Fukushima è ormai stato catalogato come il secondo disastro nucleare di sempre per effetti sulla salute. Al primo posto resta Chernobyl (1986) costato la vita a 65 persone inizialmente e ad almeno altre 4000 nel corso di 80 anni.
E-ilmensile - A riferirlo è lo studio condotto da Mark Jacobson e John Ten Hoeve dell’Università di Stanford e pubblicato su Energy and Environmental Science. L’incidente alla centrale di Daiichi rappresenta dunque un pericolo serio e preoccupante per la salute di migliaia di persone, tanto che gli studiosi Usa stimano che ci saranno fra i 15 e i 1300 morti per esposizione a radiazioni. Sarebbero inoltre associabili casi di cancro in un numero compreso tra 24 e 2.500. Grazie a un modello atmosferico 3D su scala globale, Jacobson e Hoeve hanno considerato anche il possibile spostamento dei materiali radioattivi e la conseguente esposizione anche al di fuori delle isole nipponiche. Sono state studiate, inoltre, le possibili maniere nelle quali si può entrare in contatto con le radiazioni: oltre a quella diretta, anche la possibile inalazione per vie aeree di polveri contaminate, ingestione di cibo e acque contenenti residui radioattivi. Contatto, però, che pare essere stato limitato dal fatto che in larga parte le radiazioni sono finite nelle acque dell’Oceano Pacifico. Appena il 19 percento delle radiazioni ha contaminato l’area circostante la centrale nucleare di Fukushima Daiichi riducendo così il rischio per gli abitanti.
Alle vittime sopra citate andrebbero aggiunte, secondo Jacobson e Ten Hoeve, le oltre 600 persone decedute durante le manovre di evacuazione, perlopiù anziani e malati. Dati chiaramente non in linea con i rassicuranti comunicati con cui il Comitato Scientifico delle Nazioni Unite ha nelle scorse settimane minimizzato le possibili ripercussioni sulla popolazione mondiale.
Lo studio termina con un’analisi sulla centrale Usa di Diablo Canyon in California. Applicando il loro modello a un possibile disastro nucleare in quell’impianto, è risultata una proiezione tutt’altro che rassicurante. Tenendo conto anche delle varie stagioni in cui potrebbe verificarsi la catastrofe e della conformazione del territorio, un eventuale incidente potrebbe causare un numero maggiore di vittime rispetto a quanto previsto per la centrale giapponese, questo nonostante la densità abitativa risulti inferiore rispetto a quella di Fukushima.
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