domenica, settembre 30, 2012
Dopo lo scandalo della Sicilia e del Lazio e i controlli in Campania, i finanzieri hanno effettuato controlli sulle spese relative ai gruppi consiliari piemontesi.

Città Nuova - La Guardia di Finanza venerdì mattina si è presentata negli uffici dei gruppi politici del Consiglio regionale del Piemonte per acquisire la documentazione relativa alle spese degli stessi gruppi. L'acquisizione avviene nell'ambito di un'indagine conoscitiva avviata nei giorni scorsi dalla Procura di Torino. L’indagine riguarda le spese sostenute dai gruppi a partire dal primo gennaio 2008, per verificare se ci sono casi di malversazione dei fondi o di irregolarità nella rendicontazione di spese e nelle richieste di rimborso, o di percezione irregolare di benefit, dai gettoni di presenza alle autocertificazioni di missioni e trasferte fino ai rimborsi chilometrici.

Ogni anno la spesa per gli organi istituzionali piemontesi, Consiglio e Giunta, tra indennizzi, vitalizi, finanziamenti ai gruppi, ma senza il personale dipendente, ammonta a 37 milioni di euro. Il personale del Consiglio regionale del Piemonte costa 22 milioni di euro l’anno e ai gruppi politici presenti a Palazzo Lascaris nel 2011 sono andati 7 milioni e 300.000 euro dalle casse pubbliche, che significa 1,65 euro per ogni cittadino piemontese. Proprio sul finanziamento dei partiti e delle liste presenti in Consiglio regionale, in termini generali il Piemonte è secondo solo alla Sicilia (12 milioni e 291.000 euro).

Dei 7 milioni e 300 mila euro che vanno per i gruppi consiliari oltre 2 milioni vengono trasferiti dal Consiglio regionale ai gruppi per le spese di acquisto libri e riviste e per “le attività svolte funzionalmente collegate ai lavori del Consiglio e alle iniziative dei gruppi stessi”. Altri cinque milioni di euro finiscono sempre nelle casse dei partiti per pagare il personale assunto da consiglieri e capigruppo, per eventuali consulenze qualificate o collaborazioni professionali di esperti, dagli uffici stampa ai “portaborse”.

Le assegnazioni ai gruppi consiliari - erano tredici nel 2011, ma nel corso del 2012 sono diventate quindici con la nascita di Progett’Azione, con la scissione dal Pdl di cinque consiglieri, e del Misto con l’uscita dalla Lega di Michele Formagnana - variano secondo un riparto che avviene sulla base di una quota fissa uguale per tutti e di una quota variabile, in base al numero dei consiglieri aderenti, quota che scende via via per i gruppi con maggiori componenti. E così si va dagli 89 mila euro del gruppo Uniti per Bresso e dai 99 mila di Sel, ai 501 mila della Lega Nord fino ai 922 mila del Pdl.

Dal 22 luglio l’Ufficio di presidenza del Consiglio ha deliberato di richiedere, già per i bilanci 2012, un maggior dettaglio nelle voci di spesa, che dunque salgono a 21 invece delle sole tre generiche richieste fino ad oggi. Un dettaglio che dovrebbe rendere possibile capire come vengono utilizzati davvero i fondi, che sono soldi pubblici: quanti soldi vengono spesi per l’aggiornamento, per i viaggi, le missioni del personale, l’acquisto di libri e giornali, le spese telefoniche, postali e di cancelleria, le spese di informazione, fotocopie o stampa.

Intanto è iniziata in aula la discussione per la riduzione dei costi e del numero dei consiglieri regionali dopo il lavoro del cosidetto “tavolo del risparmio” voluto dal presidente Valerio Cattaneo. Un tavolo che alla luce dello scandalo Lazio ha avuto un’accelerazione. All’unanimità è stato deciso che i bilanci dei gruppi consiliari siano sottoposti a revisione e certificazione e che gli stessi vengano pubblicati sul sito internet del Consiglio regionale. L’accordo preliminare invece prevede l’abolizione dei viaggi dei consiglieri in ambito Ue (erano tre per ogni consigliere); la riduzione dei viaggi per Roma (da 11 scendono a 7) e l’azzeramento del budget per i viaggi a disposizione dei gruppi consiliari (erano 10 a gruppo), oltre all’abolizione definitiva delle autocertificazioni. Passerà in aula la proposta dell’Ufficio di presidenza sulla riduzione del numero dei consiglieri (da 60 a 50) e degli assessori (da 14 a 11).

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Speriamo davvero che le nuove disposizioni siano approvate e finalmente gli enti locali possano disporre del denaro, finora sperperato da consiglieri, dirigenti e parenti tutti, per servizi utili ai cittadini. Confrontare " quelle entrate" con gli stipendi di persone che lavorano otto ore e più al giorno e si pagano la benzina e il pranzo per arrivare al posto di lavoro,fa davvero ribollire il sangue.

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