Domenica 30 settembre ad Altino la Festa del Creato, con il Patriarca Moraglia
di Carlo Mafera
Ogni cristiano, in particolare, viene interpellato profondamente dalla crisi ambientale. Credendo «in Dio Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili », egli non può ignorare la realtà dell’inquinamento del suolo, dell’aria e dell’acqua, l’impoverimento delle risorse energetiche, l’estinzione in massa di intere specie animali e vegetali e i mille altri aspetti della questione ecologica, fonte di preoccupazione per l’avvenire del mondo e dell’umanità. Il «cercare il Regno di Dio e la sua giustizia» non solo non lo esime da questa responsabilità, ma la rafforza e la esige come componente essenziale della fede e della testimonianza dei valori del vangelo. Inoltre, la questione ecologica negli ultimi decenni ha coinvolto le grandi religioni mondiali (GRM) in una riflessione a tutto campo. Sollecitate da un’opinione pubblica sempre più sensibile a questo tema e dallo stato di malessere del globo, le GRM, per rispondere alla sfida della salvaguardia del pianeta, hanno aggiornato gradualmente il loro linguaggio, rielaborando categorie e concetti tratti dal loro patrimonio dottrinario, filosofico e teologico.
Per tutte queste ragioni domenica 30 settembre ad Altino in provincia di Venezia si terrà una festa diocesana del Creato il cui motto sarà “Guardare con occhi nuovi la terra”. La terra - ad iniziare dal proprio territorio - va guardata con occhi nuovi, spiega l’incaricato don Gianni Fazzini: «Pensiamo si tratti di un esercizio di fede e per questo guardiamo, in particolare, al modo in cui Gesù parlava del regno di Dio attraverso immagine tratte dal mondo agricolo. Il suo era uno sguardo di fede... Noi vogliamo vedere Dio che sta lavorando nella nostra realtà di Venezia, della nostra diocesi, della nostra Italia. ‘Cerco il tuo volto, Signore’ e lo cerco guardando la terra. E' un modo anche questo per avvicinarsi all'anno della fede. Non siamo gli ambientalisti cattolici dell'ultima ora, ma siamo i discepoli di Gesù: come Gesù si rapportava al creato così vogliamo fare anche noi».
Sarà la messa delle ore 11.00 presieduta dal Patriarca mons. Francesco Moraglia a dare avvio alla Festa del Creato che si svilupperà poi, attraverso vari momenti, lungo tutto l’arco della giornata domenicale. Ci saranno nel pomeriggio interventi di esperti del settore: Franco Zecchinato, Aiab Veneto (Associazione italiana per l'Agricoltura biologica) e Gianni Tamino, biologo padovano. In effetti i temi riguardanti le biotecnologie sono quelli più scottanti e la posizione della Chiesa è stata sempre prudenziale. Infatti è evidente che l’utilizzazione delle biotecnologie in campo agro-alimentare porta con sé una grande quantità di interrogativi etici su cui tutti, e specialmente noi credenti, siamo chiamati ad interrogarci. È in gioco infatti il futuro stesso della comunità umana e del creato, della qualità della vita, dell’agricoltura e della sicurezza alimentare. Anche il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa rispecchia quanto è stato perfettamente espresso dal Beato Papa Giovanni Paolo II durante il Giubileo degli agricoltori: «È un principio da ricordare nella stessa produzione agricola quando si tratta di promuoverla con l’applicazione di biotecnologie, che non possono essere valutate solo sulla base di immediati interessi economici. È necessario sottoporle previamente ad un rigoroso controllo scientifico ed etico, per evitare che si risolvano in disastri per la salute dell’uomo e per l’avvenire della terra». Credo sia necessario allora assumere una posizione non di chiusura, ma di saggio discernimento e di opportuna cautela, evitando ogni forma di fondamentalismo scientifico ed operando perché le applicazioni della scienza siano a servizio della persona umana e della collettività, non dell’economia o di interessi particolari di gruppi finanziari; mettendo in primo piano il principio della massima precauzione rispetto a quello del cosiddetto “danno calcolato”; ricercando interventi nell’ordine della natura che la migliorino, non che la violentino; interventi che salvaguardino l’unità dell’ecosistema e la biodiversità, non che distruggano l’una e l’altra.
di Carlo Mafera
Ogni cristiano, in particolare, viene interpellato profondamente dalla crisi ambientale. Credendo «in Dio Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili », egli non può ignorare la realtà dell’inquinamento del suolo, dell’aria e dell’acqua, l’impoverimento delle risorse energetiche, l’estinzione in massa di intere specie animali e vegetali e i mille altri aspetti della questione ecologica, fonte di preoccupazione per l’avvenire del mondo e dell’umanità. Il «cercare il Regno di Dio e la sua giustizia» non solo non lo esime da questa responsabilità, ma la rafforza e la esige come componente essenziale della fede e della testimonianza dei valori del vangelo. Inoltre, la questione ecologica negli ultimi decenni ha coinvolto le grandi religioni mondiali (GRM) in una riflessione a tutto campo. Sollecitate da un’opinione pubblica sempre più sensibile a questo tema e dallo stato di malessere del globo, le GRM, per rispondere alla sfida della salvaguardia del pianeta, hanno aggiornato gradualmente il loro linguaggio, rielaborando categorie e concetti tratti dal loro patrimonio dottrinario, filosofico e teologico.
Per tutte queste ragioni domenica 30 settembre ad Altino in provincia di Venezia si terrà una festa diocesana del Creato il cui motto sarà “Guardare con occhi nuovi la terra”. La terra - ad iniziare dal proprio territorio - va guardata con occhi nuovi, spiega l’incaricato don Gianni Fazzini: «Pensiamo si tratti di un esercizio di fede e per questo guardiamo, in particolare, al modo in cui Gesù parlava del regno di Dio attraverso immagine tratte dal mondo agricolo. Il suo era uno sguardo di fede... Noi vogliamo vedere Dio che sta lavorando nella nostra realtà di Venezia, della nostra diocesi, della nostra Italia. ‘Cerco il tuo volto, Signore’ e lo cerco guardando la terra. E' un modo anche questo per avvicinarsi all'anno della fede. Non siamo gli ambientalisti cattolici dell'ultima ora, ma siamo i discepoli di Gesù: come Gesù si rapportava al creato così vogliamo fare anche noi».
Sarà la messa delle ore 11.00 presieduta dal Patriarca mons. Francesco Moraglia a dare avvio alla Festa del Creato che si svilupperà poi, attraverso vari momenti, lungo tutto l’arco della giornata domenicale. Ci saranno nel pomeriggio interventi di esperti del settore: Franco Zecchinato, Aiab Veneto (Associazione italiana per l'Agricoltura biologica) e Gianni Tamino, biologo padovano. In effetti i temi riguardanti le biotecnologie sono quelli più scottanti e la posizione della Chiesa è stata sempre prudenziale. Infatti è evidente che l’utilizzazione delle biotecnologie in campo agro-alimentare porta con sé una grande quantità di interrogativi etici su cui tutti, e specialmente noi credenti, siamo chiamati ad interrogarci. È in gioco infatti il futuro stesso della comunità umana e del creato, della qualità della vita, dell’agricoltura e della sicurezza alimentare. Anche il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa rispecchia quanto è stato perfettamente espresso dal Beato Papa Giovanni Paolo II durante il Giubileo degli agricoltori: «È un principio da ricordare nella stessa produzione agricola quando si tratta di promuoverla con l’applicazione di biotecnologie, che non possono essere valutate solo sulla base di immediati interessi economici. È necessario sottoporle previamente ad un rigoroso controllo scientifico ed etico, per evitare che si risolvano in disastri per la salute dell’uomo e per l’avvenire della terra». Credo sia necessario allora assumere una posizione non di chiusura, ma di saggio discernimento e di opportuna cautela, evitando ogni forma di fondamentalismo scientifico ed operando perché le applicazioni della scienza siano a servizio della persona umana e della collettività, non dell’economia o di interessi particolari di gruppi finanziari; mettendo in primo piano il principio della massima precauzione rispetto a quello del cosiddetto “danno calcolato”; ricercando interventi nell’ordine della natura che la migliorino, non che la violentino; interventi che salvaguardino l’unità dell’ecosistema e la biodiversità, non che distruggano l’una e l’altra.
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