Legambiente: «Ritiro immediato del Disegno di Legge regionale sul paesaggio»
GreenReport - Secondo lo studio "Il consumo delle aree costiere italiane: la costa campana da Sapri a Baia Domizia , l'aggressione del cemento e i cambiamenti del paesaggio", presentato oggi da Goletta Verde, «La trasformazione del paesaggio costiero campano ha conosciuto negli ultimi decenni un'ascesa costante ed inesorabile: con l'espansione degli agglomerati urbani, costruzione di complessi turistici, case singole, porti ed infrastrutture, sono stati cancellati ben 29 km di litorale, pari al 16% dell'urbanizzazione avvenuta in 2000 anni di storia.
Su un totale di 360 km di costa, da Sapri a Baia Domizia, escluso le isole, oltre la metà del territorio, precisamente 181 km, risultano trasformati, di questi, 28 sono occupati da opere infrastrutturali, sono 51 i km di paesaggi urbani ad alta densità, 102 i km di costa occupata da insediamenti con densità più bassa, mentre solo 17 km possono considerarsi ancora paesaggi agricoli. All'assalto del cemento sono sfuggiti solo 162 km di litorali, ma la ragione della loro salvezza risiede nel profilo roccioso e nella loro peculiare morfologia che rende complicata l'urbanizzazione».
Lo studio sul consumo di territorio costiero «Ha il duplice obiettivo di comprendere la gravità della trasformazione del paesaggio costiero negli ultimi decenni per poi individuare i tratti rimasti naturali, sui quali si dovrà prestare attenzione e tutela per evitare l'aggravarsi del fenomeno». Il rapporto conferma ed acuisce i timori di Legambiente sulla mancata tutela del paesaggio campano: «Diciamo questo perché da pochi mesi, il primo marzo 2012, la Giunta regionale della Campania ha adottato il disegno di legge "Norme in materia di tutela e valorizzazione del paesaggio in Campania", un provvedimento che provocherà il più grave stravolgimento sino ad ora tentato della disciplina paesaggistica. Un tentativo di indebolire i vincoli ambientali che stravolge di fatto i principi di legalità di sanzione e riparazione».
La vicepresidente di Legambiente Campania, Anna Savarese, presentando il dossier ha detto che «I paesaggi costieri sono un patrimonio che la Regione Campania deve consegnare al futuro, cambiando attenzioni e politiche nei confronti di una risorsa estremamente fragile e a rischio. La prospettiva da scongiurare è che litorali, baie e spiagge vengano progressivamente divorate dal cemento e che il territorio costiero campano venga completamente reso artificiale. Per proteggere e mantenere in vita i paesaggi della Campania, già martoriati da decenni di illegalità, abusivismo ed incuria è necessario puntare ed investire in attività di manutenzione, cura e controllo del territorio.
Per contro, il Disegno di Legge Regione Campania, di cui chiediamo il ritiro immediato, solo nominalmente si propone di normare la tutela e valorizzare il paesaggio, ci appare un provvedimento inutile e dannoso, con aspetti sostanziali di incostituzionalità, che piuttosto che favorire la salvaguardia spiana la strada ad ulteriori abusi. Quello di cui c'e' bisogno in Campania è un efficace politica che argini il consumo di suolo e responsabilizzi le amministrazioni locali ed i cittadini verso un uso sostenibile e lungimirante del territorio, come bene comune, risorsa unica e non rinnovabile».
Lo studio esamina il fenomeno sia in termini assoluti che per il periodo dal 1988 al 2011, quando le aree costiere di pianura sono state assalite dal cemento: «In queste aree, infatti, si sono concentrati 20 dei ben 29 km di costa cancellati e trasformati. L'analisi della morfologia della linea di costa presenta questi dati: con 131km (il 36%) che risultano essere rocciosi e meglio conservati dal punto di vista paesaggistico, 140 km (il 39%) hanno la conformazione di litorali bassi e sabbiosi, mentre ben 89 km di costa (il 25%) sono ormai irreparabilmente artificializzati dalla presenza di porti, aree industriali, fronti urbani con materiali artificiali».
Ma alla luce di questi dati emerge un altro problema quello dell'inefficacia della tutela ambientale: «Il 30% delle aree costiere campane è all'interno di aree protette e quindi sottoposto a vincoli di salvaguardia, almeno in teoria, nella pratica infatti, anche in queste zone sono avvenute in questi anni diverse trasformazioni edilizie. Sono diversi gli ambiti costieri a rischio, come tra Caprioli e Marina di Ascea, tra Marina di Casal Velino e Acciaroli, tra Agropoli e Torre Piacentina o l'area del lago di Patria, solo per citarne alcuni».
Secondo gli ambientalisti «Su queste aree, occorrerà nel prossimo futuro fermare in ogni modo ogni ulteriore avanzamento del cemento per tutelare i paesaggi agricoli e naturali in tutta la regione e difendere le coste da fenomeni connessi al consumo di suolo quali il dissesto idrogeologico e l'erosione costiera. Anche su questo fronte, la Campania non presenta dati positivi. Il sistema costiero della regione è costituito per il 53% da coste alte e per il 47% da coste basse. Di queste ultime circa la metà, cioè 102 Km, non è stabile ed è per buona parte, circa55 Km, soggetta a fenomeni di arretramento»
Il presidente Legambiente Salerno, Gianluca De Martino evidenzia un altro rischio: «Per far fronte ai problemi di erosione della costa da Pontecagnano Faiano ad Agropoli la Regione Campania ha di recente avviato l'iter procedurale volto alla realizzazione del "Grande Progetto Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno" predisposto dalla Provincia di Salerno.Sebbene in fase preliminare, questo progetto evidenzia una netta controtendenza rispetto alle consolidate acquisizioni maturate in tema di erosione costiera sia in ambito Comunitario che Nazionale. Infatti, sono previste essenzialmente opere rigide come pennelli e barriere soffolte, tipologie di interventi costose ed inefficaci, che piuttosto che risolvere il problema tendono a spostarlo altrove, con rilevanti effetti ambientali indesiderati. Sarebbe invece opportuno puntare su strategie coerenti con la cosiddetta Gestione Integrata delle Zone Costiere (Gizc), optando per un insieme di interventi che vanno dal ritiro controllato, agli interventi di difesa e ricostruzione delle dune costiere, ai ripascimenti attingendo da depositi sabbiosi marini di piattaforma, al ripristino del trasporto solido dei fiumi».
La direttrice nazionale Legambiente, Rossella Muroni, ha concluso: «I paesaggi costieri sono uno straordinario patrimonio e costituiscono una parte rilevante dell'identità italiana oltre che una potenzialità unica di valorizzazione turistica ed economica. I cambiamenti avvenuti in questi particolari territori negli ultimi decenni sono purtroppo molto rilevanti e in larga parte poco conosciuti. Di sicuro latita qualsiasi politica di valorizzazione e tutela da parte del Ministero dell'ambiente o dei Beni Culturali, ma anche da parte delle Regioni che in larga parte non hanno mai approvato i piani previsti dalla Legge Galasso emanata nel 1985. E' necessario definire a livello nazionale una seria politica di riqualificazione dell'edilizia costruita e parallelamente operare per la salvaguardia di tutte le aree ancora libere, imponendo il vincolo di edificabilità assoluta per tutte le aree costiere attualmente non edificate di almeno1 chilometro dal mare».
GreenReport - Secondo lo studio "Il consumo delle aree costiere italiane: la costa campana da Sapri a Baia Domizia , l'aggressione del cemento e i cambiamenti del paesaggio", presentato oggi da Goletta Verde, «La trasformazione del paesaggio costiero campano ha conosciuto negli ultimi decenni un'ascesa costante ed inesorabile: con l'espansione degli agglomerati urbani, costruzione di complessi turistici, case singole, porti ed infrastrutture, sono stati cancellati ben 29 km di litorale, pari al 16% dell'urbanizzazione avvenuta in 2000 anni di storia.
Su un totale di 360 km di costa, da Sapri a Baia Domizia, escluso le isole, oltre la metà del territorio, precisamente 181 km, risultano trasformati, di questi, 28 sono occupati da opere infrastrutturali, sono 51 i km di paesaggi urbani ad alta densità, 102 i km di costa occupata da insediamenti con densità più bassa, mentre solo 17 km possono considerarsi ancora paesaggi agricoli. All'assalto del cemento sono sfuggiti solo 162 km di litorali, ma la ragione della loro salvezza risiede nel profilo roccioso e nella loro peculiare morfologia che rende complicata l'urbanizzazione».
Lo studio sul consumo di territorio costiero «Ha il duplice obiettivo di comprendere la gravità della trasformazione del paesaggio costiero negli ultimi decenni per poi individuare i tratti rimasti naturali, sui quali si dovrà prestare attenzione e tutela per evitare l'aggravarsi del fenomeno». Il rapporto conferma ed acuisce i timori di Legambiente sulla mancata tutela del paesaggio campano: «Diciamo questo perché da pochi mesi, il primo marzo 2012, la Giunta regionale della Campania ha adottato il disegno di legge "Norme in materia di tutela e valorizzazione del paesaggio in Campania", un provvedimento che provocherà il più grave stravolgimento sino ad ora tentato della disciplina paesaggistica. Un tentativo di indebolire i vincoli ambientali che stravolge di fatto i principi di legalità di sanzione e riparazione».
La vicepresidente di Legambiente Campania, Anna Savarese, presentando il dossier ha detto che «I paesaggi costieri sono un patrimonio che la Regione Campania deve consegnare al futuro, cambiando attenzioni e politiche nei confronti di una risorsa estremamente fragile e a rischio. La prospettiva da scongiurare è che litorali, baie e spiagge vengano progressivamente divorate dal cemento e che il territorio costiero campano venga completamente reso artificiale. Per proteggere e mantenere in vita i paesaggi della Campania, già martoriati da decenni di illegalità, abusivismo ed incuria è necessario puntare ed investire in attività di manutenzione, cura e controllo del territorio.
Per contro, il Disegno di Legge Regione Campania, di cui chiediamo il ritiro immediato, solo nominalmente si propone di normare la tutela e valorizzare il paesaggio, ci appare un provvedimento inutile e dannoso, con aspetti sostanziali di incostituzionalità, che piuttosto che favorire la salvaguardia spiana la strada ad ulteriori abusi. Quello di cui c'e' bisogno in Campania è un efficace politica che argini il consumo di suolo e responsabilizzi le amministrazioni locali ed i cittadini verso un uso sostenibile e lungimirante del territorio, come bene comune, risorsa unica e non rinnovabile».
Lo studio esamina il fenomeno sia in termini assoluti che per il periodo dal 1988 al 2011, quando le aree costiere di pianura sono state assalite dal cemento: «In queste aree, infatti, si sono concentrati 20 dei ben 29 km di costa cancellati e trasformati. L'analisi della morfologia della linea di costa presenta questi dati: con 131km (il 36%) che risultano essere rocciosi e meglio conservati dal punto di vista paesaggistico, 140 km (il 39%) hanno la conformazione di litorali bassi e sabbiosi, mentre ben 89 km di costa (il 25%) sono ormai irreparabilmente artificializzati dalla presenza di porti, aree industriali, fronti urbani con materiali artificiali».
Ma alla luce di questi dati emerge un altro problema quello dell'inefficacia della tutela ambientale: «Il 30% delle aree costiere campane è all'interno di aree protette e quindi sottoposto a vincoli di salvaguardia, almeno in teoria, nella pratica infatti, anche in queste zone sono avvenute in questi anni diverse trasformazioni edilizie. Sono diversi gli ambiti costieri a rischio, come tra Caprioli e Marina di Ascea, tra Marina di Casal Velino e Acciaroli, tra Agropoli e Torre Piacentina o l'area del lago di Patria, solo per citarne alcuni».
Secondo gli ambientalisti «Su queste aree, occorrerà nel prossimo futuro fermare in ogni modo ogni ulteriore avanzamento del cemento per tutelare i paesaggi agricoli e naturali in tutta la regione e difendere le coste da fenomeni connessi al consumo di suolo quali il dissesto idrogeologico e l'erosione costiera. Anche su questo fronte, la Campania non presenta dati positivi. Il sistema costiero della regione è costituito per il 53% da coste alte e per il 47% da coste basse. Di queste ultime circa la metà, cioè 102 Km, non è stabile ed è per buona parte, circa55 Km, soggetta a fenomeni di arretramento»
Il presidente Legambiente Salerno, Gianluca De Martino evidenzia un altro rischio: «Per far fronte ai problemi di erosione della costa da Pontecagnano Faiano ad Agropoli la Regione Campania ha di recente avviato l'iter procedurale volto alla realizzazione del "Grande Progetto Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno" predisposto dalla Provincia di Salerno.Sebbene in fase preliminare, questo progetto evidenzia una netta controtendenza rispetto alle consolidate acquisizioni maturate in tema di erosione costiera sia in ambito Comunitario che Nazionale. Infatti, sono previste essenzialmente opere rigide come pennelli e barriere soffolte, tipologie di interventi costose ed inefficaci, che piuttosto che risolvere il problema tendono a spostarlo altrove, con rilevanti effetti ambientali indesiderati. Sarebbe invece opportuno puntare su strategie coerenti con la cosiddetta Gestione Integrata delle Zone Costiere (Gizc), optando per un insieme di interventi che vanno dal ritiro controllato, agli interventi di difesa e ricostruzione delle dune costiere, ai ripascimenti attingendo da depositi sabbiosi marini di piattaforma, al ripristino del trasporto solido dei fiumi».
La direttrice nazionale Legambiente, Rossella Muroni, ha concluso: «I paesaggi costieri sono uno straordinario patrimonio e costituiscono una parte rilevante dell'identità italiana oltre che una potenzialità unica di valorizzazione turistica ed economica. I cambiamenti avvenuti in questi particolari territori negli ultimi decenni sono purtroppo molto rilevanti e in larga parte poco conosciuti. Di sicuro latita qualsiasi politica di valorizzazione e tutela da parte del Ministero dell'ambiente o dei Beni Culturali, ma anche da parte delle Regioni che in larga parte non hanno mai approvato i piani previsti dalla Legge Galasso emanata nel 1985. E' necessario definire a livello nazionale una seria politica di riqualificazione dell'edilizia costruita e parallelamente operare per la salvaguardia di tutte le aree ancora libere, imponendo il vincolo di edificabilità assoluta per tutte le aree costiere attualmente non edificate di almeno1 chilometro dal mare».
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