sabato, luglio 21, 2012
Una crisi durata 6 mesi, acuita dalla guerra scatenata dalle milizie islamiche; Ancora lunga la strada verso la resilienza alla siccità.

Greenreport - Esattamente un anno fa, l'Onu dichiarò lo stato di emergenza alimentare nel sud della Somalia. Una crisi durata 6 mesi, acuita dalla guerra scatenata dalle milizie islamiche, che ha provocato migliaia di vittime e richiesto un ingente programma di aiuti umanitari. Una "tempesta perfetta" di fame, siccità e guerra che è stata dichiarata cessata solo il 2 Febbraio 2012, lasciandosi dietro lutti, dolori, campi profughi e bambini segnati per tutta la vita. Ma secondo la Fao ci sono segnali positivi: oggi la Somalia è sulla via della ripresa anche se «la situazione rimane critica e il continuo afflusso di aiuti è indispensabile perché la sicurezza alimentare venga mantenuta». Luca Alinovi, che dirige le operazioni della Fao in Somalia, avverte: «Tramite la progettazione e l'attuazione di un processo di ricostruzione sostenibile, abbiamo visto le comunità locali risollevarsi sulle proprie gambe in pochi mesi. Ma il rischio è che possano ricadere nuovamente in una situazione di crisi se ritiriamo ora il nostro appoggio. Questo rischio appare ancora più serio alla luce delle ultime stime dell' Unità di sicurezza alimentare e nutrizione della Fao in Somalia, secondo le quali le piogge scarse di quest'anno porteranno a raccolti sotto la media in molte parti del sud, tra le quali la regione di Bay, un'area che conta normalmente per quasi i due terzi della produzione totale di sorgo del paese. Ciò potrebbe portare a un peggioramento della situazione della sicurezza alimentare - attualmente classificata come molto critica nella maggior parte della Somalia del Sud, nonostante i considerevoli sforzi umanitari dispiegati dalla Fao e da altri attori nazionali ed internazionali. Circa 3.4 milioni di Somali continuano a ricevere sostegno sotto forma di denaro o di aiuti alimentari».

Intanto si prevedono magri raccolti anche nella zona agro-pastorale centrale diquesto Stato fantasma. «A seguito della combinazione di piogge irregolari e inferiori alla norma e di infestazioni parassitarie, con ovvie conseguenze sulla possibilità delle famiglie di avere accesso al cibo».

La Fao sottolinea che la sua strategia di aiuto nella Somalia meridionale «E' stata quella di aiutare agricoltori e pastori a sviluppare una capacità di resilienza di lungo periodo alla siccità e ad altri tipi di emergenze, in una regione affetta da siccità ricorrenti. L'assistenza fornita dalla Fao ad oltre un milione di persone è consistita prevalentemente in aiuti monetari che hanno aiutato le comunità vulnerabili ad acquistare immediatamente derrate alimentari, il che, insieme alla fornitura di input agricoli e di servizi per la salute animale, ha permesso alle popolazioni di rimanere nei loro posti di origine. Sono stati inoltre distribuiti fertilizzanti e sementi di qualità e sono stati vaccinati 14 milioni di capi di bestiame. Grazie a questi aiuti, lo scorso anno, agli agricoltori delle regioni di Bay e Shabelle hanno potuto raddoppiare la produzione di mais e sorgo».

L'agenzia alimentare dell'Onu riporta la testimonianza di Fatuma Aden Abdirahman, madre di 8 figli che ha lavorato in uno dei programmi cash-for-work (denaro in cambio di lavoro) della Fao a Gedo, nella Somalia del Sud, «Durante il periodo della siccità, siamo sopravvissuti con un pasto al giorno e non potevamo neanche permetterci il latte. Ma ora guadagno almeno 18 dollari a settimana, posso offrire ai miei figli 3 pasti al giorno e presto riuscirò a rimpiazzare le pecore che ho perduto durante la siccità».

Oltre a fornire soldi direttamente liquidità alla gente, i programmi cash-for-work danno alle comunità benefici anche nel lungo periodo, migliorando le infrastrutture. «Ad esempio - conclude Alinovi - ben 1,626 km di canali sono stati risanati in totale, dando a 82,231 contadini la possibilità di usufruire dell'irrigazione senza dipendere da un'agricoltura di tipo pluviale. C'è anche un bisogno crescente di costruire reti di sicurezza sociale per proteggere i più vulnerabili se e quando la siccità dovesse colpire ancora in futuro. La continuazione degli aiuti umanitari è di cruciale importanza».

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