lunedì, luglio 02, 2012
La rinascita della Lega Nord e i vecchi slogan nel primo congresso federale del partito. Il discorso di Maroni e le lacrime di Bossi.

Città Nuova - Ad Assago Forum si è celebrato il primo Congresso federale della Lega Nord, con un caldo indicibile. «Meno male che siamo in pochi – mi dice all’orecchio un leghista tutto d’un pezzo – se no qua sotto si morirebbe». In effetti di rappresentanti del popolo padano sabato ce n’erano davvero pochi. Saranno andati al mare, a Pontida, a Ponte di Legno o alle sorgenti del Po, sulle fresche alture?

I dati parlano di 630 delegati. Va be’ sulle tribune ci sono gli striscioni, forse dietro v’è nascosto qualcuno. Di certo c’è Roberto Maroni candidato unico alla segreteria, poi c’è Mario Borghezio, con il suo faccione color crema catalana. Stavolta elogia il «nero e padano». Sì, proprio a lui tocca fare questa parte, ma Balotelli Mario, da Brescia, attaccante della Nazionale italiana che giovedì sera ha segnato due gol ai tedeschi, ha conquistato Borghezio, che lo battezza «un padano con la pelle nera», e per un po’ ha la meglio su Maroni e pure su Bossi.

Passando al concreto, in un Congresso federale che si rispetti si fanno conte, si dividono voti, si spartiscono posizioni. Tocca a Calderoli rassicurare tutti, affermando che non ci saranno correnti all’interno della Lega. «Per me le correnti dovrebbero essere vietate, perché tutti devono essere parte della stessa Lega». E ancor di più piace quando afferma che nella Lega contano i progetti, non i nomi. Matteo Salvini, segretario della Lega lombarda, cerca di far sapere a Formigoni, suo alleato in Consiglio regionale lombardo, che «noi diamo dei consigli a Formigoni, non facciamo minacce, ma se vorrà restare in carica dovrà fare di più. Altrimenti ci arrabbiamo».

Roberto Cota, faccia da giovane dell’oratorio, arriva da Torino, lui è il governatore del Piemonte e non ha dubbi su chi dovrà governare il Carroccio. Per lui «è Roberto Maroni l’uomo che farà fare alla Lega il percorso di rilancio. Perché ha il sostegno di tutto il movimento». E poi c’è anche Flavio Tosi da Verona, che piace tanto a destra e a manca, per il suo buon senso, per il suo grande equilibrio, per la sua concretezza. E guarda caso proprio di concretezza parla: «Bisogna tornare alla concretezza, meno slogan e meno demagogia, pensare di più alla nostra terra e mandare via chi ha sbagliato».

Il primo giorno di lavori se ne va così, tra gran caldo, bottigliette d’acqua e ghiaccioli. La serata è tutt’altro che fresca. E appena apri le porte c’è Caronte in agguato.

Il secondo giorno, domenica primo luglio, il Congresso inizia col solito caldo e in sala con il coro che invoca: «Secessione! Secessione!», e l’occhio fetente che va a cadere sullo striscione “Grande Bobo”. Certamente è un altro giorno. Non solo per le lacrime di Bossi e i sorrisi di Roberto Maroni. La Lega celebra il passaggio tra la vecchia e la nuova gestione del partito e in conto bisogna pur mettere polemiche e frecciate nei discorsi che sentiremo. Ed eccoci accontentati: «Patti chiari, amicizia lunga. Non me l’ha ordinato il medico di fare il segretario federale. Il segretario federale lo voglio fare come deve essere fatto da statuto: senza tutele, senza commissariamenti, senza ombre e con il coinvolgimento di tutti. Lo farò con lo stesso impegno con cui negli ultimi anni ho combattuto contro la mafia».

E poi rivolto a Bossi: «Basta beghe interne, basta piangerci addosso, non ne posso più. Io non credo ai complotti. Abbiamo fatto pulizia e continueremo a farla». E per tornare grandi ecco il “Bobopensiero”: «Via da Roma può essere la strada per far ripartire la Lega Nord». E se permettete una piccola precisazione sull’Europa: «Noi non siamo contro l'Europa e contro l’euro, a condizione che si possa creare una nuova Europa. Siamo pronti a contribuire alla nuova Europa, altrimenti è meglio uscire dall’euro e poi succederà quello che deve succedere».

A questo punto ecco servito anche Monti: «Il primo obiettivo è commissariare il governo Monti senza possibilità di reintegro». Maroni strappa una grande ovazione dalla platea quando assicura che lavorerà perché la Lega torni a essere la Lega Nord, come è stata negli ultimi decenni. E chiude: «Garantisco il mio impegno totale: lavorerò per unire. Devo tutto alla Lega».

Bossi è triste, polemico, cerca la forza per tornare a essere quello dei tempi di fondazione. Ma ormai le distanze si sono fatte troppe. Per lui tre striscioni: “Bossi: solo con te”, “Un solo capo: Bossi” e “Busto è con Bossi”. È il segnale che i bossiani ci sono e che si faranno ancora sentire.

di Silvano Gianti


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