In Libia, qualche arresto e un centinaio di seggi rimasti chiusi per atti di sabotaggio nella parte orientale del Paese, ma nel complesso le operazioni di voto si sono svolte regolarmente e hanno visto una grande partecipazione. Due milioni e 700 mila i cittadini iscritti a votare per eleggere i 200 membri del Congresso Generale Nazionale, che avrà il compito di nominare il governo e il nuovo premier.
Radio Vaticana - Libia al voto tra felicità e incertezze. Queste le prime impressioni raccolte a Tripoli, dove alle 10 del mattino si registrava già una buona affluenza con alcuni seggi nella zona centrale della capitale che sfioravano il 25 per cento dei votanti. Mentre nei quartieri filo-gheddafiani come Abu Salim l’affluenza era intorno al 18 per cento. Ed è proprio in posti come questi che in diversi rimangono indecisi sull’utilità di votare o meno. Ma il resto della città è percorso da caroselli di macchine e gente festante che si va a concentrare in Piazza dei Martiri. Una situazione di relativa calma e tranquillità anche se la presenza dei miliziani e dell’esercito è stata pesantemente rafforzata sulle strade per timore di attentati.
Una situazione festante, quella della capitale, che fa però da contraltare alle notizie in parte negative che arrivano dall’est del Paese, dove si registrano casi di attacchi contro sedi elettorali a Bengasi e lo stop al voto nella città di Brega dove ignoti hanno dato fuoco a depositi del materiale elettorale. Ma la partecipazione al voto nonostante tutto pare essere comunque molto significativa. Di affluenza alta ha infatti parlato in una conferenza stampa a Tripoli, senza fare cifre, anche il presidente dell’Alta commissione elettorale, Nuri al-Abbar, e si conferma che il 94 per cento dei seggi è comunque aperto. Il testa a testa, almeno a Tripoli, sembra essere tra Al Watan il partito di Abdelhakim Belhadj, l’ex comandante militare di Tripoli, e l’alleanza delle forze nazionali di Mahmoud Jibril.
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