stessa scena anche se con panorami diversi: il palcoscenico è la vecchia Europa con tutti i suoi grossi guai, da ultima spiaggia; l’Italia, assieme ad altre indifese donzelle, sta per cadere vittima dei bruti ma... tre uomini si ergono a baluardo, ben decisi a farla finita una volta per tutte con i sopraffattori economici: tutti e 3 portano un unico nome di battaglia, Mario.

Il primo, col suo aplomb da distinto signore ma con attributi celati che nessuno immaginava, fa sentire la sua voce ferma alla tifosissima Merkel. Il secondo, con due Draghi come insegna nobiliare, armeggia dietro le quinte dell’economia europea come acqua cheta che però distrugge i ponti. Il terzo, moro, a calci e zuccate poderose schianta la nazionale dei super-euro e li riduce a miseri spettri che vagano confusi su un campo verde (squadretta da oratorio che minacciava sfracelli e voleva fare i conti con noi… ecco, ora li ha fatti!).

L’Italia merita di vincere il confronto con la Germania anche e soprattutto sul tema della crisi così come lo ha meritato sul campo. Abbiamo intrapreso la via del risanamento con i fatti e non con le parole: il nostro saldo primario è in surplus e l’avanzo più alto di quello tedesco. L’Europa comunque non ce la si gioca come Euro 2012, la Germania avrebbe già dovuto rendersene conto: se perde questa partita perde molto più che un match calcistico e si troverebbe con 5 milioni di disoccupati. Forse la tifosa-Merkel lo ha finalmente capito e, seppur a malincuore, stamattina ha dato il suo tanto atteso sì…