venerdì, agosto 17, 2012
Si è conclusa con l’espulsione della Siria la conferenza dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oci) in corso da due giorni alla Mecca.  

Misna - Nel documento finale, redatto dai delegati dei 57 paesi membri e da oltre una quarantina di capi di Stato africani, arabi e asiatici, si sottolinea la necessità di porre fine immediatamente alle violenze contro i civili siriani. Solo l’Iran, storico alleato del regime alawita di Bashar al Assad, si è opposto all’espulsione del paese dal consesso. Inoltre, in una seconda dichiarazione intitolata “Patto della Mecca” i firmatari hanno proclamato il loro sostegno ai popoli musulmani oppressi come il popolo siriano. Il documento insiste sulla cooperazione tra paesi musulmani, sulla lotta contro le divisioni nella ‘Umma (comunità) islamica e in favore della promozione di un Islam moderato che contrasti le derive terroristiche . Il documento –che non fa alcun riferimento alle rivolte nel vicino Bahrain, brutalmente represse dal regime di Manama con l’ausilio di militari sauditi – definisce “crimini contro l’umanità le esazioni commesse ai danni dei musulmani in Birmania e rinnova il sostegno ai palestinesi.

A margine dell’incontro, il segretario generale dell’Oic, Ekmeleddin Ihsanoglu, ha definito l’espulsione della Siria “un chiaro messaggio” alla comunità internazionale “che i paesi islamici chiedono una soluzione pacifica alla crisi e la fine del bagno di sangue di civili”.

Ma agli auspici della Conferenza si contrappongono le cronache del conflitto, che raccontano una realtà ben lontana dalla pacificazione: mercoledì un attentato in un albergo nel centro di Damasco è stato rivendicato dall’Esercito siriano libero (Esl), mentre il rapporto finale della Commissione di inchiesta Onu, guidata da Paulo Pinheiro, ha denunciato crimini contro l’umanità commessi dalle due parti in lotta. Nel documento si riferisce di omicidi, torture e gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale inclusi arresti e detenzioni arbitrari, violenze sessuali, attacchi, saccheggi e distruzione di proprietà. Crimini che anche i ribelli dell’Esl hanno commesso, ma – sottolineano gli esperti – “senza raggiungere la gravità, la frequenza e l’intensità” di quelli perpetrati dall’esercito e dalle forze di sicurezza siriane.

Una situazione che alimenta il timore di vedere il conflitto e le sue espressioni settarie, espandersi alle zone limitrofe e in particolare al Libano e che ha suggerito ai governi di Arabia Saudita, Kuwait, Qatar ed Emirati arabi di esortare i connazionali a lasciare il paese. A determinare l’allarme, soprattutto le minacce di sequestri ai danni dei cittadini dei quattro paesi a maggioranza sunnita, soliti a passare le vacanze estive in Libano, da parte di clan alawiti o sciiti fedeli al governo di Assad.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa