La testimonianza del dolore e della violenza ad Haiti di Sr. Marcella
Port au Prince - Carissimi amici di Kay La, come sapete la nostra Klinik Sen Franswa ha vissuto ore drammatiche a causa della violenza che sembre essere riesplosa dopo la lunga pausa provocata dal dolore del terremoto che a gennaio 2010 ci ha colpito così violentemente. Tante associazioni straniere stanno terminando i loro progetti di aiuto ed il dramma umano di questa gente riesplode più doloroso che mai. In questi ultimi mesi diverse operazioni di polizia hanno “rotto gli equilibri” esistenti all’interno delle baraccopoli della capitale provocando un’alterazione della situazione preoccupante.
In particolare pare che visti gli interventi di Polizia Nazionale e Polizia ONU nei quartieri di Citè Soleil e Martissant, la zona più sicura dove nascondersi sia proprio la nostra Waf Jeremie che avendo un’unica via di accesso edessendo una zona ad altissima densita’ popolare, non permette un intervento in sicurezza. I responsabili ONU mi dicevano che sarebbe troppo rischioso in termini di possibilità di perdita di vite umani innocenti, tentare una “pulizia” come quella fatta appunto in altre zone. Così la nostra Waf diventa diventa una baraccopoli dormitorio per i banditi in fuga.
Da qui l’aumento della pericolosità di questi ultimi tempi che ci ha messo davvero in difficoltà.
Da lunedi scorso, 28 maggio, siamo tornati al Vilaj Italyen: abbiamo riaperto la Klinik e lunedi prossimo riapriremo la scuola. Ancora fermi i lavori della costruzione della casa di accoglienza più per una questione logistica (fondi promessi da altre organizzazioni purtroppo non ancora arrivati!!!) che per problemi di sicurezza. Ma in realtà la casa di accoglienza è già iniziata perchè la nostra casa ha aperto le porte a duebimbi rimasti orfani: Michela, di tre anni, la cui mamma muore all’improvviso dopo aver dato alla luce il fratellino che morirà dopo poco giorni e Snhaider la cui mamma muore di parto, seguita dalla gemellina del bimbo che morirà di stenti poche settimane dopo.
La situazione adesso sembra essere tranquilla, ma solo perchè i miei boys hanno deciso di autotassarsi per pagare mensilmente il bandito perchè ci lasci in pace.
Ora dobbiamo capire se ha senso portare avanti una presenza sapendo che qualcuno deve pagare per la nostra sicurezza o se invece di fronte ad una devastazione dell’umano così grande non sia meglio rinunciare. Non ci diamo risposte affrettate: guardiamo i segni della realtà e chiediamo al buon Dio di indicarci il meglio per tutti.
Continuiamo il cammino dunque, certi che l’esito di ciò che facciamo non dipende da noi e per questo, pur preoccupati, restiamo liberi.
Grazie per essere con noi in questa storia
Un caro abbraccio
suor Marcella
Port au Prince - Carissimi amici di Kay La, come sapete la nostra Klinik Sen Franswa ha vissuto ore drammatiche a causa della violenza che sembre essere riesplosa dopo la lunga pausa provocata dal dolore del terremoto che a gennaio 2010 ci ha colpito così violentemente. Tante associazioni straniere stanno terminando i loro progetti di aiuto ed il dramma umano di questa gente riesplode più doloroso che mai. In questi ultimi mesi diverse operazioni di polizia hanno “rotto gli equilibri” esistenti all’interno delle baraccopoli della capitale provocando un’alterazione della situazione preoccupante.
In particolare pare che visti gli interventi di Polizia Nazionale e Polizia ONU nei quartieri di Citè Soleil e Martissant, la zona più sicura dove nascondersi sia proprio la nostra Waf Jeremie che avendo un’unica via di accesso edessendo una zona ad altissima densita’ popolare, non permette un intervento in sicurezza. I responsabili ONU mi dicevano che sarebbe troppo rischioso in termini di possibilità di perdita di vite umani innocenti, tentare una “pulizia” come quella fatta appunto in altre zone. Così la nostra Waf diventa diventa una baraccopoli dormitorio per i banditi in fuga.
Da qui l’aumento della pericolosità di questi ultimi tempi che ci ha messo davvero in difficoltà.
Da lunedi scorso, 28 maggio, siamo tornati al Vilaj Italyen: abbiamo riaperto la Klinik e lunedi prossimo riapriremo la scuola. Ancora fermi i lavori della costruzione della casa di accoglienza più per una questione logistica (fondi promessi da altre organizzazioni purtroppo non ancora arrivati!!!) che per problemi di sicurezza. Ma in realtà la casa di accoglienza è già iniziata perchè la nostra casa ha aperto le porte a duebimbi rimasti orfani: Michela, di tre anni, la cui mamma muore all’improvviso dopo aver dato alla luce il fratellino che morirà dopo poco giorni e Snhaider la cui mamma muore di parto, seguita dalla gemellina del bimbo che morirà di stenti poche settimane dopo.
La situazione adesso sembra essere tranquilla, ma solo perchè i miei boys hanno deciso di autotassarsi per pagare mensilmente il bandito perchè ci lasci in pace.
Ora dobbiamo capire se ha senso portare avanti una presenza sapendo che qualcuno deve pagare per la nostra sicurezza o se invece di fronte ad una devastazione dell’umano così grande non sia meglio rinunciare. Non ci diamo risposte affrettate: guardiamo i segni della realtà e chiediamo al buon Dio di indicarci il meglio per tutti.
Continuiamo il cammino dunque, certi che l’esito di ciò che facciamo non dipende da noi e per questo, pur preoccupati, restiamo liberi.
Grazie per essere con noi in questa storia
Un caro abbraccio
suor Marcella
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.