I conti di Putin erano sbagliati: con Kyoto 2 l’industria russa ci guadagna
Ma i deludenti climate change talks dell'Onu conclusisi il 5 settembre a Bangkok sembrano aver scalfito la posizione russa e l'oligarchia energetica putiniana sembra patire la crescente pressione interna per sottoscrivere un secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto.
A rivelarlo è stato l'autorevole quotidiano economico russo Kommersant, che ha scritto che il governo russo, presieduto dall'ex presidente Dmitri Medvedev - che è molto più sensibile a queste tematiche di Putin - sta valutando l'idea di firmare per il prolungamento di Kyoto «in seguito alle pressioni delle organizzazioni delle imprese».
E' evidente che la Russia, che rischia l'isolamento per le politiche autoritarie di Putin, non può permettersi di alienarsi le simpatie dei cinesi e dei Paesi in via di sviluppo continuando a dire che non aderirà a "Kyoto 2" dopo il 2012.
Il vice primo ministro Arkady Dvorkovich ieri ha scritto su Twitter che «la decisione non è stata presa»., ma l'ultimo giorno del meeting climatico di Bangkok era venuto fuori che i russi avrebbero potuto aderire a Kyoto 2 insieme ad Unione europea, Australia, Nuova Zelanda e Ucraina.
I russi stanno anche riconsiderando la cosa perché, conti alla mano, hanno scoperto che con il Protocollo di Kyoto ci hanno guadagnato: dopo la firma del protocollo nel novembre 2004 il Paese più grande del mondo ha tratto enormi benefici dai meccanismi di mercato di Kyoto, in particolare della Joint Implementation.
Secondo Point Carbon, «le compagnie industriali ed energetiche russe stanno mettendo sotto pressione il loro governo perché firmi il Protocollo di Kyoto 2, che permetterebbe loro di continuare a guadagnare carbon credits per i progetti di riduzione delle emissioni in fase di attuazione all'interno del Joint Implementation (Ji) mechanism dell'Unfccc». Se la Russia non dovesse aderire a Kyoto 2 le sue imprese non avrebbero più carbon credits per questi progetti ed anche nelle tasche dell'oligarchia energetica entrerebbero meno dollari ed euro.
A Bangkok il presidente del Least Developed Countries group, Pa Ousman Jarju, aveva detto a "Responding to Clmate Change" che «Gli stati industrializzati dell'Annex I che hanno scelto di non far parte del protocollo di Kyoto possono dimenticarsi i meccanismi».
Putin aveva fatto male i conti, anche perché la Russia ha il più alto numero di surplus di Assigned Amount Units (Aau) al mondo: 5.8 giga tonnellate, due volte quello dell'Unione europea. Le Auu sono le quote di emissione che stabiliscono quanto un Paese possa inquinare ogni anno nel quadro del protocollo di Kyoto.
Se la Russia porterà il suo surplus Aau nel secondo periodo d'impegno del Protocollo di Kyoto potrebbe rispettare molto più facilmente gli obiettivi di riduzione dei gas serra, quindi è nel suo interesse sottoscrivere Kyoto 2. Ma è anche vero che i negoziati sulle Aau da utilizzare dopo il 2012 sono ancora in corso.
Comunque, Yuri Fyodorov, il co-presidente del Working group from Business Russia, ha detto a "Responding to Clmate Change": «Il secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto è nell'interesse della Russia e del business russo e consentirà la nostra partecipazione attiva, inclusa la predisposizione di un accordo internazionale globale».
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