Si moltiplicano i casi di aborto illegale in India e tutti riguardano feti di bambine. È ciò che sta emergendo nelle ultime settimane, dopo la scoperta di alcuni inquietanti episodi, avvenuti nel distretto di Beed, in cui diverse donne sono state costrette ad abortire a gravidanza avanzata.
Radio Vaticana - Già il 18 maggio la polizia aveva arrestato una coppia di medici, Sudam Munde e la moglie Saraswati Munde, per aver praticato un’interruzione di gravidanza su una donna di 28 anni che è morta per complicazioni, mentre all’inizio di giugno le forze dell’ordine hanno prelevato Shivaji Sanap, dopo un intervento abortivo su una minorenne di 17 anni al sesto mese. Ulteriori indagini all’interno degli ospedali e delle cliniche sono state avviate dopo il ritrovamento, il 2 giugno scorso, dei feti di due bambine nel letto dei fiume Bindusara. La polizia ha fermato le due madri, i cui aborti forzati, indotti da qualche droga, erano stati praticati al quinto e all’ottavo mese di gravidanza. “È un grave male sociale”, spiega all’agenzia AsiaNews il dr. Pascoal Carvalho, membro della Pontificia Accademia per la Vita. “In parte è legato a ragioni culturali: la nostra è una società patriarcale che da sempre preferisce il figlio maschio. La femmina è considerata un peso – prosegue Carvalho – deve essere educata e poi data in moglie, ma per un matrimonio bisogna fornire una dote consistente. E anche una volta sposata, la donna non sarà rispettata finché non dà alla luce un bambino”. Secondo quanto afferma il dottore, inoltre, il distretto di Beed è la zona in cui il rapporto tra maschi e femmine sotto i 6 anni è il più basso di tutto lo stato: 801 femmine ogni 1000 maschi. Il rapporto del Census, l’ultimo censimento nazionale effettuato in India nel 2011, ha rivelato che nell’intero Paese le bambine sotto i 6 anni sono 7,1 milioni in meno rispetto ai maschi. (A.C.)
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