domenica, luglio 01, 2012
L'eurogruppo dei 17 ministri finanziari del 9 luglio prossimo è incaricato di trasformare in atti concreti vari punti del pacchetto complessivo uscito dal vertice Ue. Mentre in Germania la stampa parla di sconfitta della Merkel, la stampa internazionale mette in luce il “trionfo” di Mario Monti, “l'uomo che ha piegato la Merkel”.

Radio Vaticana - La vittoria più significativa Monti l’ha avuta sulle misure antispread. Si celebra il premier italiano come il vero leader delle forze pro-crescita e in particolare il New York Times parla del “leader che ha persuaso la Merkel a fare uno dei passi più lunghi verso l'integrazione da quando e' iniziata la crisi''. Ma viene anche sottolineato come al premier ora occorra un cambio di marcia anche in Italia, sull'onda del successo europeo. Ma in definitiva quale segnale è emerso dal vertice Ue? Antonella Palermo lo ha chiesto a Stefano Zamagni, docente di economia politica all’Università di Bologna:
R. - Il segnale che emerge da questo summit è la volontà di proseguire sulla via degli Stati Uniti d’Europa. Non so quanto tempo ci vorrà, ma sicuramente questo è il segnale giusto. Si è finalmente affermato che il rischio euro non è un problema che può essere affrontato dal singolo Paese, ma deve essere affrontato in maniera cooperativa a livello europeo. Secondo, lo scudo anti spread: questo è merito del governo italiano, che si è battuto riuscendo ad ottenere quello che chiedeva. L’Italia, probabilmente, non userà lo scudo - come il presidente Monti ha dichiarato - però il fatto che i mercati speculativi, la finanzia speculativa sappia che c’è uno scudo anti spread serve esattamente a scongiurare quello che abbiamo visto in questi ultimi giorni e settimane.


D. - Cosa avrebbe convinto la cancelliera Merkel a dare segnali di apertura?
R. - L’hanno convinta sicuramente due cose: la prima, la presa di posizione compatta per la prima volta tra Francia, Italia e Spagna; la seconda, uno studio recente - pubblicato in Germania - ha mostrato come l’uscita dall’euro avrebbe comportato dei costi elevatissimi per la Germania in termini sia di tasso di disoccupazione, sia di costi monetari.


D. - Se non avessimo avuto Draghi alla Bce avremmo ottenuto lo stesso risultato, secondo lei?
R. - Forse no! Bisogna soltanto ricordare adesso alla nostra classe politica che l’anno prossimo, quando si andrà alle elezioni, non si distrugga quello che si è cominciato a fare.

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