giovedì, settembre 27, 2012
Il nostro commento sul caso Sallusti

di Patrizio Ricci

Era il febbraio 2007: un giudice di Torino autorizza ad abortire una tredicenne. Il quotidiano ‘Libero’ pubblica un editoriale, firmato con uno pseudonimo, nel quale Alessandro Sallusti, attuale direttore del Giornale, si scaglia pesantemente sull’operato del giudice, sui genitori e sul ginecologo. I genitori ed il ginecologo soprassiedono, ma non il giudice, che denuncia Salusti per diffamazione a mezzo stampa. Nel processo, Sallusti viene condannato all’ammenda di 5.000 euro ma l’offeso, il dott. Giuseppe Cocilovo, chiede l’appello. E qui la sentenza è assai più severa: 14 mesi di reclusione senza condizionale, confermati ieri in Cassazione.

Il provvedimento di incarcerazione, notoriamente riservato agli individui pericolosi socialmente, è stato comminato verso un giornalista reo di aver espresso una provocatoria opinione su un tema in cui neanche nel Paese esiste unanimità di giudizio. Riunita in seduta straordinaria, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha proposto alle testate di far comparire accanto agli editoriali “spazi bianchi in prima pagina come segni tangibili di protesta, dandone conto ai lettori, evidenziando la mostruosità di queste norme affinché siano cancellate al più presto”. Secondo la Fnsi: ”La sentenza che manda in carcere Sallusti è il risultato sconvolgente di una norma orrenda del nostro codice, incompatibile con le democrazie avanzate e liberali e con i canoni delle democrazie europee”. “Con la condanna al carcere di Sallusti – continua la Fnsi – i cittadini sanno che, al di là del giudizio che ciascuno ha sui contenuti e sulle opinioni espresse, sono tutti meno liberi e che il giornalismo – pur non esente da difetti e perciò suscettibile di legittime critiche – è sottoposto ad un inaccettabile permanente condizionamento che incide sulla libertà di espressione e delle idee. (…) I tempi di procedura per l’arresto di Sallusti dopo la sentenza della Cassazione consentono al Parlamento, se davvero è coerente con le espressioni di sconcerto di tanti autorevoli personaggi politici, di cambiare la legge che ha provocato questo orrendo verdetto. Bastano venti minuti, in ciascuna delle Camere, per cancellare dal codice penale norme liberticide”.

Manifestazioni di solidarietà al direttore del Giornale giungono da più parti, da numerosi esponenti politici e da tutti i media nazionali. Il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, dice: “Abbiamo toccato uno dei punti più bassi della nostra civiltà giuridica - giudicando sconcertante che un giornalista finisca in carcere per aver scritto un articolo - Mi auguro che vi sia la possibilità di correggere questa sentenza peraltro assai diversa da quella di primo grado”. Da parte sua il ministro della Giustizia Severino, pur conservando il riserbo come responsabile del dicastero, dice: "Non commento la sentenza, ma la norma va cambiata".

In effetti una legislazione nazionale che condanni al carcere un giornalista, per di più direttore di un quotidiano, per una sua opinione è contraria all’art. 10 della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali che recita: “Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza ingerenza alcuna da parte delle autorità pubbliche e senza considerazione di frontiera”. Anche la Corte di Strasburgo fa rilevare l’assurdità della presenza nel nostro ordinamento della pena carceraria per il reato di diffamazione, asserendo che questa dovrebbe essere limitata solo ed esclusivamente ai casi di incitazione all’odio e alla violenza.

Probabilmente Sallusti se la caverà con una pena alternativa (già si parla della possibilità di una sospensione della pena), ma dopo questo ennesimo episodio il nostro paese davvero rischia di essere il fanalino di coda dell’Europa in tema di diritti di libera espressione delle idee.

Sono presenti 9 commenti

Anonimo ha detto...

Dissento totalmente dal vostro articolo. Sallusti ha diffamato un giudice affermando che aveva costretto una tredicenne ad abortire (circostanza che era già stata abbondamente smentita su tutti i giornali prima che Sallusti scrivesse l'articolo) e per questo gli è stata inflitta la pena prevista dalla legge. Libertà di pensiero non equivale a libertà di diffamazione, e i giornalisti non hanno giustamente alcuna "licenza di diffamare" negata agli altri cittadini. Quindi, o diciamo che la legge sulla diffamazione è sbagliata e la aboliamo (ma per tutti, non solo per i giornalisti) oppure la condanna di Sallusti è sacrosanta.
Simone Emili

Anonimo ha detto...

Il sig. Sallusti, invece di fare il martire,avrebbe potuto pubblicare una smentita e scusarsi. In secondo luogo avrebbe dovuto evitare di pubblicare un articolo scritto da un giornalista giustamente sospeso dall'ordine.
Paolo

Anonimo ha detto...

Il sig. Sallusti, invece di fare il martire,avrebbe potuto pubblicare una smentita e scusarsi. In secondo luogo avrebbe dovuto evitare di pubblicare un articolo scritto da un giornalista giustamente sospeso dall'ordine.
Paolo

Anonimo ha detto...

Perché non l'ergastolo? Povero Sallusti. Meno male che da destra e sinistra tutti condannano la sentenza. Non siamo in un paese libero.

Anonimo ha detto...

Pinocchio Pinocchio chi non si comporta bene e dice le bugie finisce o in galera o all'ospedale.
Ci sono due tipi di bugie quelle con le gambe corte e quelle con il naso lungo.
E vissero tutti felici e contenti.

Anonimo ha detto...

Ci si dimentica il motivo del contendere: l'aborto.
Io ho letto il testo di Libero, si trova su qualche sito, ove si parlava del fatto accaduto a una tredicenne rimasta incinta, e anche con articolati argomenti , forse in certi punti un pò esagerati si commentava l'importanza della vita umana già dal suo inizio, dal feto, e di come non avesse invece importanza nella società attuale. Ma non ho letto nessun nome e per di più si faceva riferimento a più persone compresi i genitori e i medici

Anonimo ha detto...

L'articolo era diffamatorio, altro che argomentato. La ragazza era consenziente, e la notizia era talmente falsa che, dopo essere stata pubblicata sulla Stampa, era stata smentita da ben 4 dispacci Ansa nella stessa giornata, recepiti da tutti i giornali. Tranne uno, Libero, che il giorno dopo continuò, con l'articolo incriminato, a sostenere che la ragazza era stata costretta dai genitori, complice un giudice, a interrompere la gravidanza. Diffamazione è offendere l'onore di una persona comunicando con due o più persone, in assenza della persona offesa. Nell'ambito giornalistico, si ritiene diffamatoria una notizia quando non rispetta i seguenti criteri:
a) che vi sia un interesse pubblico alla notizia; b) che i fatti narrati corrispondano a verità; c) che l'esposizione dei fatti sia corretta e serena, secondo il principio della continenza. Esattamente quello che ha fatto Sallusti, riportando fatti non corrispondenti a verità esponendoli in modo violento. La diffamazione ci sta tutta e quindi ci sta anche la condanna di Sallusti, la cui entità rientra nell'ambito previsto dalla legge. L'articolo faceva riferimento a un fatto di cronaca ben noto e quindi le persone, anche se non nominate, erano identificabili. In tutti i paesi liberi esiste il reato di diffamazione, anche per i giornalisti: http://www.internazionale.it/opinioni/michael-braun/2012/09/27/liberta-di-diffamazione/
Simone Emili

Anonimo ha detto...

I giornalisti diffamano perchè hanno dimenticato che il loro mestiere è quello di dare la notizia non di esprimere la loro opinione;
penso che Sallusti stia pagando per il modo -di tutti- di fare giornalismo, il suo torto? Aver toccato un giudice.

Anonimo ha detto...

è l'inizio e la conferma che siamo in una dittatura,senza liberta di opinione è dittatura,
poi parlano di terzo mondo senza sapere che noi ci siamo dentro fino al collo.

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