venerdì, agosto 17, 2012
Il patriarca ecumenico si schiera contro la proposta del vice-presidente Bulent Arinc perché non vi è "nessuna necessità" per il culto. Bartolomeo è sostenuto anche dal capo della comunità musulmana del luogo, che fa notare le molte moschee presenti, che rimangono in gran parte vuote. Nei confronti delle minoranze, il governo turco fa "un passo avanti e uno indietro".

AsiaNews - Non vi è "nessuna necessità" a trasformare l'antica chiesa di Aghia Sofia a Trabzon in una moschea; è meglio che essa rimanga un museo aperto a tutte le confessioni: Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, ha espresso con nettezza la sua opposizione all'idea sostenuta dal vicepresidente del governo turco, Bulent Arinc che vorrebbe trasformare questo monumento della cristianità in un luogo di culto esclusivo per i musulmani. La chiesa di Aghia Sofia (Santa Sofia) è un gioiello di architettura antica e risale all'epoca degli imperatori Comneni (1204-1461). Essa testimonia la millenaria presenza dei cristiani del Ponto sul Mar Nero, spazzati via in seguito ai vari genocidi ed epurazioni prima dagli ottomani, poi dai neo-turchi.

Ieri il patriarca ecumenico ha visitato la chiesa e ha incontrato il sindaco della città, Genc. Davanti ai giornalisti, Bartolomeo I ha spiegato: "Noi rispettiamo tutte le moschee e tutti i luoghi di preghiera, ma in questo caso - trasformare Santa Sofia in moschea - non vedo alcuna necessità per il culto".

E ha aggiunto. "Noi siamo a favore del mantenimento della chiesa di Santa Sofia in museo. Del resto, come ha dichiarato lo stesso capo della comunità [islamica] locale, [qui] vi sono già molte moschee per soddisfare il culto dei fedeli ed esse rimangono in gran parte vuote".

Il patriarca ha ricordato le recenti dichiarazioni del presidente della comunità musulmana del luogo, Zeki Baytar, che alla proposta di Arinc ha reagito con forza, minacciando addirittura una rivolta, e ha detto: " Prima riempiamo le moschee, poi, se necessario, trasformiamo Santa Sofia in una moschea".

"Se Santa Sofia di Trabzon viene trasformata in moschea - ha spiegato ancora Bartolomeo I - essa verrà messa a disposizione solo dei nostri fratelli musulmani. Al contrario, se rimarrà come museo, potrà offrire i suoi servizi a tutta la comunità internazionale, con cospicui profitti per i suoi abitanti".

Fra i giornalisti presenti, molti ricordano le parole dello stesso Bulent Arinc, pronunciate durante la sua visita al Fanar - la sede del patriarcato - nel gennaio 2011: "Come governo abbiamo il dovere di soddisfare le necessità di questi nostri cittadini che hanno una presenza secolare su queste terre".

Non stupisce perciò la presa di posizione del patriarca ecumenico. Ma stupisce la politica del governo turco che nei confronti delle minoranze fa "un passo avanti e uno indietro", a seconda delle circostanze e congiunture politiche. Proprio per questo in Turchia crescono sempre più coraggiosi focolai di voci anti-conformiste.

Trabzon, nell'estremo nord-est della Turchia, è abitata da una popolazione di quasi 300mila abitanti. Di questi poche decine sono cristiani. Il 5 febbraio 2006 è stato assassinato il sacerdote italiano Andrea Santoro ad opera di un giovane nazionalista islamico.

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