domenica, settembre 30, 2012
Il Presidente di PFIt (Prison Fellowship Italia): «“Sì” alla norma, ma con un ricorso ai principi della Restorative Justice».

“Da 2 a 6 anni di carcere per coloro che usano denaro pubblico per usi personali?”. «Mentre è sacra e urgente la approvazione di un ddl anti corruzione, l'emendamento “anti - Batman” rischia di contribuire, secondo noi, ancora di più, all'affollamento carcerario in assenza di condizioni di pericolosità sociale. “Sì” alla norma, ma con un ricorso ai principi della Restorative Justice, alla restituzione e a pene alternative, senza ricorrere alla detenzione».

Questa la presa di posizione di Marcella Reni, Presidente dell’Associazione PFIt (Prison Fellowship Italia Onlus, un’associazione nata dall’omonima organizzazione statunitense che opera attraverso il recupero e la riqualificazione dei detenuti, oltre che con l’evangelizzazione all’interno delle carceri) sull'emendamento appena presentato al ddl anticorruzione dal gruppo del Pdl.

«Meglio lavorare sulla consapevolezza, sulla ammissione di responsabilità, sul pentimento, sulla restituzione o riparazione, poi su una riconciliazione con la società civile danneggiata dal comportamento criminoso».

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