Un silenzio irreale pervade questa mattina la miniera Lonmin di Marikana
Misna - "L’area sembra tranquilla, se non fosse per le forze di polizia acquartierate alle pendici della collina dove i minatori avevano posto la loro base prima del massacro nel quale più di 30 persone ieri hanno perso la vita”: una notizia dell’agenzia di stampa sudafricana Sapa fotografa questo pezzo di Sudafrica le cui immagini ieri hanno fatto il giro del mondo, quasi riportando agli anni del colonialismo: da una parte i minatori, armati di bastoni, lance, machete, dall’altra parte i poliziotti in tenuta antisommossa.
Il ministro della Polizia, Nathi Mthethwa, intervenendo a Talk Radio 702 ha parlato di più di 30 vittime. Alla stessa radio, Frans Baleni, portavoce del sindacato Unione nazionale dei minatori (Num), ha fissato il numero dei morti a 36. A questi bisogna aggiungere i dieci morti dei giorni scorsi.
Tanta stampa sudafricana accusa oggi i sindacati di aver perso il controllo dei propri lavoratori, denuncia i contrasti tra Num e Associazione dei minatori e degli edili (Amcu), un altro sindacato. C’è però chi ricorda le rivendicazioni dei lavoratori che da dieci giorni avevano incrociato le braccia chiedendo migliorie salariali e che invece erano stati minacciati di licenziamento.
La politica sembra essere stata colta in contropiede. Tutti i partiti politici hanno chiesto l’apertura di un’inchiesta, da qualche parte si leggono proclami di fiducia nei confronti del presidente Jacob Zuma ma sono anche diversi gli osservatori che fanno notare come il caso di Marikana possa essere soltanto il vertice di una piramide di malessere sociale.
Misna - "L’area sembra tranquilla, se non fosse per le forze di polizia acquartierate alle pendici della collina dove i minatori avevano posto la loro base prima del massacro nel quale più di 30 persone ieri hanno perso la vita”: una notizia dell’agenzia di stampa sudafricana Sapa fotografa questo pezzo di Sudafrica le cui immagini ieri hanno fatto il giro del mondo, quasi riportando agli anni del colonialismo: da una parte i minatori, armati di bastoni, lance, machete, dall’altra parte i poliziotti in tenuta antisommossa.
Il ministro della Polizia, Nathi Mthethwa, intervenendo a Talk Radio 702 ha parlato di più di 30 vittime. Alla stessa radio, Frans Baleni, portavoce del sindacato Unione nazionale dei minatori (Num), ha fissato il numero dei morti a 36. A questi bisogna aggiungere i dieci morti dei giorni scorsi.
Tanta stampa sudafricana accusa oggi i sindacati di aver perso il controllo dei propri lavoratori, denuncia i contrasti tra Num e Associazione dei minatori e degli edili (Amcu), un altro sindacato. C’è però chi ricorda le rivendicazioni dei lavoratori che da dieci giorni avevano incrociato le braccia chiedendo migliorie salariali e che invece erano stati minacciati di licenziamento.
La politica sembra essere stata colta in contropiede. Tutti i partiti politici hanno chiesto l’apertura di un’inchiesta, da qualche parte si leggono proclami di fiducia nei confronti del presidente Jacob Zuma ma sono anche diversi gli osservatori che fanno notare come il caso di Marikana possa essere soltanto il vertice di una piramide di malessere sociale.
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