Ieri è stata la giornata più sanguinosa dall'inizio della rivolta: 302 vittime. Morto anche il capo dell'intelligence. I rivoltosi hanno preso il controllo di posti di confine con Turchia e Iraq. Dopo il veto russo-cinese al Consiglio di sicurezza, Gran Bretagna e Stati Uniti annunciano iniziative di sostegno alla ribellione. Mosca polemizza.
AsiaNews - Continua la battaglia di Damasco, dove l'esercito ha ripreso il controllo del distretto di Midan, mentre i ribelli si sono impadroniti di due importanti posti di frontiera con Iraq e Turchia. Il bilancio degli scontri di ieri, secondo il Syrian Observatory for Human Rights, è di 302 vittime, il più sanguinoso da quando è iniziata la rivolta contro il regime, 16 mesi fa. E' morto anche il generale Hisham Bakhtiar, responsabile del Syrian National Security Council, l'intelligence siriana, che era rimasto ferito nell'attentato di due giorni fa, che ha ucciso i ministri della difesa e degli interni.
Sempre oggi, dalla Turchia arriva la notizia che un altro generale - il 21mo - ha abbandonato l'esercito, traversando il confine turco. E' il terzo negli ultimi tre giorni.
Sul piano internazionale, al - previsto - veto di Russia e Cina alla risoluzione del Consiglio di sicurezza che minacciava il regime siriano di nuove sanzioni, stanno seguendo prese di posizione e polemiche.
William Hague, responsabile del Foreign Office ha sostenuto che il suo Paese ha intenzione di dare maggior sostegno ai rivoltosi. "Ci sono - ha dichiarato - numerose cose che possiamo fare: in primo luogo fornire maggiore concreto sostegno. Non vogliamo dare mezzi mortali", Da parte sua, l'ambasciatore statunitense all'Onu ha sostenuto che esistono piani del suo Paese e dei suoi alleati per premere sul governo siriano al di fuori dell'Onu.
Quest'ultima affermazione ha provocato la reazione del ministero degli esteri russo, il cui portavoce, Alexander Lukashevich, ha affermato che "se queste dichiarazioni e questi piani sono elementi della politica attuale, penso che è un segnale molto, molto allarmante per tutti noi".
Tornando sul campo di battaglia, i rivoltosi stanno prendend il controllo di posti di frontiera con Turchia e Ira, con l'evidente scopo di facilitare l'arrivo di eventuali aiuti. Al confine con la Turchia, ieri, i ribelli sono riusciti a prendere il controllo del posto di confine di Bab al-Hawa, mentre l'intervento di elicotteri da combattimento li ha costretti ad arretrare da quello di Abu Kamal (nella foto).
L'Iraq, da parte sua, sta esaminando la possibilità di chiudere l'intero confine con la Siria. L'ha detto ad al-Jazeera il vice ministro degli interni iracheno, Adnan al-Assadi, facendo riferimento a quanto accaduto a Abu Kamal. I ribelli hanno attaccato il posto di frontiera, situato sull'autostrada Damasco-Baghdad, una delle più importanti dell'intera regione. L'esponente governativo iracheno ha raccontato che i militari del suo Paese hanno visto gli insorti prendere il controllo del posto di frontiera e "giustiziare 22 soldati siriani, davanti agli occhi dei militari iracheni". "Se la situazione continua - ha aggiunto - ci prepariamo a chiudere l'intero confine con la Siria".
AsiaNews - Continua la battaglia di Damasco, dove l'esercito ha ripreso il controllo del distretto di Midan, mentre i ribelli si sono impadroniti di due importanti posti di frontiera con Iraq e Turchia. Il bilancio degli scontri di ieri, secondo il Syrian Observatory for Human Rights, è di 302 vittime, il più sanguinoso da quando è iniziata la rivolta contro il regime, 16 mesi fa. E' morto anche il generale Hisham Bakhtiar, responsabile del Syrian National Security Council, l'intelligence siriana, che era rimasto ferito nell'attentato di due giorni fa, che ha ucciso i ministri della difesa e degli interni.
Sempre oggi, dalla Turchia arriva la notizia che un altro generale - il 21mo - ha abbandonato l'esercito, traversando il confine turco. E' il terzo negli ultimi tre giorni.
Sul piano internazionale, al - previsto - veto di Russia e Cina alla risoluzione del Consiglio di sicurezza che minacciava il regime siriano di nuove sanzioni, stanno seguendo prese di posizione e polemiche.
William Hague, responsabile del Foreign Office ha sostenuto che il suo Paese ha intenzione di dare maggior sostegno ai rivoltosi. "Ci sono - ha dichiarato - numerose cose che possiamo fare: in primo luogo fornire maggiore concreto sostegno. Non vogliamo dare mezzi mortali", Da parte sua, l'ambasciatore statunitense all'Onu ha sostenuto che esistono piani del suo Paese e dei suoi alleati per premere sul governo siriano al di fuori dell'Onu.
Quest'ultima affermazione ha provocato la reazione del ministero degli esteri russo, il cui portavoce, Alexander Lukashevich, ha affermato che "se queste dichiarazioni e questi piani sono elementi della politica attuale, penso che è un segnale molto, molto allarmante per tutti noi".
Tornando sul campo di battaglia, i rivoltosi stanno prendend il controllo di posti di frontiera con Turchia e Ira, con l'evidente scopo di facilitare l'arrivo di eventuali aiuti. Al confine con la Turchia, ieri, i ribelli sono riusciti a prendere il controllo del posto di confine di Bab al-Hawa, mentre l'intervento di elicotteri da combattimento li ha costretti ad arretrare da quello di Abu Kamal (nella foto).
L'Iraq, da parte sua, sta esaminando la possibilità di chiudere l'intero confine con la Siria. L'ha detto ad al-Jazeera il vice ministro degli interni iracheno, Adnan al-Assadi, facendo riferimento a quanto accaduto a Abu Kamal. I ribelli hanno attaccato il posto di frontiera, situato sull'autostrada Damasco-Baghdad, una delle più importanti dell'intera regione. L'esponente governativo iracheno ha raccontato che i militari del suo Paese hanno visto gli insorti prendere il controllo del posto di frontiera e "giustiziare 22 soldati siriani, davanti agli occhi dei militari iracheni". "Se la situazione continua - ha aggiunto - ci prepariamo a chiudere l'intero confine con la Siria".
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