A Roma un seminario di studio e approfondimento sulla pubblicità ingannevole nei giochi d'azzardo
Liberainformazione - Il cartello in rete “Mettiamoci in gioco” ha organizzato oggi un convegno dedicato al tema della “pubblicità ingannevole nei giochi d’azzardo” e ambientato nella stimolante cornice della Università della Sapienza in Roma, facoltà di Scienze Politiche. “Ti piace vincere facile?” era il titolo della proposta che rimbalzava tra gli innumerevoli slogan che Monopoli di Stato, braccio armato del Ministero dell’Economia e Finanze, e i vari gestori, spesso rappresentanti ricche multinazionali, mobilitano per vendere il prodotto. Assediati dalle suggestioni del “Gioco responsabile” “Gioca il giusto” (che subliminalmente suona come “Il gioco è giusto”, come è stato sottilmente osservato) gli italiani sembrano cedere alle lusinghe della proposta se è vero che il trend ascensionale della raccolta non si placa e sembra proiettare le stime del fatturato 2012 oltre i possibili 100 miliardi, record assoluto in Europa, a confermare il rango di terza industria del paese. Ma se non è possibile eliminare la pubblicità, relatori come Matteo Iori (presidente del Conagga), Michele Marangi (media educator), Vanna Pizzi (Federconsumatori nazionale) si sono sforzati di dimostrare che è possibile leggere tra i contenuti e, spesso, svelare reticenze, coperture, demagogie di sistema. Un efficace esempio sta nelle probabilità di vincita del più munifico dei Gratta e Vinci: 500.000 euro di premio. Ebbene, è stato dimostrato, Gazzetta Ufficiale (e dunque regolamento) alla mano, che la probabilità di vincita è una su sei milioni. Tanto che se i poco preziosi tagliandi (lunghi 13,5 cm l’uno) venissero disposti in progressione coprirebbero un percorso dal centro di Milano a quello di Potenza, pari a 918 chilometri di sviluppo, e solo un rettangolino della dimensione indicata risulterebbe vincente. Il convegno ha ribadito la necessità di una precisione semantica dei termini. E dunque allora “malattia patologica da gioco” e non “ludopatia” come scorrettamente e poco scientificamente indicato. E, ancora, gioco e azzardo ben distinti e non gioco e gioco d’azzardo.
Difatti “Mettiamoci in gioco” ribadisce la propria natura anti-proibizionista e il riconoscimento di valore al gioco come esercizio ludico, negando invece positività e crescita all’azzardo, puro frutto di istantaneità e fortuna. Però ci si batte contro una lobby potente e ricca di risorse, in grado di veicolare efficacemente giochi di Stato come Win for life (un surrogato della pensione che latita dopo la recente legge come una risorsa nazionale. E, allora, verrebbe da chiedersi: sarebbero d’accordo le migliaia di esodati che vedono il ritiro dal lavoro come un traguardo al momento impossibile?
Nonostante tutte le resistenze l’industria dell’azzardo va avanti e la pubblicità più che veicolare un singolo prodotto contrabbanda uno stile di vita: il rischio, il sogno, la felicità, in rapida successione, C’è anche Libera a battersi contro questa lobby che recentemente perde qualche colpo anche grazie alla trasversalità di un consenso politico critico. E una direzione di marcia riassumibile in uno slogan potrebbe intitolarsi “Dall’alea ai...Lea”. Cioè dal puro e passivo esercizio di consumatori di fortuna all’inquadramento della malattia patologica nei traguardi elementari di assistenza. Nel corso del convegno è stato ricordato che sono circa 800.000 gli italiani che si dibattono nella compulsività e, se fosse confermata una ricerca epidemiologica tedesca che stima in 38.000 euro il costo pro capite di una cura di recupero, si concluderebbe che i 9,3 miliardi effettivamente intascati con l’azzardo dallo Stato italiano nel corso del 2011 sono una cifra misera rispetto ai costi di cura se istituzionalmente riconosciuti.
Nel pomeriggio i convenuti si sono dati appuntamento davanti a un tavolo per ascoltare dalla viva voce della senatrice Emanuela Baio i progressi legislativi del disegno di legge. L’iter è complesso ma sembra riscuotere unanimità di consensi anche se fa i conti con un quadro di priorità emergenziali che mettono in dubbio la sua messa a regime prima della scadenza della legislazione. E una legge per essere approvata abbisogna di sicure garanzie di finanziamento. E’ per questo che il clima sembra poco propizio per una revisione della jungla fiscale. Attualmente ogni singolo gioco ha una sua singola tassazione nel segno di una deregulation che risponde a precise logiche di mercato, ma anche di cannibalizzazione dei singoli giochi tra di loro. In chiusura di lavori “Mettiamoci in gioco” ha stilato un calendario delle urgenze. Contatto diretto dunque con le commissioni finanze e giustizia (presidenti, senatori e relatori) che stanno varando l’ossatura dell’impianto legislativo.
Nuovo appuntamento a settembre per un ulteriore occasione offerta da Scienze Politiche con un nuovo convegno su tema specifico da svolgersi a novembre nell’Aula Magna della facoltà con la probabile partecipazione di 400 studenti e di qualificati economisti e giuristi come relatori. E a seguire, consolidate adesioni e consensi, il cartello entrerà in più diretto rapporto con gli utenti utilizzando i social network, le proprie emanazioni periferiche, le associazioni di base e la società civile.
Liberainformazione - Il cartello in rete “Mettiamoci in gioco” ha organizzato oggi un convegno dedicato al tema della “pubblicità ingannevole nei giochi d’azzardo” e ambientato nella stimolante cornice della Università della Sapienza in Roma, facoltà di Scienze Politiche. “Ti piace vincere facile?” era il titolo della proposta che rimbalzava tra gli innumerevoli slogan che Monopoli di Stato, braccio armato del Ministero dell’Economia e Finanze, e i vari gestori, spesso rappresentanti ricche multinazionali, mobilitano per vendere il prodotto. Assediati dalle suggestioni del “Gioco responsabile” “Gioca il giusto” (che subliminalmente suona come “Il gioco è giusto”, come è stato sottilmente osservato) gli italiani sembrano cedere alle lusinghe della proposta se è vero che il trend ascensionale della raccolta non si placa e sembra proiettare le stime del fatturato 2012 oltre i possibili 100 miliardi, record assoluto in Europa, a confermare il rango di terza industria del paese. Ma se non è possibile eliminare la pubblicità, relatori come Matteo Iori (presidente del Conagga), Michele Marangi (media educator), Vanna Pizzi (Federconsumatori nazionale) si sono sforzati di dimostrare che è possibile leggere tra i contenuti e, spesso, svelare reticenze, coperture, demagogie di sistema. Un efficace esempio sta nelle probabilità di vincita del più munifico dei Gratta e Vinci: 500.000 euro di premio. Ebbene, è stato dimostrato, Gazzetta Ufficiale (e dunque regolamento) alla mano, che la probabilità di vincita è una su sei milioni. Tanto che se i poco preziosi tagliandi (lunghi 13,5 cm l’uno) venissero disposti in progressione coprirebbero un percorso dal centro di Milano a quello di Potenza, pari a 918 chilometri di sviluppo, e solo un rettangolino della dimensione indicata risulterebbe vincente. Il convegno ha ribadito la necessità di una precisione semantica dei termini. E dunque allora “malattia patologica da gioco” e non “ludopatia” come scorrettamente e poco scientificamente indicato. E, ancora, gioco e azzardo ben distinti e non gioco e gioco d’azzardo.
Difatti “Mettiamoci in gioco” ribadisce la propria natura anti-proibizionista e il riconoscimento di valore al gioco come esercizio ludico, negando invece positività e crescita all’azzardo, puro frutto di istantaneità e fortuna. Però ci si batte contro una lobby potente e ricca di risorse, in grado di veicolare efficacemente giochi di Stato come Win for life (un surrogato della pensione che latita dopo la recente legge come una risorsa nazionale. E, allora, verrebbe da chiedersi: sarebbero d’accordo le migliaia di esodati che vedono il ritiro dal lavoro come un traguardo al momento impossibile?
Nonostante tutte le resistenze l’industria dell’azzardo va avanti e la pubblicità più che veicolare un singolo prodotto contrabbanda uno stile di vita: il rischio, il sogno, la felicità, in rapida successione, C’è anche Libera a battersi contro questa lobby che recentemente perde qualche colpo anche grazie alla trasversalità di un consenso politico critico. E una direzione di marcia riassumibile in uno slogan potrebbe intitolarsi “Dall’alea ai...Lea”. Cioè dal puro e passivo esercizio di consumatori di fortuna all’inquadramento della malattia patologica nei traguardi elementari di assistenza. Nel corso del convegno è stato ricordato che sono circa 800.000 gli italiani che si dibattono nella compulsività e, se fosse confermata una ricerca epidemiologica tedesca che stima in 38.000 euro il costo pro capite di una cura di recupero, si concluderebbe che i 9,3 miliardi effettivamente intascati con l’azzardo dallo Stato italiano nel corso del 2011 sono una cifra misera rispetto ai costi di cura se istituzionalmente riconosciuti.
Nel pomeriggio i convenuti si sono dati appuntamento davanti a un tavolo per ascoltare dalla viva voce della senatrice Emanuela Baio i progressi legislativi del disegno di legge. L’iter è complesso ma sembra riscuotere unanimità di consensi anche se fa i conti con un quadro di priorità emergenziali che mettono in dubbio la sua messa a regime prima della scadenza della legislazione. E una legge per essere approvata abbisogna di sicure garanzie di finanziamento. E’ per questo che il clima sembra poco propizio per una revisione della jungla fiscale. Attualmente ogni singolo gioco ha una sua singola tassazione nel segno di una deregulation che risponde a precise logiche di mercato, ma anche di cannibalizzazione dei singoli giochi tra di loro. In chiusura di lavori “Mettiamoci in gioco” ha stilato un calendario delle urgenze. Contatto diretto dunque con le commissioni finanze e giustizia (presidenti, senatori e relatori) che stanno varando l’ossatura dell’impianto legislativo.
Nuovo appuntamento a settembre per un ulteriore occasione offerta da Scienze Politiche con un nuovo convegno su tema specifico da svolgersi a novembre nell’Aula Magna della facoltà con la probabile partecipazione di 400 studenti e di qualificati economisti e giuristi come relatori. E a seguire, consolidate adesioni e consensi, il cartello entrerà in più diretto rapporto con gli utenti utilizzando i social network, le proprie emanazioni periferiche, le associazioni di base e la società civile.
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