sabato, luglio 28, 2012
In questi giorni i politici italiani discutono della propria popolarità, vera o presunta, sui social network con scambi di accuse incrociate. Proviamo a capire un po' di più di cosa si tratta

Città Nuova - Marco Camisani Calzolari è un docente dello IULM (Università di comunicazione e lingue) che qualche giorno fa ha pubblicato uno studio in cui sostiene che il 54 per cento dei followers di Beppe Grillo sia falso. Grillo, forse il più noto blogger e utilizzatore della Rete italiano nel mondo, oltre che comico e leader del Movimento 5 Stelle, ha subito parlato di inattendibilità della ricerca e replicato sul suo profilo Facebook: «Certe accuse lasciano il tempo che trovano». Stessi dubbi Camisari Calzolari li ha sollevati appena due giorni fa sui followers di Di Pietro, Vendola, Bersani e tanti altri.

Riepilogando: i followers di alcuni uomini pubblici sarebbero falsi e questo è trend topic su Twitter. Cioè?

Cominciamo dalla fine della frase e dall’inizio della storia: Twitter è il social network del momento, il suo nome deriva dal verbo inglese “to tweet”, cinguettare. Gli aggiornamenti su Twitter si chiamano tweet e possono contenere al massimo 140 caratteri. Questo fa di Twitter una piattaforma agile, ideale per comunicare in mobilità, senza una connessione Adsl, ma con solo quella del telefonino (ecco una delle ragioni per cui Twitter è stato il social network più utilizzato per comunicare i fatti della primavera araba e perché viene normalmente adoperato per fare giornalismo partecipativo, il cosiddetto citizen journalism).

Su Twitter non si diventa amici come su Facebook, ma ci si segue (to follow): si può seguire qualcuno (following) o essere seguiti da qualcuno (avere dei followers), tutto senza quella simmetria di rapporti tipica degli “amici” di Facebook: io posso tranquillamente seguire Barack Obama o Mick Jagger pur senza conoscerli, ed essere seguito da chiunque.

Più followers si hanno su Twitter più si è popolari: esistono veri e propri misuratori per capire quanto si è influenti nella comunità di Twitter, ci sono classifiche degli utenti più famosi e, nella colonna di sinistra di ogni profilo, gli argomenti più dibattuti del momento, i trending topics. Ci sono anche persone che prendono identità di altri, i cosiddetti fakes, per creare un po’ di scompiglio con dichiarazioni sensazionali o fuori luogo, nella speranza di creare quell’onda mediatica capace, all’occorrenza, di innalzare o travolgere, molto democraticamente, qualsiasi utente.

È possibile comprare dei followers su Twitter? Pare di sì, e sembra non sia nemmeno molto difficile, bastano pochi minuti e qualche decina di dollari: 100mila followers costerebbero la modica cifra di venti dollari. I followers possono essere acquistati per aumentare la propria fama o anche assegnati a un altro account per screditarlo. Già, perché essere scoperti a barare, su Twitter, come da qualsiasi altra parte, fa perdere consensi e credibilità, e ci vuole pochissimo per passare da uno status di opinion leader a quello di non desiderato, il tempo di un tweet.

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