Provati e bisognosi di riposo, ma anche pronti ad abbracciare i compaesani di Rocca di Cambio in una festa di ringraziamento prevista nel fine-settimana: i familiari di Modesto Di Girolamo descrivono così alla MISNA il loro stato d’animo dopo il rilascio dell’ingegnere abruzzese sequestrato nella Nigeria occidentale.
Misna - “La paura è stata grande – racconta la moglie Enza – anche perché in 33 anni di esperienza in Africa a Modesto non era mai accaduto nulla: i lavoratori nigeriani lo stimavano e lui era felice di vivere quell’esperienza”. Secondo ufficiali di polizia citati dall’agenzia di stampa News Agency of Nigeria (Nan), Di Girolamo è stato rilasciato venerdì sera nella città di Ilorin, la stessa dove era stato sequestrato lunedì, dopo il pagamento di un riscatto. Una circostanza, questa, non confermata né smentita alla MISNA da fonti dell’ambasciata italiana in Nigeria. Circa le modalità della liberazione la diplomazia di Roma si è limitata a sottolineare la “massima collaborazione” da parte delle autorità nigeriane e a celebrare “un esempio di efficace cooperazione nel contrasto alla criminalità e al terrorismo”.
Di Girolamo era stato sequestrato nei pressi di un cantiere stradale gestito dalla società italiana Borini e Prono. Sin dalle prime dichiarazioni di alcuni ufficiali di polizia era sembrato probabile che dietro il sequestro non ci fosse Boko Haram, un gruppo armato responsabile di agguati e attentati soprattutto nel nord della Nigeria, ma bande della criminalità locale.
La preoccupazione per l’ingegnere, comunque, era restata alta. Avevano pesato le notizie arrivate giovedì da Kano, metropoli del nord già teatro a gennaio di una delle stragi più efferate tra quelle rivendicate da Boko Haram. Un ostaggio tedesco era stato ucciso durante una sparatoria tra le teste di cuoio nigeriane e i rapitori, identificati da fonti della sicurezza locali come militanti del gruppo armato Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi). A tornare su questo episodio e sul blitz nella città settentrionale di Sokoto costato a marzo la vita all’ingegnere Franco Lamolinara era stato anche il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi. In un colloquio con vice-presidente nigeriano Namadi Sambo, il ministro aveva sottolineato la “fortissima posizione dell’Italia sull’esclusione della forza”.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.