“La tutela dell’ambiente è una questione di diritti” dice alla MISNA Nimmo Bassey, il direttore dell’organizzazione non governativa nigeriana Environmental Rights Action. Sarà lui a ritirare in Norvegia il Premio Rafto, un riconoscimento assegnato anche a chi non ha dalla sua grande stampa e potentati economici.
Misna - Nella motivazione della scelta di quest’anno, annunciata ieri, si legge che Bassey “si è impegnato per molti anni per il diritto delle popolazioni alla vita, alla salute, al cibo e all’acqua, in un mondo colpito da fenomeni complessi e preoccupanti di cambiamenti climatici e distruzione ambientale”. Cinquantaquattro anni, attivista e poeta, Bassey spera che l’assegnazione del premio possa spingere ancora più persone e associazioni a battersi per la “giustizia ambientale”.
Una lotta, sottolinea, che deve essere affrontata nella consapevolezza che i fronti sono diversi. Nella sua Nigeria ci sono gli abusi delle multinazionali del petrolio; responsabili di “maree nere” che avvelenano fiumi e terreni coltivabili o del “gas flaring”, la combustione del metano nell’atmosfera, una pratica illegale che contribuisce in modo diretto al riscaldamento planetario. Non c’è però solo la “maledizione del petrolio”. Quest’anno in Nigeria l’alterazione dei cicli stagionali si è manifestata con settimane di piogge torrenziali e l’allagamento di intere regioni a valle dei fiumi. “La riapertura delle dighe di Kaninji e di Shiroro nel nord del paese – dice Bassey – ha fatto finire sott’acqua villaggi interi in diversi Stati della Federazione: gli sfollati sono due milioni”. Di queste emergenze il direttore di Environmental Rights Action potrà parlare il 3 novembre, nella città di Bergen, in occasione della consegna del premio Rafto. Un riconoscimento per i diritti umani alternativo al Nobel, ma attribuito in passato anche a quattro Nobel per la pace: Aung San Suu Kyi, José Ramos Horta, Kim Dae-Jung e Shirin Ebadi.
Misna - Nella motivazione della scelta di quest’anno, annunciata ieri, si legge che Bassey “si è impegnato per molti anni per il diritto delle popolazioni alla vita, alla salute, al cibo e all’acqua, in un mondo colpito da fenomeni complessi e preoccupanti di cambiamenti climatici e distruzione ambientale”. Cinquantaquattro anni, attivista e poeta, Bassey spera che l’assegnazione del premio possa spingere ancora più persone e associazioni a battersi per la “giustizia ambientale”.
Una lotta, sottolinea, che deve essere affrontata nella consapevolezza che i fronti sono diversi. Nella sua Nigeria ci sono gli abusi delle multinazionali del petrolio; responsabili di “maree nere” che avvelenano fiumi e terreni coltivabili o del “gas flaring”, la combustione del metano nell’atmosfera, una pratica illegale che contribuisce in modo diretto al riscaldamento planetario. Non c’è però solo la “maledizione del petrolio”. Quest’anno in Nigeria l’alterazione dei cicli stagionali si è manifestata con settimane di piogge torrenziali e l’allagamento di intere regioni a valle dei fiumi. “La riapertura delle dighe di Kaninji e di Shiroro nel nord del paese – dice Bassey – ha fatto finire sott’acqua villaggi interi in diversi Stati della Federazione: gli sfollati sono due milioni”. Di queste emergenze il direttore di Environmental Rights Action potrà parlare il 3 novembre, nella città di Bergen, in occasione della consegna del premio Rafto. Un riconoscimento per i diritti umani alternativo al Nobel, ma attribuito in passato anche a quattro Nobel per la pace: Aung San Suu Kyi, José Ramos Horta, Kim Dae-Jung e Shirin Ebadi.
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