Bashar al Assad ha formato un nuovo governo, aprendo all'opposizione, ma solo quella riconosciuta e senza cambiare i ministeri chiave. A guidare l'esecutivo sarà Riad Hijab.
Radio Vaticana - Intanto non si ferma la violenza: l'Osservatorio siriano per i diritti umani parla di almeno 40 persone uccise nella giornata di oggi, per lo più negli scontri e nei bombardamenti operati dalle forze fedeli al presidente Assad in alcune localita' in mano ai ribelli. Intanto aerei e navi siriane sono impegnate nella ricerca in mare dei due piloti che si trovavano a bordo del caccia turco abbattuto ieri pomeriggio, nella zona di confine, davanti a Latakia, nella Siria settentrionale. Episodio che ha fatto ulteriormente alzare la tensione tra i due Paesi. Damasco parla di sconfinamento del jet da guerra, Ankara si riserva di mettere in campo ogni azione necessaria al caso, dopo aver raccolto ogni informazione necessaria sull’accaduto. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Michele Iacovino, analista del Centro Studi Internazionali:
R. – La sensazione è quella che Erdogan non voglia soffiare sul fuoco della crisi siriana, anche perché non essendoci chiarezza su quello che è successo non vuole commettere un errore. A seconda di quelli che sono stati gli effettivi accadimenti, potrebbero esserci ripercussioni pericolose nell’area. Non dobbiamo dimenticare che la Turchia è per grandezza il secondo esercito all’interno della Nato e in questo momento è stato abbattuto un suo aereo: la priorità è quindi fare chiarezza su quello che è successo, cioè su quali siano state le cause che hanno portato all’abbattimento di un aereo della Nato.
D. – C’è poi una notizia che si è diffusa in queste ultime ore, ovvero che i gruppi armati siriani anti-Assad a Homs avrebbero ricevuto missili israeliani di ultima generazione. Questo vuol dire che si apre un altro scenario?
R. – Su questa notizia andrei con molta cautela, anche perché sarebbe un coinvolgimento che andrebbe “contro” gli stessi interessi di Israele, il quale in questo momento non ha alcuna voglia che il conflitto siriano possa subire una ulteriore escalation rispetto all’attuale situazione, che già è di totale instabilità. Quindi, da parte israeliana armare le milizie ribelli che si rifanno a una maggioranza sunnita non rientra al momento nella lista delle priorità.
D. – In questa situazione, si cerca ancora di mantenere in piedi il cessate-il-fuoco e il piano di Kofi Annan, l’inviato della Lega araba e dell’Onu. Un cessate-il-fuoco che però non è stato fino ad adesso rispettato…
R. – Finora, il mandato di Kofi Annan è comunque rimasto imbrigliato nella volontà politica del Consiglio di sicurezza di non dare troppo potere a questa missione anche perché su tutta la crisi siriana rimane l’influenza della Russia che non vuole, in questo momento, totalmente perdere l’alleato nell’area mediorientale che è Assad. Comunque, le diplomazie occidentali stanno portando avanti un lavoro di pressione nei confronti di Putin e si sta cercando una via d’uscita in modo tale da tentare di portare via dal Paese Assad per gettare i presupposti per una transizione. Il grandissimo problema è che ancora l’opposizione siriana non riesce a essere unita e non riesce a dimostrarsi un soggetto responsabile su cui poter puntare per una transizione democratica.
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