martedì, luglio 10, 2012
Margherita Atzori, giovane artista sarda, è una seguace italiana dello “Yarn Bombering”, un tipo di street art che consiste nel rivestire elementi di arredo urbano con manufatti di lana e cotone. E’ una delle tecniche creative che hanno l’obiettivo di provocare e coinvolgere i cittadini a colpi di arte (leggi il nostro precedente articolo). Margherita è oggi ai microfoni di Paola Bisconti per Lpl.

In che modo sei venuta a conoscenza di questa tecnica artistica così singolare?
Nel modo più semplice: attraverso la rete; rovistando nell’infinito mondo di internet ad attirare la mia attenzione è stato uno dei lavori di Magda Sayeg. Ho trovato il movimento dello Yarn Bombing geniale e ho cercato di saperne di più. Da lì a qualche giorno ho deciso di sperimentarlo nella mia città avvicinandolo però al mio percorso di studi. L’obiettivo era usare la Guerrilla Crochet, non solo come forma di protesta contro il degrado urbano e come forma di abbellimento della città, ma anche per dare al passante dei messaggi ben precisi, studiando tutto nei minimi dettagli, a partire dai colori fino alla scelta del luogo e dei personaggi rappresentati (i pupazzi), quasi sempre appartenenti al mondo dell’infanzia o facilmente riconoscibili in protagonisti di libri. Niente doveva essere casuale; in pratica, una specie di personalizzazione del movimento…


Dato il tuo percorso di studi in psicologia, impiegheresti il “bombardamento tessile” come metodo ludico didattico rivolto ai bambini perché possano esprimere totalmente la propria creatività?
Assolutamente si, è uno dei miei obiettivi. Mi piacerebbe creare dei veri e propri laboratori di Yarn Bombing dove i bambini possono dare libero sfogo alla propria fantasia attraverso storie inventate o traendo ispirazione dal loro libro preferito per poi uscire in strada, a lavoro concluso, a chiudere il proprio lavoro su qualche bel paletto.
L’idea di creare tanti piccoli “Yarnstormer” mi diverte parecchio, ma lo farei cercando di trasmettere le mie linee guida, che si basano sul rispetto del prossimo e dell’ambiente circostante (e che potete trovare sul suo gruppo facebook, ndr).


Quale significato attribuisci ai colori che impieghi per le tue creazioni? Quale più di tutti attira l’attenzione dei passanti?
I colori sono prima di tutto una forma di riconoscimento, sono la “firma dell’artista”. Le mie creazioni hanno quasi sempre il viola scuro in apertura e in chiusura del lavoro. Ricorrono spesso anche il rosa fucsia, il celeste e il giallo. Chiaramente, più i colori sono accesi più attirano l’attenzione del passante, ma non possono essere scelti in modo casuale perché condizionano l’aspetto emotivo di chi guarda. Per questo in base al tipo di lavoro e al tipo di messaggio scelgo le tonalità più idonee o decido di introdurre nuovi colori.


Il vostro attivismo è stato paragonato ad una “rivoluzione gentile”; tu sei convinta che questa sorta di provocazione pacifica possa veramente coinvolgere anche le persone più indifferenti al problema dell’ecologia, del rispetto dell’ambiente e della bellezza della natura?
Non ho la presunzione né tantomeno l’ambizione di cambiare chi non ha nessun interesse per l’ecologia o per il rispetto dell’ambiente. Però si può sicuramente educare un individuo dimostrando che un oggetto considerato vecchio e brutto può essere di nuovo bello e utile. Spesso rimetto a nuovo oggetti trovati ai piedi dei cassonetti, ma la mia vuole essere solo una dimostrazione di come riciclare: sta alla sensibilità e alla riflessione di ciascuno fare in altrettanto modo.


Raccontaci della mostra “Street Art” organizzata dall’Unione Sarda a Cagliari, dove sono esposte anche le tue opere. Qual è la peculiarità di questa manifestazione artistica e culturale?
La mostra “Street Art: dalla strada ai media”, a cura di Francesca Mulas e Giacomo Pisano, ha la peculiarità di aver raccolto insieme 19 artisti sardi per dare visibilità a chi ha scelto la città come forma più diretta di espressione artistica. Una possibilità in più per abituare l’occhio del cittadino a quell’“arte da strada” che tanto faceva paura in passato, perché considerata puro e semplice atto vandalico, ma che finalmente sta trovando spazio e considerazione. Non solo, è anche una riflessione sui temi della comunicazione e dei media, sul ruolo che hanno oggi radio e tv, sull’interazione sociale e sulla comunicazione tra persone.
Per quanto mi riguarda, è stata una bellissima esperienza di condivisione e confronto con altri artisti che hanno un’esperienza sul campo ben più lunga della mia. Per l’evento ho voluto creare Dr. Poole, il personaggio del libro “La scimmia e l’Essenza” di A. Huxley, rappresentandolo con occhiali, cappello e in mano un giornale che riporta le preziosissime parole lasciate in eredità del geniale Huxley: “Solo con la nozione della propria Essenza un uomo può cessare di essere molte scimmie”. L’obiettivo è evidenziare l’importanza della libertà di pensiero e del rifiuto delle norme ingiuste e disumanizzanti del sistema, per credere invece nella propria unicità. La mostra è ancora in corso e chi è interessato può trovarla fino al 15 luglio in piazza Unione Sarda a Cagliari.

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