L'inchiesta sul narcotraffico internazionale si rafforza grazie alle dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia.
Liberainformazione - Per paura di essere uccisi e per porre fine alle continue intimidazioni subite chiedono protezione alla Polizia ed alla DDA reggina, da tempo ormai impegnata sulle orme delle 'ndrine sul fronte della lotta al traffico internazionale di stupefacenti con l’opera del procuratore Aggiunto Nicola Gratteri e da dichiaranti divengono collaboratori di giustizia. Si tratta dei fratelli Ruffo, Rosario e Pietro, garanti di una partita di droga (200-300 grammi di cocaina, 3 kg di marijuana, 500 grammi di eroina) procurata nel 2010 dai calabresi di San Luca nella Locride, in provincia di Reggio, e non pagata alla consegna ai dirimpettai di Messina responsabili dello smercio nella città peloritana.
Dalle loro dichiarazioni parte, infatti, l’indagine ‘Countdown’ svolta dalla DDA di Reggio e oggi confluita negli arresti, eseguiti dalla squadra mobile reggina e dal Commissariato di Bovalino, di otto persone tra Calabria e Sicilia, ritenute responsabili a vario titolo di spaccio di sostanze stupefacenti del genere cocaina, eroina e marijuana, tentata estorsione, sequestro di persona e furto aggravato. I dettagli sono stati illustrati in conferenza stampa dal questore di Reggio Guido Longo, dal capo della Squadra Mobile di Reggio Gennaro Semeraro, dal dirigente della sezione Criminalità Organizzata Francesco Rattà, dal dirigente del Commissariato di Bovalino Giovanni Arcidiacono. In particolare tra le otto persone oggi destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere Domenico Perre di Platì che avrebbe minacciato più volte i fratelli Ruffo per il mancato pagamento della partita di droga destinata al messinese Giovanni Schepis che, con il fratello Basilio (entrambi arrestati), si occupava dello smercio nella piazza di Messina di cui i calabresi sono indiscussi fornitori. Fu un debito di 30 mila euro, levitato a 40 mila per lo stato di perdurante insolvenza, a spingere Pietro Ruffo alla irreperibilità.
Poi nel maggio 2011 fu il fratello Rosario, che intanto per allentare la morsa nell’aprile 2011 aveva corrisposto al Perre la somma di 7500 euro chieste in prestito, a cominciare a collaborare prima con dichiarazioni spontanee poi con dichiarazione auto ed etero accusatorie. Tra le altre persone arrestate nel reggino anche Domenico Ruffo di Locri, Stefano Versaci di Africo, Francesco Mammoliti di Locri, Francesco Pizzata di Melito Porto Salvo e Salvatore Vadalà di Condofuri.
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