venerdì, luglio 06, 2012
Gli ex dittatori argentini Jorge Videla e Reynaldo Bignone sono stati condannati rispettivamente a 50 e 15 anni di carcere con l’accusa di aver autorizzato la sistematica sottrazione di neonati, figli di desaparecidos

Misna - La sentenza, cui danno ampio risalto i media argentini, è stata emessa ieri dal Tribunal Oral Federal 6 (Tof6) che ha parlato di una “pratica sistematica” dove le vittime erano le donne detenute in stato di gravidanza. Prima di dare lettura della sentenza, la presidente del tribunale, Maria del Carmen Roqueta, ha respinto i ricorsi presentati dagli accusati affermando che gli atti contestati sono “di lesa umanità”. Azioni, ha poi aggiunto, commesse “alterando e sopprimendo identità durante il sequestro, la prigionia, la scomparsa o la morte delle madri nel segno di un piano generale di annichilimento di parte della popolazione civile con la giustificazione di combattere la sovversione, mettendo in atto metodi di terrorismo di Stato tra il 1976 e il 1983, gli anni dell’ultima dittatura militare”.

Subito dopo la sentenza, scrive il giornale argentino Clarin, la presidente di Abuelas de Plaza de Mayo , Estela de Carlotto, ha abbracciato Francisco Madariaga, uno dei 35 casi di neonati sottratti e al centro di questo processo. Di questi 25 hanno recuperato le loro vere identità, tra cui i due deputati Victoria Donda e Juan Cabandié. Nel processo si è dibattuto del caso della stessa figlia di Carlotto, Laura, di cui non si conoscono le sorti.

Secondo stime correnti, durante la dittatura furono un migliaio i neonati sottratti ai legittimi genitori, di questi un centinaio hanno scoperto la verità sul loro passato. Insieme a Videla e Bignone ieri sono stati condannati altri sette esponenti della giunta militare con pene detentive dai 5 ai 40 anni.

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