Il Cardinale fa sentire la sua autorevole voce sugli sperperi e gli scandali delle regioni e, da cittadino italiano oltre che del Vaticano, condanna l’imperante malcostume della politica. Con tutti i diritti di poterlo fare.
Da alcune parti si parla di pesante ingerenza della Chiesa negli affari italiani senza ricordarsi che Bagnasco, quale persona libera di esprimere la propria opinione, ne ha tutti i diritti. Ha ben ragione quando punta il dito, nella Prolusione Episcopale Permanente, sul deplorevole fatto che si parla tanto di tagli e austerità e poi si scoprono spese folli e incontrollate. Spiega come il tanto sospirato decentramento dello Stato venga a coincidere con una ridda di corruttele e malcostumi specialmente nelle regioni. Immoralità e malaffare creano profondo disagio e rabbia nelle persone oneste ma alla classe politica questo non pare importare nulla. Personalmente, e non sono il solo, ritengo che ai signori del Palazzo importi solo il tornaconto personale e clientelare: loro gozzovigliano in barba ai sacrifici che son chiesti a tutti e che sono pesantissimi. Credo che la politica espressa da costoro sia ormai cosa morta ed ha mille ragioni il Cardinale ad auspicare le elezioni come un passaggio “qualificante, insuperabile e decisivo”. Nella gente ormai cova una manifesta ostilità nei confronti di questi “amministratori” che si “strafogano” di ostriche e champagne e poi magari plaudono alla tassa sulle bollicine: demenziale e immorale.
C’è da auspicare il rinnovamento della classe politica con uomini non chiacchierati e di specchiata onestà di intenti per poter ridare uno straccio di credibilità ai cittadini e all’Europa. Monti ci sta riuscendo ma toccherà alla politica vera e propria, quella che prossimamente verrà, continuarne il cammino in piena democrazia.
Occorrerà anche, come afferma giustamente Bagnasco, rivolgere la massima attenzione al lavoro, al precariato avvilente e alle crisi industriali che coinvolgono il territorio e non sottovalutare lo stato della famiglia e la presunta libertà di scelta a proposito delle unioni di fatto, dato che la famiglia riveste un ruolo chiave e “riversa sull’intera società il suo benessere complessivo”.
Al di là delle parole del Cardinale quale uomo di Chiesa, perché negarne il pensiero? Non è forse il pensiero che accomuna tanti di noi in questo tanto travagliato periodo della nostra società?
di Silvio Foini
Da alcune parti si parla di pesante ingerenza della Chiesa negli affari italiani senza ricordarsi che Bagnasco, quale persona libera di esprimere la propria opinione, ne ha tutti i diritti. Ha ben ragione quando punta il dito, nella Prolusione Episcopale Permanente, sul deplorevole fatto che si parla tanto di tagli e austerità e poi si scoprono spese folli e incontrollate. Spiega come il tanto sospirato decentramento dello Stato venga a coincidere con una ridda di corruttele e malcostumi specialmente nelle regioni. Immoralità e malaffare creano profondo disagio e rabbia nelle persone oneste ma alla classe politica questo non pare importare nulla. Personalmente, e non sono il solo, ritengo che ai signori del Palazzo importi solo il tornaconto personale e clientelare: loro gozzovigliano in barba ai sacrifici che son chiesti a tutti e che sono pesantissimi. Credo che la politica espressa da costoro sia ormai cosa morta ed ha mille ragioni il Cardinale ad auspicare le elezioni come un passaggio “qualificante, insuperabile e decisivo”. Nella gente ormai cova una manifesta ostilità nei confronti di questi “amministratori” che si “strafogano” di ostriche e champagne e poi magari plaudono alla tassa sulle bollicine: demenziale e immorale.
C’è da auspicare il rinnovamento della classe politica con uomini non chiacchierati e di specchiata onestà di intenti per poter ridare uno straccio di credibilità ai cittadini e all’Europa. Monti ci sta riuscendo ma toccherà alla politica vera e propria, quella che prossimamente verrà, continuarne il cammino in piena democrazia.
Occorrerà anche, come afferma giustamente Bagnasco, rivolgere la massima attenzione al lavoro, al precariato avvilente e alle crisi industriali che coinvolgono il territorio e non sottovalutare lo stato della famiglia e la presunta libertà di scelta a proposito delle unioni di fatto, dato che la famiglia riveste un ruolo chiave e “riversa sull’intera società il suo benessere complessivo”.
Al di là delle parole del Cardinale quale uomo di Chiesa, perché negarne il pensiero? Non è forse il pensiero che accomuna tanti di noi in questo tanto travagliato periodo della nostra società?
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È presente 1 commento
Era ora che chiesa si facesse sentire. Dovrebbe parlare più spesso e ricondurre la pecora all'ovile.
Non vedete che schifo da quando la gente si é allontanata dalla chiesa?
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