sabato, settembre 08, 2012
Il tribunale di Islamabad ha accettato oggi la richiesta di libertà dietro cauzione per Rimsha Masih, la ragazzina cristiana affetta da sindrome di Down, in carcere dal 16 agosto con l’accusa di blasfemia. La decisione era attesa dopo che il suo accusatore, l'imam Khalid Chishti, era stato arrestato nei giorni scorsi per aver manipolato le prove contro la piccola.

Radio Vaticana - Rimsha è stata data in custodia a Paul Bhatti - consigliere speciale del primo ministro per l‘Armonia nazionale - il quale si è complimentato con il governo e le forze dell’ordine per aver scoperto la verità. Il padre di Rimsha - sentito da AsiaNews - ha espresso tutta la sua gioia per la liberazione della figlia. "Il mondo mi era crollato addosso" - ha detto - ma la fede in Gesù "mi ha fatto ritrovare la speranza". Per un commento, Marco Guerra ha sentito il prof. Mobeen Shahid, presidente dell’Associazione pakistani cristiani in Italia:
R. – E’ da apprezzare sia l’onestà del giudice sia la decisione coraggiosa. C’erano tutti i dati oggettivi per dichiararla innocente e darle la possibilità di raggiungere la propria famiglia. Questa è l’ennesima prova che la legge sulla blasfemia è fatta oggetto di abusi. Dagli anni ‘80, quando questo abuso è aumentato, è la prima volta che grazie ad una onesta, oggettiva, investigazione, si sia riusciti a provare che l’accusatore è il vero colpevole di blasfemia, in questo caso l’imam Chishiti.

D. – Che ne sarà ora della bambina?
R. - La bambina è già nella custodia dell’Apma (All Pakistan Minorities Alliance) di cui è presidente Paul Bhatti. Il processo continuerà perché Rimsha è stata liberata solo su cauzione. Quando sarà richiesta la sua presenza dal giudice dovrà ritornare in tribunale perché le indagini sono ancora in atto sia da parte della polizia sia da parte del tribunale.

D. – La comunità cristiana rischia rappresaglie?
R. - Rischia vari attacchi. Infatti, i vicini di Rimsha non sono ritornati ad abitare nelle proprie case perché hanno paura e non si fidano della difesa che il governo potrebbe dare loro. Si è già verificato un episodio di violenza a Karachi e due minorenni sono stati uccisi in questi giorni, durante i quali i media internazionali hanno particolarmente coperto il caso di Rimsha. Questo non si fermerà finché non si prenderanno provvedimenti importanti per evitare l’abuso della legge sulla blasfemia.

D. – Cosa chiedete al governo pakistano e alla comunità internazionale?
R. – Chiediamo al governo di intervenire sulla legislazione per evitare questo abuso… Il Pakistan da solo non riuscirà a farlo perché il governo è politicamente debole, perciò dovrà essere sostenuto dalla comunità internazionale. In questo caso noi, come cittadini pachistani, chiediamo l’intervento dell’Onu affinché possa sostenere le modifiche nell’applicazione della legge sulla blasfemia che ogni anno sta facendo migliaia di vittime.

È presente 1 commento

Unknown ha detto...

Noto con piacere che finché ad essere accusata di balsfemia è una donna, tutti insorgono e chiedono la grazia; quando invece a rendersi colpevole dello stesso identico reato è un uomo (per di più un prete) tutti si prodigano a chiedere pene esemplari. Ho sentito diversi membri di Amnesty lamentarsi del fatto che "questo imam l'ergastolo non se lo farà mai": tanto per qualificare il vero intento di questa organizzazione, che non è difendere i diritti umani a priori ma far leva sull'emotività collettiva al fine di screditare la comunità islamica.

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