E’ salito a 41 morti e almeno una trentina di feriti il bilancio ancora provvisorio dell’incidente avvenuto attorno all’1:00, ora locale, di sabato nella raffineria di Amuay, la più grande del Venezuela, nella località di Punto Fijo (stato nord-occidentale di Falcón). Fonti mediche della vicina Maracaibo hanno riferito che due giovani militari giunti in ospedale con gravissime ustioni sono le ultime vittime.
Misna - Secondo la ricostruzione ufficiale, in attesa dell’esito di un’inchiesta, una fuga di gas ha creato una nube che poi ha preso fuoco scatenando due incendi nella raffineria che insieme a quella adiacente di Cardón fa parte del Centro de Refinación de Paraguaná (Crp) dell’azienda statale Pdvsa: nel complesso si lavorano quotidianamente 900.000 barili di greggio e 200.000 di benzina, oltre ad altri derivati del petrolio. Almeno 200 abitazioni e una decina di locali commerciali in un quartiere operaio situato a pochi metri dalla struttura sono stati raggiunti dalle fiamme che hanno anche distrutto una stazione della Guardia nazionale: 20 vittime sono militari, altre 15 sono loro familiari. Circa un centinaio di abitanti della zona sono stati trasferiti nella base navale di Punto Fijo.
Avvenuto in piena campagna elettorale per le presidenziali del 7 ottobre, con il presidente Hugo Chávez che ieri ha visitato la zona colpita decretando tre giorni di lutto nazionale, l’incidente più grave di cui si abbia memoria per lo strategico settore petrolifero nazionale ha alimentato le divisioni.
L’organizzazione dell’opposizione ‘Gente del Petróleo’ ha dichiarato che falle nella manutenzione dell’impianto sarebbero all’origine della tragedia, aggiungendo che dal 2003, quando il governo licenziò 18.000 lavoratori della Pdvsa per aver appoggiato uno sciopero, nel Crp si sono verificati numerosi incidenti con almeno 19 morti. Il direttore generale del Crp, Jesús Luongo, ha seccamente smentito le accuse, affermando che negli ultimi tre anni è stato investito l’equivalente di quasi sei miliardi di euro nelle operazioni di manutenzione.
Misna - Secondo la ricostruzione ufficiale, in attesa dell’esito di un’inchiesta, una fuga di gas ha creato una nube che poi ha preso fuoco scatenando due incendi nella raffineria che insieme a quella adiacente di Cardón fa parte del Centro de Refinación de Paraguaná (Crp) dell’azienda statale Pdvsa: nel complesso si lavorano quotidianamente 900.000 barili di greggio e 200.000 di benzina, oltre ad altri derivati del petrolio. Almeno 200 abitazioni e una decina di locali commerciali in un quartiere operaio situato a pochi metri dalla struttura sono stati raggiunti dalle fiamme che hanno anche distrutto una stazione della Guardia nazionale: 20 vittime sono militari, altre 15 sono loro familiari. Circa un centinaio di abitanti della zona sono stati trasferiti nella base navale di Punto Fijo.
Avvenuto in piena campagna elettorale per le presidenziali del 7 ottobre, con il presidente Hugo Chávez che ieri ha visitato la zona colpita decretando tre giorni di lutto nazionale, l’incidente più grave di cui si abbia memoria per lo strategico settore petrolifero nazionale ha alimentato le divisioni.
L’organizzazione dell’opposizione ‘Gente del Petróleo’ ha dichiarato che falle nella manutenzione dell’impianto sarebbero all’origine della tragedia, aggiungendo che dal 2003, quando il governo licenziò 18.000 lavoratori della Pdvsa per aver appoggiato uno sciopero, nel Crp si sono verificati numerosi incidenti con almeno 19 morti. Il direttore generale del Crp, Jesús Luongo, ha seccamente smentito le accuse, affermando che negli ultimi tre anni è stato investito l’equivalente di quasi sei miliardi di euro nelle operazioni di manutenzione.
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